venerdì 24 dicembre 2010
Bertrand
L’uomo agonizzava in una pozza di sangue, stava spirando e non capiva il perché. La sua vita gli scorreva davanti come il sangue che zampillava a flotti dalle sue ferite. Chi era stato a ridurlo in queste condizioni? Non lo sapeva e in cuor suo pensava che non c’era nessun motivo per morire in quel modo così assurdo e violento. Ricordava la sua infanzia, la prima ragazzina di cui si era innamorato, il suo primo tradimento quando baciò la sua amichetta. Si rivedeva a scuola, la maturità poi la laurea, il lavoro, i conflitti e le sue lotte. Ripensava a sua madre, a tutte le case dove aveva abitato, ai suoi successi, specie quelli con le donne. Non aveva più senso niente adesso che stava morendo, eppure erano principalmente i volti di tutte le donne che aveva avuto che lo assillavano nei suoi ultimi pensieri. Di molte non se ne ricordava nemmeno, riaffioravano come flash nella sua mente, una dietro l’altra e in tutte rivedeva il dolore nei loro occhi quando lui le aveva lasciate. Si sentiva accusato, quegli occhi erano come spilli infilzati nelle sue ferite, accrescevano il suo dolore donandogli un tormento infinito. No, non era affatto giusto, pensava, che quelle fossero le ultime immagini della sua vita, quell’ossessione era terribile. Cosa aveva fatto di male se non godere delle attenzione di tutte quelle femmine? Poi anche loro avevano goduto grazie alla sua abilità nel sedurle e nel fare l’amore. Rimuginava che non c’era niente di terribile se le aveva desiderate tutte, se non aveva potuto fare a meno di loro, se poi dopo poco lo avevano annoiato, se non poteva fare a meno di quel brivido che ogni nuova conquista gli dava. Per questo, per lui la caccia era sempre aperta. Mai aveva conosciuto tregua, nessuna lo aveva incantato per un periodo lungo, ma si diceva che non era colpa sua, che era più forte di lui quel richiamo che lo spingeva verso quell’universo femminile così immenso e variegato. Poi rifletteva che era un bene, per quelle donne, che lui le avesse abbandonate, non era certo un tipo con cui si poteva mettere su famiglia, ciononostante molte se n’erano innamorate, perché la sua bravura nell’arte della seduzione era quella di far credere che lui era la persona amica, affidabile con un cuore grande e generoso. Era stupefacente poiché il primo che credeva in queste straordinarie qualità era proprio lui, ed era vero, era sincero, lui pensava tutte le volte che ogni donna era la donna della propria vita, ma questa sua certezza svaniva dopo pochissimo tempo. Ma la sicurezza di aver trovato un uomo meraviglioso su cui poter contare e la successiva delusione di quel castello che si era frantumato era un’esperienza dolorosa per ciascuna. Ma lui non si poneva il problema, non se l’era mai posto fino al momento della sua fine contornata da quegli occhi in lacrime che, nella sua testa, lo guardavano con occhi spietati. E quella fu per me una grossa soddisfazione, non solo perché ero riuscita ad ucciderlo senza che lui vedesse quale mano gli stesse procurando la morte, ma perché ero riuscita ad insinuargli il dubbio che forse un po’ di male lo aveva causato, il male che aveva fatto a me e a tutte le altre. Finalmente giustizia era stata fatta.
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2 commenti:
gli uomini così non esistono, sono maschere da cinema. gli uomini di questo tipo, pochi per fortuna, sono uomini che vivono d'alibi, che si trastullano nell'immaginarsi così (seppur convinti d'essere condannati a non poter essere di meglio), fin tanto che non si scontrano con la realtà e capiscono d'essere uomini normali come tutti gli altri, magari non hanno le palle per ammetterlo, ma prima o poi accade.
Bello questo post, molto catartico, molto hollywoodiano!
"l'uomo che amava le donne" stupenda pellicola di Truffaut, un po' è lui, un po è un mio amico che con i suoi modi gentili conquista tante donne e non lo fa con malizia, non ne approfitta ma affascina. Poi mi piace sempre esasperare il tutto è una delle cose magnifiche dello scrivere: dare sfogo ai miei bassissimi istinti
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