
Tutti erano in fermento,
i
centri commerciali pullulavano di famigliole e altri soggetti umani in preda ad acquisti compulsivi. La lotta al pacchetto era estrema, ognuno
voleva
azzeccare il regalo giusto, spendere poco e fare una
discreta figura.
Si potevano osservare miti casalinghe
tramutate in Hulk
nella battaglia per
l’ultima
macchinetta elettrospaziale del caffè, quella che faceva l’espresso
al sabor do Brazil
direttamente
dal
Paranà
via
wireless. Tranquilli impiegati che pur di accaparrarsi l’ultimo modello di superplaystation 3D, con ologrammi a grandezza naturale, diventavano belve al pari di Godzilla.
La marea umana si muoveva sempre minacciosa e compatta con il
sottofondo dei classici canti natalizi. La tv inneggiava alla bontà e in quei giorni
non si parlava di crisi, d’inquinamento, di mafia, razzismo e delle altre schifezzuole che facevano
così “particolare” il paese. Al massimo veniva
trasmesso uno spottarello di due minuti della mensa della caritas con le comparse belle e ripulite che prendevano il posto dei veri
poveri, il tutto per non
destabilizzare la sensibilità
popolare.
Tutto era dolce, le signorine buonasera
mettevano in mostra i seni
contornati di cotone e cappellini
paiettati rossi. I politici non si azzuffavano, non c’erano i chi va la a go go, ne i classici: “stia zitto lei
che adesso parlo io”.
I programmi erano incentrati tutti su filmetti tipo quelli dove alla fine il bimbo povero si ritrova principe, la zitella trova l’uomo della sua vita e i cani perduti tornano a casa.
Le chiese venivano tirate a lucido in attesa dell’evento che avrebbe visto gli animi pii sbadigliare durante la messa di mezzanotte. Le strade erano abbagliantemente luccicose e tutti fingevano un aria allegra per non sentirsi cretini. Gli spargineve lavoravano ad oltranza, anche nei paesi del sud, perché della neve non si poteva fare a meno e i narcotrafficanti realizzavano affari d’oro grazie a queste feste.
Tutto era bello, tutto perfetto, i vecchi venivano concentrati in capannoni affinché ci fosse più brodino per tutti, le persone diversamente abili in palestre. I rom ricacciati a pedate in culo nei loro posti di origine perduta nella notte dei tempi. Nessun musulmano, al limite qualche donna in burqa ma solo se era tinto di rosso e se diceva ogni tanto un “oh oh!”. Le persone di colore, se sapevano cantare, erano obbligate a costituirsi presso i Gospel Choirs, altrimenti dovevano rimanere recluse a casa.
Un incanto di luci e gioia, e sulle tavole: panettoni di dimensioni inusitate, capitoni reali, tacchini volanti pericoli costanti, cotechini meringati, pandori farciti di mascarpone pannato con mousse ciocco burrosa e tante altre prelibatezze.
I bambini erano i più felici e correvano a farsi le foto con quell’enorme signore con il costume rosso che chiamavano Gabibbo, solo pochi come me erano amareggiati. Cazzo, ci avevano fottuto anche il Natale.
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