Parliamo di Grecia: intervista a Enzo Terzi
La rete abbatte le
frontiere, è una finestra sul mondo che ci fa conoscere realtà
lontane e ci fa avere notizie che altrimenti non avremmo potuto
sapere dai media generalisti. E' uno straordinario mezzo di
comunicazione che oggi mi ha regalato la possibilità di parlare con
un mio concittadino, Enzo Terzi, che dal 2008 vive ad Atene.
Enzo
Terzi ha una formazione di tipo umanistico con particolare
riferimento al teatro e alla storia, si occupa di libri
dall'ideazione fino al prodotto finito, inoltre è un uomo abile
nell'arte di saper conversare con leggerezza e ironia, tutto questo
fa di lui una persona sicuramente interessante da approfondire.
Potete trovare informazioni che lo riguardano sul suo sito:
www.etpbooks.com
e sul suo blog:
www.blogperappunti.it
dove fa spesso riferimento anche alla situazione della Grecia.
Enzo com'è la
situazione in Grecia? Qua non se ne parla molto e fino a poco tempo
fa leggevo di dati allarmanti soprattutto riguardo le condizioni dei
bambini. Com'è la situazione adesso? Come state?
Stiamo con un futuro
ipotizzabile per circa una settimana. Oramai ogni momento è buono
per far saltare il precario (dis)equilibrio sociale, soprattutto, nel
quale si vive. Nota bene un conto è la realtà di Atene e di
Salonicco e Patrasso, altra storia è la vita, nei piccoli centri
montani ed isolani, dove ancora la piccola comunità fa da
cuscinetto. In città siamo alle soglie della guerra civile. Si
attendono per fine mese nuove "manovre" che andranno nella
solita direzione. I bambini iniziano ad avere problemi e ciò lo si
avverte specie dai rilevamenti nelle scuole pubbliche. In numero
sempre maggiore arrivano senza aver mangiato adeguatamente a casa ed
anche se la percentuale apparentemente è bassa (2-3% di disagiati),
in una società cosiddetta civile è intollerabile. Stanno
provvedendo a ciò con le collette di chi può ed i carrelli della
spesa (tipo raccolta alimentare) che ormai da tre anni sono presenti
in ogni supermercato. Chi può se ne va dal paese. Chi non può cerca
di potere. In generale questa "crisi" ha colpito ovviamente
dove il terreno era più fecondo. Gravi sono le scollature interne
alla società di questo paese che è di fatto una confederazione di
piccole comunità, etnie e grandi famiglie di rifugiati, in specie
provenienti dalla Turchia. Non vi è coesione e le risposte molto
spesso sono quelle di gente abituata ad avere sia un padrone che ad
essere aiutata. E' venuto al pettine il nodo della storia moderna di
questo paese la cui indipendenza è stata inventata e voluta
dall'Europa. La stessa Europa che oggi ha facilmente smontato quanto
forzatamente costruito. L'orgoglio greco (che pure avrebbe ragione di
essere) ahimè si manifesta più in quei 400.000 neonazisti che hanno
conquistato il 6% in Parlamento e non nella gente comune la cui
dignità è purtroppo molto spesso imbavagliata dall'aver ricevuto
lavoro e benessere dal sistema clientelare che qui era arrivato a
livelli indicibili e che oggi impedisce di "sputare nel piatto"
dal quale si è mangiato. "Ta fagame oli mazi"
(abbiamo tutti mangiato) fu urlato da governanti in parlamento tre
anni or sono per tacitare molti scontenti e purtroppo è una verità
che pesa molto sui risultati di oggi. Risultati che vedono il 25%
della forza lavoro senza impiego, oltre il 50% dei trentenni senza
lavoro (e che quindi o espatriano o sono sulle spalle della
famiglia), 2 negozi su 5 chiusi (il centro sembra una città in
guerra), pensioni ormai arrivate ad una media di 500 euro, medicine
che ottieni ormai solo pagando per intero perché altrimenti i
farmacisti non le danno più (avendo un credito con lo stato di molti
mesi), ospedali pubblici in condizioni da terzo mondo, professionisti
che vanno a cercare lavoro nei paesi dell'Africa mediterranea,
docenti di scuola con 500 euro di stipendio .... e la lista sarebbe
lunga. Ci sarebbero molti mea culpa da fare ma non c'è la coscienza
(nell'accezione latina di “sapere insieme”, cum-scire) e
la consapevolezza civile di farlo. E tanto altro ancora..
E' pazzesco e alla luce di quello che racconti
il recentissimo premio Nobel assegnato alla Comunità Europa sembra
un fatto ancora più inconcepibile. Nei giornali e alla TV non si
parla di Grecia, non se ne vuole parlare, quello che descrivi è
terribile e non sono l'unica a temere che altri paesi in Europa
stiano scivolando verso questa direzione.
Si con l'enorme differenza che qui, per una
sbagliatissima scelta fatta ormai più di trent'anni fa, non esiste
un settore produttivo se si esclude l'agricoltura ed il turismo (con
tutte le pecche qualitative che ha). Non resta dunque che vendere
vento, gas, isole e mare o darli in appalto a denaro straniero. Di
fatto aprire le porte non ad una nuova collaborazione internazionale,
ma ad una nuova forma di vassallaggio economico. E poi qui in tutto
sono solo 10 milioni di persone di cui la metà nella cintura
ateniese ed il resto, facile da tenere a bada, disperso in oltre 400
isole: anche questo non aiuta la coesione sociale. In merito al Nobel
.... non credo vi sian parole non tanto per la scelta fatta, quanto
perché la stessa palesa l'evidente vuoto assoluto di alternative,
oltre a screditarne definitivamente il comitato giudicante.
Hai parlato di vento, mare, isole e gas
come risorse del paese, ne parli come una vana speranza o intravedi
la concreta possibilità, grazie a queste, di un'uscita dalla crisi
con conseguente rinascita per la Grecia?
In merito alle risorse energetiche è una speranza certo e comunque
un passo necessario (quello della joint venture intendo) poiché qui
si importa tutto, a parte, ripeto, i prodotti agricoli, quelli
caseari e poco altro. Non farà uscire ciò il paese dalla crisi. Per
quella occorreranno almeno altre due generazioni. Ed oltre tutto oggi
il paese non ha potere d'acquisto, non può ottenere il prezzo
migliore e non può svendere sapendo, come tutti sanno, che la
liquidità della Banca di Grecia arriva solo fino al 15 novembre e se
non arrivano i miliardi europei prima buonanotte ai suonatori. Ed
inoltre: i prestiti ottenuti ed in gran parte elargiti ammontano a
circa 300 miliardi di euro. Hai diviso questa cifra per 5.000.000
ovvero il numero dei greci che lavorano? Ciascuno di loro, ad oggi,
ha un debito di 60 milioni di euro; secondo te con uno stipendio
medio (o peggio ancora una pensione) di meno di mille euro, quando lo
ripaga, considerando che nel frattempo gli interessi, come sai,
volano? Basteranno i nipoti? Dalla crisi si esce cambiando le regole
sociali e la storia insegna che non sono passaggi pacifici. Tanto più
oggi all'interno di una mentalità benestante abituata ad avere ed
incurante di essere o non essere.
Grazie per aver
parlato di questo argomento che immagino non sia facile
d'affrontare, specie se lo si vive dall'interno.
Figurati, il parlarne, specie oltre frontiera
serve a scoprire ed ad inquadrare particolari che altrimenti
sfuggono.
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