Sven si era stancato di ritrovarsela sempre davanti. Britta, per quanto si presentasse sempre bella e invitante, non lo soddisfaceva più. Pensare che era arrivata a casa sua solo da un paio di anni. Lui, inizialmente, se ne sentiva appagato, lei era alta slanciata, chiara e dalle forme invitanti. Sven la vide fra altre e volle farla sua in tutti i modi. Grazie al suo fascino, con un minimo di trattative la porto con sé. Arrivati a casa non volle perdere tempo e cominciò a toglierle tutto e, come un animale famelico, cominciò a montarla e finì solo quando, esausto, vide che lei era completamente esaudita. Passarono i giorni, l’inverno a Uppsala era buio e interminabile e benché Sven si pregiasse oltre la presenza di Britta, anche di quella di Helga, Ingegärd e Ulla, non si sentiva mai pienamente soddisfatto. Lui voleva essere il primo a prenderle e a farle sue, non aveva mai preso in considerazione di averne già pronte e ormai passate da mani altrui. Si eccitava solo nella conquista e raggiungeva l’estasi unicamente quando riusciva a portarle a casa e le lasciava spoglie, pronte ad essere unite grazie alle sue mani esperte e sapienti doti di amatore del genere. Sven era sposato con Rebecka da venti anni, si erano conosciuti da adolescenti e avevano condiviso le loro passioni. A loro piaceva fare l’amore sopra la fitta moquette rosa antico del loro salotto con in sottofondo il sax di Gato Barbieri. Lui era un vero stallone, alto, biondo e muscoloso, con mani forti che sapeva guidare sapientemente sul corpo di Rebecka, poi di Helga e le altre. Sue moglie lo lasciava fare e non per paura di perderlo, ma perché al principio anche lei si sentiva particolarmente eccitata nel vederlo all’opera con le altre presenze in quella casa. Solo che quell’ambiente ormai cominciava ad essere stretto per tutte e Rebecka era pur sempre la sua fedele compagna, la sua pazienza cominciava a cedere. Per cercare di comprendere quella febbrile ansia lei stessa aveva provato a mettersi nei panni di del marito. Si era recata nel solito posto in cui lui rimorchiava le altre e li intravide Hilda, bellissima e le sembrava perfetta per poter cominciare quella sua nuova avventura. Entrarono in casa mentre Sven era al lavoro e goffamente cominciò a toglierle tutto da dosso, poi se la ritrovò davanti nuda e impassibile. Provò, come aveva visto nei filmini di suo marito, a fare quelle mosse che credeva fossero giuste per soddisfare e completare la sua volontà. Ma, nonostante il tentativo si dovette arrendere e comprese che non poteva andare contro la sua natura. Mentre cercava di congedarsi da Hilda e nascondere le prove di quel randez-vouz, Sven rientrò improvvisamente in casa e la sorprese con l’attrezzo vibrante in mano e la faccia completamente rossa di vergogna. Hilda se ne stava distaccata in un angolo del salotto, Rebecka temeva l’ira del marito invece negli occhi di Sven riapparse quel lampo di eccitazione che non si vedeva ormai da troppo tempo. Si tolse velocemente il cappotto e, sotto gli occhi stupiti della moglie, prese l’attrezzo e si mise su di lei a montarla. Una volta raggiunto lo scopo pareva davvero esausto e appagato, ma all’improvviso si girò verso la moglie, che era rimasta immobile ad osservare la scena, e con tono severo le disse: “Cara, guai a te se andrai di nuovo a comprare una qualsiasi libreria all’Ikea senza il mio permesso!”
3 commenti:
Sei un genio, e sarei curioso di sottoporla all'ufficio marketing Ikea: chissà... ; )Grande Sab, ti lovvo si!
Con un piccolo supplemento però, te la montano altri. :)
Un sorriso
Ho notato un leggerissimo doppio senso in sottofondo ;-)
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