giovedì 25 novembre 2010

Julie & Julie

-           Il sole che filtra dalla finestra mi fa vedere quanto sporchi siano questi vetri, qua è tutto vecchio, il  tavolo e le sedie, tarlate come me, questo camino puzza e le piante perdono foglie che dovrei spazzare  via, allora vedo questo pavimento  pieno di  macchie antiche  e avrei voglia di arrendermi e scappare  via.  

-          Finalmente il sole che bello! Adoro la mia  cucina, il tavolo e le sedie che appartenevano ai mie nonni, l’odore del camino acceso  per generazioni, le foglie delle mie piante che muoiono e rinascono, il pavimento solcato dalla storia, mi sento al sicuro, non lascerei mai questo posto.

-          Non ho voglia di vedere nessuno, di far  venire qualcuno a casa mia tanto meno, qua si respira solo la morte  di tutti i miei avi, sono stanca.

-          Stasera   cena a casa mia come da tradizione, mi da una gioia immensa  accogliere gli amici, sento che sto onorando la memoria  di famiglia, sono euforica.

-           Doversi dare da fare per gli altri, a che scopo?  Troppo impegnativo e quasi sempre deludente e non trovo consolazione  neanche nei libri, tutte finzioni, convenzionalità, se potessi sbarbare le mie radici forse avrei una vita più dignitosa.

-          Amo  prendermi cura degli altri, per quel poco che  riesco a dare mi torna indietro una felicità incredibile.   Quando sono sola mi rifugio nei mie libri, sogno e viaggio grazie a loro, ma, nonostante questo sono una donna ben contenta di avere i piedi per  terra, se poi la  terra è questa mia da sempre,  sono grata per avere una vita così degna.

-          E’ arrivato il postino, sarà sicuramente una bolletta.

-          Finalmente la posta, sto aspettando questa risposta da tempo, che meraviglia!

-          Suona il telefono, che palle!

-          Si, mi stanno chiamando!

-          Che senso a lavarsi, vestirsi, pettinarsi, se non per andare al lavoro, fosse per me vivrei in accappatoio sempre come il grande Lebowsky.

-          Mi preparo un bagno con i sali, me lo merito proprio, è la mia prima coccola quotidiana e non vedo l’ora poi di vestirmi e truccarmi per uscire.

-          Mi fa   schifo  immergere il mio corpo in questa vasca dove tutti  si sono lavati, io  dovevo essere speciale, non come loro, ma non ho scelta se devo lavarmi, non posso uscire in queste condizioni.

-          Devo  andare, ho ricevuto un invito, da un bell’uomo  che ho conosciuto giorni fa, dopo una breve conversazione partita un po’ per caso, ha insistito così  fermamente nel volermi  rivedere, peccato non poterlo fare venire qui, sono emozionata.

-          Via, andiamo,  quel tipo vuole vedermi nel suo studio, non so neanche io perché ho accettato, spero solo in una piccola evasione da questa mia vita fiacca e sempre uguale. 


Signora lei soffre di  una rara patologia chiamata disturbo dissociativo dell’identità. Le spiego:  queste identità assumono in modo ricorrente il controllo del comportamento.  Non  so se ha presente  Dr Jekyll  e   Mr Hyde.  In genere  è presente un identità, che è quella che tutti conoscono  spesso passiva, debole, dipendente,   permeata da   sentimenti depressivi che, in determinate condizioni, viene sostituita da una o più  personalità  alternative. Le consiglio di assumere questi farmaci,  l’ipnosi, farsi seguire costantemente da me, vedrà che emergerà presto la sua vera identità e potrà avere una vita serena.



-          Ma lei è pazzo, cosa mi dice, con chi crede di parlare?

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