Valentinaindossava ilsuo particolare sorriso anche nei momenti meno opportuni, lei aveva il sole dentro e non poteva fare a meno di farlo brillare con la sua bocca ed i suoi occhi. Se ne andava in giro con quella enorme borsa e quelle strambe scarpe spagnole di un rosso cappuccetto rosso. Sembrava una donna senzatempo, ogni particolare del suo viso dava da pensare ad una creatura diun’imprecisata epoca lontana. Non era particolarmente bella, i suoi capelli erano un po’ stopposi e non era particolarmente aggraziata nel muoversi. Eppure la gente che incrociava non poteva fare a meno di guardarla, di rimanere incantata e rispondere a quel suo strano sorriso.Lei sembrava avvolta dall'eterno entusiasmo di un turista in gita, eppure i suoi giri erano sempre i soliti: lo stesso bar, la stessa colazione, lo stesso giornale, lo stesso monotono lavoro, gli stessi orari sempre. Si alzava la mattina, si lavava e si vestiva come capitava, ogni giorno brillava sulla sua pelle, salutava e andava via.Riusciva a dare quel minimo di gioiaa chiunque si relazionasse con lei, il barista le faceva sempre un cappuccino con il cuore e regalava a lei l’unico sorriso della sua giornata, poi continuava a sbuffare fino alla chiusura del bar. Il giornalaio le passava il giornale immediatamente anche se c’erano altri clienti prima di lei. Al lavoro tutti avevano un debole per Valentina, eppure non era la migliore ma non si poteva fare a meno di volerle bene. L’inverno arrivava avvolta con la sua sciarpa rossa, in estate indossava sempre camicette bianche, ogni suo passo sembrava uno strano balletto, usciva sempre alle 8 e rincasava nell’OPG alle 17, aveva commesso un delitto, ma quello era successo un'altra vita fa.
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