giovedì 23 maggio 2013

#Falcone #Capaci #IoRicordo


Oggi nessundorma.it c'invita a ricordare la strage di Capaci e tutti i morti per mano della mafia.


Oggi ricordiamo tutte le vittime per mano della mafia.
Oggi ricordiamo chi ha lottato sacrificando la propria vita per rendere il nostro un paese civile.
Oggi ricordiamo le terre abusate, sfruttate e qualche volta liberate da questo cancro.
Oggi ricordiamo chi lotta nonostante la poca cura di uno Stato che dovrebbe mettere la lotta alla mafia come punto improrogabile nella sua agenda politica.

Oggi voglio ricordare Libera di Don Ciotti, tutte le persone che ci lavorano e chi sceglie di sostenerla.
Oggi voglio ricordare che non è ancora stata fatta chiarezza sulle delle trattative stato/mafia.
Oggi voglio ricordare le troppe falsità e omissioni, i tanti politici accusati di collusione con la criminalità organizzata.
Oggi voglio ricordare quel 23 Maggio 1992, la bomba che portò via la vita a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Antonio Montinari e Rocco Dicillo. Oggi voglio ricordare di quella stagione di violenza che offese anche la mia Firenze uccidendo la famiglia Nencioni e Dario Capolicchio la notte fra il 26 e il 27 maggio del 1993.
Oggi voglio ricordare, usando le parole di Peppino Impastato, che “la mafia è una montagna di merda”.


Oggi voglio ricordare queste parole di Giovanni Falcone: “Certo dovremo ancora per lungo tempo confrontarci con la criminalità organizzata di stampo mafioso. Per lungo tempo, non per l'eternità: perché la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.



martedì 21 maggio 2013

DIALOGHI SULL'UOMO Pistoia 24/26 Maggio ... e le donne?


La Rete 13 Febbraio Pistoia chiede di divulgare questo messaggio a proposito dell'iniziativa "Dialoghi sull'uomo" che si svolgeranno a Pistoia il 24, 25 e 26 maggio. 

(evento promosso dalla Casa di risparmio di Pistoia e Pescia, progettato e diretto da Giulia Cogoli, con il patrocinio del comune di Pistoiahttp://www.dialoghisulluomo.it


"Abbiamo letto il programma dell’imminente edizione di “Dialoghi sull’uomo”. Ci prepariamo ad acquistare i biglietti, fare le file, prendere posto, ascoltare, riflettere e magari, se il dialogo non si trasforma in monologo, aver qualcosa da chiedere o da aggiungere. Notiamo che sono previsti venti incontri, secondo uno schema ormai collaudato e fortunato nella risposta del pubblico. Il tema portante è quello del viaggio e, mentre stiamo scegliendo tra i viaggi che ci vengono proposti quest’anno quelli a cui partecipare, non possiamo non notare due strane presenze.Cosa ci fanno – ci chiediamo smarrite – Eva Cantarella e Gabriella Calamore? Ben due donne? Dialogano sull’uomo? Dialogano sull’uomo/viaggiatore?Qualcosa non quadra. Potremmo cominciare a pensare che un discorso sull’antropologia sia raccontabile anche da voci femminili, che un festival sul tema dell’incontro e del viaggio possa essere rappresentato dalle donne, finalmente smentendo quell’idea che vede la cultura appannaggio degli uomini e il mondo monogenere.Potremmo – attenzione - addirittura arrivare a figurarci donne che studiano, ricercano, scrivono, pensano, e donne che viaggiano e non restano a casa ad attendere i propri uomini, eterne Penelope, mentre tessono tele e si prendono cura del focolare. Fortunatamente, scorrendo i nomi degli oltre venti relatori, di altissimo livello ed interesse, siamo confortate dal constatare che le presenze femminili sono soltanto due e che possiamo continuare a pensare che nessun cambiamento epocale stia avvenendo.Conosciamo bene i limiti del nostro tempo e della nostra società. Ve lo immaginate un festival che ribalta le consuetudini, che impone uno sguardo altro, che non si cura delle quote rosa ma che sposta il centro, il fuoco della rassegna su un altrove non mascolino? Sarebbe un Carnevale!Ve lo immaginate un festival costruito su questo ribaltamento? Ascoltare Nadia Urbinati, politologa, accademica, giornalista che avrebbe potuto raccontarci del viaggio ai confini della democrazia. Incontrare Margherita Hack e i suoi affascinanti viaggi tra le stelle. Sentire Martha Nussbaum che, oltre ad essere una delle più importanti voci della filosofia contemporanea, è anche membro del Committee on Southern Asian Studies e membro esterno del Human Rights Program. Andare in teatro a vedere Lella Costa che legge “Viaggio di una parigina a Lhasa” di Alexandra David-Neel. Ascoltare del viaggio possibile tra le culture non violente da parte di Riane Eisler. Essere presenti a una relazione in ricordo di una grande viaggiatrice antropologa come Margaret Mead, e delle sue ricerche sulle culture delle isole del pacifico e sugli adolescenti di Samoa. Nutrirsi del contributo venuto dall’approfondimento del viaggio nell’inconscio di Luce Irigaray. O ancora dal racconto profondo della fumettista Marjane Satrapi e il suo tragitto dall’Iran alla Francia. Seguire Michela Murgia che racconta il cammino di Maria. Incontrare Julia Kristeva e i suoi viaggi nelle biografie delle filosofe, psicoanaliste, scrittrici che hanno attraversato il mondo e lo hanno cambiato. I “Dialoghi sull’uomo” (e già il titolo la dice lunga!), diciamocelo, sono dialoghi tra uomini e il fatto che ci siano solo due presenze femminili, seppur rispettabilissime, è emblematico. La questione non si limita certo a questa manifestazione, sia a livello locale che nazionale le dinamiche sono le stesse: dove l’accademia si apre alla massa, si fa pontificatrice ed è dominante la cultura androcentrica, accentratrice, indiscutibile e autoritaria.Un ultimo impossibile contributo avrebbe potuto essere un omaggio all’artista-performer PippaBacca che ha lavorato per anni sul concetto di viaggio, percorrendo il mondo in autostop; la sua ultima performance è stata “Spose in viaggio”, azione in cui l’artista avrebbe viaggiato, vestita da sposa, in autostop, toccando 11 paesi europei e medio-orientali, teatro di conflitti, e realizzando gesti di pace e di grande umanità. Il lavoro non fu portato a termine perché, in Turchia, il viaggio si interruppe. Pippa Bacca venne violentata e uccisa dall’uomo che le aveva dato un passaggio. Nella sua figura d'artista e di donna si ritrovano simbolicamente tutti i temi del viaggio che vengono affrontati in questi dialoghi: il viaggio come sfida, come mistero, come conoscenza diretta e legame di pace tra popoli diversi. L'epilogo tragico è forse il simbolo del perché siamo state escluse da questo evento: il mondo, ragazze, non è cosa per voi, statene lontane!RETE 13 FEBBRAIO PISTOIA


Pippa Bacca a Istanbul, marzo 2008. Fotografia di Sirio Magnabosco © http://www.pippabacca.it/category/sposa-in-viaggio/

lunedì 20 maggio 2013

#TISALUTO

In Italia l'insulto sessista è pratica comune e diffusa. Dalle battute private agli sfottò pubblici, il sessismo si annida in modo più o meno esplicito in innumerevoli conversazioni.

Spesso abbiamo subito commenti misogini, dalle considerazioni sul nostro aspetto fisico allo scopo di intimidirci e di ricondurci alla condizione di oggetto, al violento rifiuto di ogni manifestazione di soggettività e di autonomia di giudizio.

In Italia l'insulto sessista è pratica comune perché è socialmente accettato e amplificato dai media, che all'umiliazione delle persone, soprattutto delle donne, ci hanno abituato da tempo.

Ma il sessismo è una forma di discriminazione e come tale va combattuto.

A gennaio di quest'anno il calciatore Kevin Prince Boateng, fischiato e insultato da cori razzisti, ha lasciato il campo. E i suoi compagni hanno fatto altrettanto.
Mario Balotelli minaccia di fare la stessa cosa.


L'abbandono in massa del campo è un gesto forte. Significa: a queste regole del gioco, noi non ci stiamo. Senza rispetto, noi non ci stiamo.
L'abbandono in massa consapevole può diventare una forma di attivismo che toglie potere ai violenti, isolandoli.

Pensate se di fronte a una battuta sessista tutte le donne e gli uomini di buona volontà si alzassero abbandonando programmi, trasmissioni tv o semplici conversazioni.


Pensate se donne e uomini di buona volontà non partecipassero a convegni, iniziative e trasmissioni che prevedono solo relatori uomini, o quasi (le occasioni sono quotidiane).

Pensate se in Rete abbandonassero il dialogo, usando due semplici parole: #tisaluto.

Sarebbe un modo pubblico per dire: noi non ci stiamo. O rispettate le donne o noi, a queste regole del gioco, non ci stiamo.

Se è dai piccoli gesti che si comincia a costruire una società civile, proviamo a farne uno molto semplice.
Andiamocene. E diciamo #tisaluto.




Questo post è pubblicato in contemporanea anche da altre blogger: 
Vita da stregheMarina TerragniLoredana Lipperini, Lorella Zanardo, Giovanna Cosenza..
Se ti va, copincollalo anche tu!