Il mondo della musica è pieno di cantanti inutili:
quelli che non sono per niente dotati ma che insistono lo stesso, i
ginnasti della voce attuatori di performance senza sbavature e senza emozioni e
i clonatori seriali imitatori dei cantanti più in voga del momento.
Raramente troviamo, attraverso i grandi mezzi di comunicazione, cantanti con
doti vocali e personalità fuori dal comune, purtroppo il mercato impone un
basso livello e il pubblico è sempre meno avvezzo all’ascolto di grandi voci.
D’altra parte molti giovani si avvicinano al canto trovando in questa arte un
modo come un altro per realizzare i loro sogni di fama e non perché sentano dal
profondo del cuore, e dentro la loro pancia,
di avere davvero qualcosa da dire.
Mercedes Sosa affermava: “La mia missione è quella di cantare scegliendo la migliore qualità di musica e la migliore poesia, sono sempre stata molto libera e ho detto quello che pensavo senza consultare nessuno. Credo che le rivoluzioni si facciano con la coscienza di molte persone e non con le armi di pochi”.
Mercedes Sosa affermava: “La mia missione è quella di cantare scegliendo la migliore qualità di musica e la migliore poesia, sono sempre stata molto libera e ho detto quello che pensavo senza consultare nessuno. Credo che le rivoluzioni si facciano con la coscienza di molte persone e non con le armi di pochi”.
La Negra (questo era il soprannome con cui Mercedes Sosa era
conosciuta) è stata una delle voci della madre terra, ha offerto il suo cuore
cantando contro le dittature, per la
pace e per diritti civili. Si definiva una cantora popular, chi ha avuto la
fortuna di assistere a uno o più dei suoi concerti riesce a comprendere meglio
questa sua autodefinizione, la sua
generosità era commovente, sia che si
esibisse in un piccolo teatrino nel Casentino o nei più grandi teatri del
mondo.
Nata il 9
Luglio del 1935 a San Miguel de Tucuman nel nord ovest dell’Argentina, come
Victor Jara anche lei si avvicinò giovanissima al mondo della musica entrando a
far parte di quella corrente, che contemporaneamente si stava muovendo anche in
Cile, di rinnovazione della canzone popolare. Il suo repertorio fu fin da
subito incentrato sulla musica cantautorale,
fra gli altri rese omaggio ad Athaulpa Yapanqui e a Violeta Parra
facendosi ambasciatrice nel mondo del
meraviglioso messaggio contenuto in Gracias a la
vida. A causa della dittatura, che
soffocò negli anni 70 e 80 buona parte dell’America Latina, fu arrestata
dopo un suo concerto a Mar De Plata e costretta all’esilio in Europa. In quel
periodo dedicò buona parte del suo repertorio a canzoni che inneggiavano alla
pace, alla libertà e alla speranza di democrazia per il suo paese. Cantò la poesia di Julio Numhauser, anch’egli
esiliato, Todo
cambia capolavoro di umanità e la preghiera di pace di Leon Gieco Solo le pido
a Dios. Anni dopo interpretò la struggente Vuelvo al sur di Fernando Solanas su
musica di Astor Piazzolla, appassionato
tango che parla del ritorno in Argentina alla fine della dittatura. Il suo
rimpatrio alla fine del regime militare fu trionfale, il pubblico l’aveva
eletta come simbolo di resistenza e di speranza.
Ebbe numerosi riconoscimenti per i valori etici di cui si
faceva voce e per la sua profonda umanità. Il mondo intero alla sua morte, avvenuta il 4 ottobre 2009, pianse la scomparsa de La
voz de Latinoamérica. In Argentina il governo adottò un decreto in cui si
sottolineava lo spirito di solidarietà, l’impegno sociale e artistico e la
difesa dei diritti umani da parte dell’artista, lo stesso decreto dichiarò
inoltre tre giorni di lutto nazionale.
Conobbi la voce di Mercedes Sosa in Argentina nel
1997, sapevo chi fosse ma non avevo mai ascoltato interamente un suo disco, ricordo
il primo che comprai, fu Canciones
con fundamento un nastrino che tenni in macchina per molti anni. Durante il
mio soggiorno a Buenos Aires mi regalarono 30 anos, da
quel disco in poi volli conoscere tutto il repertorio di quella che divenne la
mia cantante preferita.
Ci sono poche voci al mondo che hanno la capacità di
commuovermi profondamente, Mercedes Sosa mi abbraccia con l’amore della madre e
la grandezza del cuore di chi illuminato ha una vita immensa. L’ho ascoltata
dal vivo due volte nella mia Toscana, non ho mai pianto così tanto ad un
concerto. Mi arrivava e ancora mi arriva dentro come per dirmi che c’è qualcosa
in più oltre la mia ordinaria quotidianità, oltre le mia piccola vita.
Nessun commento:
Posta un commento