Perché anche noi un tempo non lontano siamo stati come la Siria, non dimentichiamocene, non dimentichiamoli.
E'
terribilmente difficile parlare della Siria, si ha un po'
l'impressione che le notizie a riguardo non subiscano nessun effetto,
che niente riesca ad infrangere l'indifferenza. Forse perché non
sentiamo da parte della comunità internazionale una presa di
posizione forte che condanni la violenza e che intraprenda azioni per
una risoluzione pacifica del conflitto. Da ieri le comunicazioni via
web sono state interrotte dal regime di Assad, in alcune zone non è
possibile neanche il collegamento telefonico, fatti del genere, mi
dicono, sono già accaduti in precedenza.
Non
oso immaginare l'angoscia di chi vive fuori e dentro questa nazione,
non sapere quello che ti sta accadendo o che ti potrebbe accadere,
non sapere cosa ne è dei tuoi familiari. Le ultime notizie forse
sono state ancora più terribili di quelle precedenti, solo nella
giornata di ieri 71
civili sono stati uccisi, di cui 17 erano bambini. Mentre guardo
sui social network le foto dei festeggiamenti della Palestina
riconosciuta dall'ONU come Stato Osservatore penso alla Siria. Ho
come l'impressione che la repressione di questi giorni sia divenuta
ancora più cruenta, spero solo che questo sia il segno di un ultimo
atto di un delirio che si perpetua da troppo tempo sotto gli occhi di
tutti.
Un
segnale viene oggi dagli Stati
Uniti che si dichiarano pronti al riconoscimento dell'opposizione
come rappresentante legittima del popolo siriano e per questo motivo
dicono di voler fare di più riguardo al conflitto che da oltre 20
mesi ha registrato più di 44.000 morti. Mi chiedo cosa si sia
aspettato fino adesso. Non esiste nessuna valida ragione per non
voler fermare questo orrore, di tempo se n'è perso fin troppo. Il
valore anche di una singola vita è superiore a qualsiasi posizione,
per questo motivo spero ancora in una via al dialogo che riesca a
smontare i soprusi e che dia libertà e democrazia al popolo.
Naturalmente riconosco l'impotenza di noi persone comuni ma allo
stesso tempo credo sia importante non far sentire soli i siriani, dar
voce alla loro volontà di pace, volontà che ho sentito nelle parole
e ho visto sui volti dei ragazzi che hanno organizzato lo scorso 17
Novembre a Bologna una marcia per i bambini siriani.
Mi
rammarico di non sentire, da parte dei nostri artisti e
intellettuali, parole atte a condannare le atrocità in Siria,
nonostante questo in quel paese c'è chi ancora agisce per la pace
mettendo a rischio la propria vita come le
spose di Damasco che sono state recentemente arrestate per
essersi presentate sotto il palazzo del governo vestite di bianco con
uno striscione dove capeggiava la scritta: “Stop alle uccisioni:
Vogliamo un paese per tutti i siriani”. Queste donne sono uno
splendido esempio per tutta l'umanità.
Il
recente oscuramento
di internet ha mosso l'interesse degli hacker di Anonymous i
quali hanno dichiarato dal loro sito di voler
rimuovere dal web qualsiasi contenuto proveniente dal regime di Assad
non ospitato sui network siriani iniziando dai siti dalle Ambasciate
siriane all'estero.
Sempre
oggi leggo le notizie riguardo alla piccola grande missione della
Scuola di Pace che è giunta ad Antiochia, sul confine turco con
la Siria, per portare ai bambini rifugiati Gioia
e Colori. Su facebook hanno pubblicato le foto
dei disegni dei bambini che lanciano un SOS, nel commento
dell'album leggo: “Non
ci sono bambini vittime di una guerra che possono essere salvati e
altri no, per una strana teoria degli equilibri mondiali. La Pace è
la Pace dappertutto!”
Parliamo
ancora della Siria nel nostro piccolo, proviamoci anche se sembra che
non serva a nulla, facciamolo per questi bambini che, come tutti,
hanno diritto ad un'infanzia piena di gioia e che sia libera da ogni
forma di violenza.
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