sabato 19 novembre 2011

Boris e Lorenzo

Le mele quando sono mele sanno di mela e profumano come le mele, il pane umido invece viene solo voglia di darlo alle galline e se ci fai il brodo saprà di pane inutilmente bagnato. Non è il tempo delle mele, quello è svanito nei colori acidi della mia adolescenza, anni in cui mi lamentavo molto più di adesso avendone meno ragioni. Boris aveva capito tutto quando diceva che nella vita contava solo l’amore e Duke Ellington e se l’amore non sempre l’ho presente, riconosco in me quel mood indigo da un'epoca così lontana in cui non conoscevo ancora il jazz e i suoi colori. Lorenzo era un figlio di Dio,  lottava contro l’ingiustizia sociale, dava importanza alla parola dandosi da fare affinché questa fosse appannaggio di tutti, diceva:  L’arte dello scrivere è la religione. Il desiderio di esprimere il nostro pensiero e di capire il pensiero altrui è l’amore. E il tentativo di esprimere le verità che solo si intuiscono e le fa trovare a noi e agli altri. Per cui essere maestro, essere sacerdote, essere cristiano, essere artista e essere amante e essere amato sono in pratica la stessa cosa.”  Non bevo se non in rare occasioni con amici, non mi drogo,  se non di pensieri più o meno nocivi, ma in testa oggi ho un artista francese e un prete di campagna il cui motto era "I Care" (m’importa). Vian inventava le parole e ci giocava, suonava la tromba, costruiva marchingegni, sfornava romanzi, canzoni, sceneggiature e inventava ricette culinarie assurde. Il prete, Don Lorenzo Milani, era anche lui appassionato di arte e di musica.  Vian era del 1920, Milani del 1923,  entrambi erano alti, stempiati, giovani, colti, folli, critici e obbiettori di coscienza. Vian l’ho conosciuto quando ho scoperto quella meravigliosa scienza chiamata Patafisica, di Don Milani, invece,  ho sempre sentito parlare  perché qui c’è ancora chi  lo ricorda e ne onora la memoria.  A Vian dobbiamo un’infinità di cose fra cui la canzone contro la guerra e antimilitarista più celebre di tutti i tempi: Le Déserteur. Di Don Milani ci rimangono importanti insegnamenti il cui valore è ancora straordinariamente moderno, anche lui fece tuonare la sua voce contro la guerra scrivendo: L'obbedienza non è più una virtù, feroce critica che scrisse nel 1965 ai cappellani militari che avevano definito l’obbiezione di coscienza espressione di viltà e insulto alla patria ai suoi caduti ed estranea al comandamento cristiano dell’amore.  Trovo tanta sana passione nelle opere di Vian e di Don Milani, due uomini che hanno avuto una vita breve ma veramente vissuta. La loro è una generosissima eredità piena di amore, quel sano amore che ogni tanto mi si ripresenta come l’odore delle mele che sanno di mele e del pane appena sfornato, cose che posso riconoscere apprezzare e condividere. 
Don Lorenzo Milani

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