Galatea de las esferas (1952), Salvador Dalí |
Ora lo chiamo, gli dico che non posso andare avanti più così, non posso continuare a vivere in questa insicurezza, ho bisogno di avere delle risposte chiare. Gli parlerò esplicitamente, dirò tutto quello che devo dirgli tutto d’un fiato. So che lui rimarrà spiazzato dalla mia richiesta, ma devo sapere la verità, devo sapere davvero cosa pensa. Questa volta cercherò di non farmi infinocchiare dalle sue lamentele sul lavoro, su sua madre, sul tempo e sulle sue emorroidi. Lo so, lui è un uomo che soffre, ma anche io ho le mie esigenze. Per troppo tempo ho messo i suoi bisogni davanti ai miei. Mi sono quasi annullata per supportarlo. Sono stata sempre paziente, sempre pronta a considerare le sue necessità senza chiedergli niente, senza mai manifestare le mie perplessità. Adesso devo riprendere la mia dignità, devo riconsiderare me stessa. Avevo dei sogni io, degli ideali e li ho messi da parte. Pensavo che sarei stata quel tipo di donna sicura, sempre decisa e sprezzante delle critiche, una donna sostenuta dal suo uomo nelle sue scelte cruciali. Col tempo mi sono ritrovata a fare da madre, amica e amante a lui che mai è stato capace d’indicarmi le prospettive più buone per il mio bene. Basta, ora mi sento preparata, non voglio più stare a meditare, lo chiamo e lui dovrà dirmi quello che davvero pensa:
“Caro … si sono io, cosa credevi … Lo so che stai lavorando ma devi assolutamente ascoltarmi, almeno questa volta. Dai, prometto di fare veloce, ma ho bisogno di chiedertelo, almeno adesso ascoltarmi, non riattaccare! Te lo dico ok, ma non interrompermi, non questa volta. Aspetta … fammi bere un bicchier d’acqua … ora mi sento pronta a chiedertelo: Senti, ma secondo te, per la cena di stasera devo mettermi quel completino blu o meglio l’abito rosso che avevo a capodanno?”
2 commenti:
Non hai avuto coraggio e hai cambiato discorso? O era solo questo che dovevi dirgli?
Era esattamente questo che volevo dirgli e questa volta ci sono riuscita :P
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