Il 10
aprile di 21 anni fa ero a godere le meraviglie di Amsterdam, lo ricordo
nonostante tutto. Pochi giorni dopo, rientrata a casa, venni a conoscenza della
tragedia della Moby Prince. Ancora oggi come all’ora mi sembra assurdo che una
nave traghetto a pochissima distanza da Livorno possa aver avuto questo assurdo
incidente in cui 140 persone persero la vita in uno dei modi più terribili,
arse vive. Questo incidente, come altri, nella nostra Italia dei misteri e degl’insabbiamenti
non è mai stato chiarito. Come per Ustica la verità è rimbalzata su infiniti
muri di gomma dove ogni tanto le parole NATO e Basi Americane emergono e dove si
è cercato un capro espiatorio addebitando la tragedia ad un errore umano che mettesse fine alle indagini e ai tanti
dubbi. Alcuni organi di stampa e media fanno in modo che ci si concentri su
alcune cose a scapito di altre che sono scomode da ricordare. Ma ci sono i
parenti delle vittime che cercano in tutti i modi di mantenere viva la memoria,
per i lori cari e per un alto ideale di giustizia. La cronologia che segue è tratta dal sito http://www.mobyprince.it/ sito ufficiale "Associazione 10 Aprile - Familiari delle vittime del
Moby Prince". La lettura della
successione degli avvenimenti mette i brividi e rinnova lo sgomento di vivere
in uno stato di democrazia apparente.
Cronologia della vicenda Moby Prince
A cura di Andrea Fricano
9 Aprile 1991
18.35 - La nave traghetto “Moby Prince” della
“NAVARMA Lines” arriva a Livorno proveniente da Olbia. La nave ormeggia alla
banchina Carrara 50 dove rimarrà fino alle 22.00 del giorno seguente.
22.25 - Arriva in rada la superpetroliera
italiana “Agip Abruzzo” proveniente da Sid Chefir con 82.000 tonnellate di
petrolio greggio a bordo e da fondo all’ancora a 2.7 miglia dal fanale verde
della diga della Vegliaia (l’imboccattura Sud del porto di Livorno).
10 Aprile 1991
11.30 - Il nostromo del traghetto Ciro di Lauro,
chiede di sbarcare per un breve periodo di permesso.
20.00 - La moglie del 2 Ufficiale di Coperta
Lido Giampredoni, che si trova a bordo del traghetto con il marito, cena con
gli ufficiali di bordo e poi si reca in plancia di comando dove nota il radar
in funzione ed il marito che si sofferma ad osservarlo. Poco dopo cominciano le
operazioni di imbarco di passeggeri ed autoveicoli al seguito.
21.45 - Imbarca sulla “Moby Prince” il pilota
del porto, comandante Federico Sgherri, per effettuare insieme al comandante
Ugo Chessa, la manovra di disormeggio e di partenza dal porto toscano.
22.03 - Il comando nave, dopo aver ricevuto
per radio la conferma della chiusura del portellone di poppa del garage, chiede
i comandi alle macchine e inizia così la manovra di disormeggio. Inizia la
traversata numero 19 della stagione.
22.12 - L’attenzione sul ponte di comando
della “Moby Prince” quella sera è massima perché è previsto un incrocio proprio
all’imboccatura con un mercantile in entrata, l’ “Atlantic Horizon”. Le due
navi sfilano regolarmente all’altezza della boa verde. Terminato l’incrocio, il
pilota Federico Sgherri saluta come ogni sera, con una stretta di mano il
comandante Chessa e tutto il comando nave della “Moby Prince” e accompagnato
dal giovanotto di coperta Giovanni d’Antonio, attraversa il traghetto per
raggiungere il garage da dove lascerà la nave. A bordo, tutto è tranquillo e
regolare, vede passeggeri all’ufficio commissario che chiedono una cabina e
alcuni giovani che sistemano il sacco a pelo per la notte.
22.14 - L’avvisatore marittimo del porto di
Livorno, Romeo Ricci, dalla sua torre di controllo, si vede sfilare davanti il
traghetto e sul suo registro segnala l’ora di uscita dal porto di Livorno. Sono
le 22.14 e Ricci indica anche la direzione presa dal traghetto, 225°, la rotta
per Capraia, la rotta iniziale abituale che fa ogni nave che da Livorno vuole
raggiungere la Sardegna. In quegli stessi istanti, alle 22.14.33, sia il Ricci
che il pilota Sgherri dalla pilotina, sentono sul canale 16 VHF(il canale
internazionale di chiamata e di soccorso in mare)il 1 ufficiale del traghetto
Giuseppe Sciacca chiamare la Capitaneria di Porto per comunicare i dati di
partenza.
22.15.13 - Il “Moby Prince” ripete più volte la
chiamata “Compamare Livorno, Compamare
Livorno, Moby Prince”fin quando dalla Capitaneria (Compamare)
risponde uno dei marinai di guardia alle 22.15.30 “Chi chiama Compamare
Livorno?” – “Buonasera Moby Prince, Moby Prince” – “Avanti Moby Prince canale
13” – “Tredici”. E’ l’ultima parola incisa sul nastro di Livorno
Radio dal 1 ufficiale Sciacca. Da notare che nessuno sapeva quella sera di
essere registrato, alla stazione radiocostiera di Livorno Radio PT era in corso
un progetto sperimentale che registrava il canale 16 24 ore su 24. In quella
occasione, sul canale di lavoro, il Moby Prince comunica di aver lasciato
Livorno con a bordo 66 marittimi, 75 passeggeri e 31 autoveicoli. Così almeno,
ha riferito in seguito, l’Autorità Marittima.
Sempre alle 22.15, il mozzo del traghetto, Alessio Bertrand, dichiara di aver portato sul ponte dei panini per il personale di plancia, lì vi trova il comandante, il 1 ufficiale ed il timoniere. Tutto è regolare.
Sempre alle 22.15, il mozzo del traghetto, Alessio Bertrand, dichiara di aver portato sul ponte dei panini per il personale di plancia, lì vi trova il comandante, il 1 ufficiale ed il timoniere. Tutto è regolare.
22.10 e minuti seguenti: a
Livorno la sera è particolarmente bella e parecchie persone ne approfittano per
una passeggiata sui vari lungomare della città, o per una battuta di pesca
sugli scogli. Ad un certo punto, l’attenzione di molti, viene attratta da
qualcosa di strano che accade in rada. Improvvisamente la nave che è ancorata
più a sud di tutte le altre (che poi si scoprirà essere la “Agip Abruzzo”)
viene interessata da uno strano fenomeno. Due ufficiali della Accademia Navale
di Livorno assistono alla scena, Paolo Thermes e Roger Olivieri, vedono che la
nave comincia ad essere avvolta da uno strano fenomeno nebuloso e poi
d’improvviso le luci di bordo si spengono tutte di colpo ad eccezione di strani
bagliori giallo-rossastri e di sporadiche luci arancioni sicuramente non
identificabili come luci di bordo, tutte concentrate nella zona del castello di
poppa della petroliera.
A qualche chilometro di distanza dai due, anche il pescatore dilettante Maurizio Teodori nota quanto sta accadendo insieme a sua moglie. I due vedono che le dopo la scomparsa delle luci della nave cisterna, un bagliore di colore rosso-arancio si concentra su un punto preciso. Il pescatore Antonio De Luca nota “…alone rossastro circondato da una nube densa che ho ritenuto fosse fumo” poi vede la visibilità venir meno e nell’aria si espande un forte odore di nafta. Lo stesso spettacolo che descrivono i pescatori presenti in località Tre Ponti che parlano di aloni, bagliori, fumo e boati oltre che forte odore di nafta che si espande nell’aria. Mentre a Sud sta accadendo qualcosa, tutti notano alle 22.14, una grossa nave passeggeri illuminata che sta uscendo dal porto. E’ la “Moby Prince” che sta doppiando la diga della Vegliaia e terminando le manovre d’uscita.
A qualche chilometro di distanza dai due, anche il pescatore dilettante Maurizio Teodori nota quanto sta accadendo insieme a sua moglie. I due vedono che le dopo la scomparsa delle luci della nave cisterna, un bagliore di colore rosso-arancio si concentra su un punto preciso. Il pescatore Antonio De Luca nota “…alone rossastro circondato da una nube densa che ho ritenuto fosse fumo” poi vede la visibilità venir meno e nell’aria si espande un forte odore di nafta. Lo stesso spettacolo che descrivono i pescatori presenti in località Tre Ponti che parlano di aloni, bagliori, fumo e boati oltre che forte odore di nafta che si espande nell’aria. Mentre a Sud sta accadendo qualcosa, tutti notano alle 22.14, una grossa nave passeggeri illuminata che sta uscendo dal porto. E’ la “Moby Prince” che sta doppiando la diga della Vegliaia e terminando le manovre d’uscita.
22.20 - Sul canale 16 viene registrato una
frase apparentemente monca o priva di particolare significato: “The passenger ship…the
passenger ship”. Qualcuno in inglese dice: “La nave passeggeri, la
nave passeggeri”. L’unica nave passeggeri in zona è la “Moby
Prince”.
22.22.20 - Il marconista del traghetto, Giovanni
Battista Campus, chiama Livorno Radio PT per effettuare una chiamata telefonica
ad un fornitore: “Livorno Livorno Radio,
Moby Prince, Moby Prince”. Campus è reduce da una brutta avventura
a lieto fine, solo quattro mesi prima (dicembre 1990) si è salvato dal
naufragio del traghetto portacontenitori “Rosso”.
22.23.14 - “Livorno Radio Livorno Radio da Moby Prince, Moby Prince” –
Campus ripete la chiamata ma a differenza di prima, il segnale arriva
debolissimo. Questa volta però, Livorno Radio risponde con l’operatore
Giancarlo Savelli ma segnala alla nave l’inconveniente: “Oh Moby Prince da
Livorno, proviamo canale 61 ma ti sento debolissimo eh” – “Sei Uno vado” è la
risposta di Campus. Sul canale di lavoro, a detta di Savelli, il “Moby Prince”
si sente leggermente meglio ma la comunicazione con il fornitore non ha esito.
22.25.03 - Mentre Campus si sta congedando da
Livorno Radio, un’altra strana frase viene registrata sul canale 16 ed attira
l’attenzione. Una voce stupita, dice in italiano: “Chi è quella nave la?” poi
dopo nulla. A due miglia e mezzo dal porto di Livorno, sta avvenendo la più
grave tragedia della marineria italiana in tempo di pace. Il Moby Prince sta
speronando la superpetroliera italiana “Agip Abruzzo”.
22.25.27 - L’ufficiale radio del traghetto lancia
immediatamente un drammatico SOS: “Mayday Mayday MAyday, Moby Prince Moby Prince, Mayday Mayday
Mayday Moby Prince, siamo in collisione…” – poi
un disturbo copre le parole di Campus ma dopo qualche secondo si riesce ancora
ad ascoltare – “ … siamo in collisione
prendiamo fuoco!Mayday Mayd…” e bruscamente si perde la voce che ad
ogni parola stava diventando sempre più concitata.
Nessuno
si accorge del drammatico appello, o almeno, nessuno risponde.
22.26.09 e minuti seguenti: una voce concitata
irrompe sul canale 16, è la voce del comandante della “Agip Abruzzo” Renato
Superina: “Capitaneria di
Porto…Capitaneria Capitaneria…Capitaneria!” – “Capitaneria di Porto di Livorno
avanti pure sul canale 13” - “Qui è la “Agip Abruzzo!”.
Interviene
anche l’Avvisatore Marittimo Romeo Ricci “Attenzione Compamare Compamare Livorno Avvisatore” – “Avanti
Avvisatore canale 10” – “Dieci dieci” – e
poi torna perentoria la voce dalla petroliera “Capitaneria Agip Abruzzo!!!”. A rispondere a Superina
è Genova Radio: “Agip Abruzzo da Genova
Radio” – “Siamo incendiati, siamo incendiati, c’è venuta una nave
addosso!!!Presto presto elicotteri, qualcheduno!!!”. Sono le
22.27.21.
Sui
cieli toscani il volo Alitalia Roma-Pisa AZ1102 passa sulla verticale
dell’incendio e lo segnala alla Torre di controllo di Pisa, l’armatore Nello
d’Alesio che stava guardando il mare dalla terrazza di casa sua, avvisa il
vicino di casa Tito Neri, armatore dei rimorchiatori, che qualcosa di grosso è
successo in rada. Neri fa preparare gli equipaggi per uscire in mare ma nei
momenti successivi la collisione è la confusione a farla da padrone come
testimoniano alcune comunicazioni sul canale 16 tra la petroliera e le altre
stazioni: “Compamare Compamare
Livorno Compamare Livorno da Agip Abruzzo incendio a bordo incendio a bordo!” -
“Agip Abruzzo da Compamare Livorno cambio!” - “Incendio a bordo da Agip Abruzzo
incendio a bordo chiediamo subito assistenza!” - “Dove vi trovate voi che
chiamate incendio a bordo qui è Compamare Viareggio cambio” - “In rada in rada
a Livorno in rada a Livorno in rada a Livorno, Livorno ci vede e ci vede con
gli occhi! Incendio a bordo!” poi un’altra stazione radio,
probabilmente la “Agip Napoli”, un’altra petroliera della Snam presente in
rada: “Che fai Livorno dormi!!!”
- “Compamare Livorno Compamare Livorno!!!” le
voci affannate e concitate da bordo della nave-cisterna con Livorno che
rispose: “Ricevuto Agip Abruzzo
siamo già informati e stiamo provvedendo” - “Compamare Livorno Agip Napoli, la
Abruzzo si è incendiata probabilmente ha la nave in collisione che gli è andata
addosso ed è in rada a Livorno, bisogna fare uscire immediatamente i mezzi
antincendio!”.
I
minuti passano e da bordo della petroliera nessuno si spiega come mai, a così
breve distanza dal porto, nessuno sia ancora arrivato al capezzale della loro
nave, il marconista Imperio Recanatini alle 22.48.19 perde la pazienza e
parlando con i Vigili del fuoco dice: “Mah…Eh….Vigili del Fuoco non lo vedete l’incendio?!? Non lo vedete!!!C’è
nebbia non lo so!!!Noi eravamo all’ancora, all’ancora al massimo un miglio e
mezzo, due miglia, dall’entrata del porto di Livorno!!!”.
Sui
chilometri di lungomare che attraversano la città di Livorno intanto, folle di
curiosi cercano di capire cosa sta accadendo in mare. Tra loro la signora
Marcella Bini e la figlia Giulia Campi che all’improvviso vedono apparire sopra
l’incendio quello che loro sono sicurissime essere un elicottero che volteggia
sulle navi in fiamme e che poi complice il fumo che incomincia ad avvolgere la
zona, scompare improvvisamente. E come loro, vedono l’elicottero anche il
marinaio di guardia dell’Accademia Navale Massimo Vernace e l’Avvisatore
Marittimo Romeo Ricci.
22.49.39 - L’ennesima strana comunicazione che
caratterizza il canale 16 in quella strana notte a Livorno, questa è
sicuramente la più interessante: “This is Theresa, this is theresa to ship one in Livorno Ancorage,
I am moving out I am moving out, breaking station!” – che
tradotto significa “Questa è Theresa, questa
è Theresa a Nave Uno in rada a Livorno, sto andando via, sto andando via, passo
e chiudo”. Chi è Theresa? Chi è Nave Uno? Chi è che sente il
bisogno di comunicare in codice?
Il
Moby Prince dopo la collisione, forse per via di una manovra della petroliera,
si stacca dalla “Agip Abruzzo” comincia i suoi tragici giri, andando alla
deriva in fiamme.
23.06 - i primi mezzi riescono a raggiungere
la petroliera ancora fuori dal porto, sono passati più di quaranta minuti dalla
collisione, ma i mezzi di soccorso hanno trovato difficoltà a raggiungere la
nave per via del fumo denso sprigionato dall’incendio e perché all’improvviso,
gli strumenti di bordo, hanno cominciato a dare i numeri rendendo difficile
anche la navigazione strumentale. Nessuno intanto si preoccupa della nave
investitrice, la Capitaneria latita nel coordinare i soccorsi, si dice che
l’altra nave sia una bettolina, lo dicono dalla petroliera, il marconista
Recanatini dice “Sembra una bettolina
quella che ci è venuta addosso”, un altro ufficiale della “Agip
Abruzzo” dice “La bettolina ha tutta la
superficie in fiamme”. L’unico che parla generalmente di nave è il
comandante Superina che dice “la nave che ci è venuta addosso non sappiamo né nome né niente” e
ancora “la nave che ci è venuta
addosso è incendiata anche lei, però non so dove si trova non lo so, state
attenti che non scambiate lei per noi!”. State attenti che non
scambiate lei per noi.
23.30 - La prima motovedetta della
Capitaneria, la CP 232, raggiunge la petroliera e lo comunica a terra
aggiungendo che qualcuno ha detto loro che la bettolina non corre rischi, da
terra chiedono chi sia la bettolina e la risposta è agghiacciante “Ma negativo, son…vedo
un’altra navetta sempre più avanti con…in fiamme…ho sentito parlare di
bettolina, probabilmente è la bettolina che è andata addosso alla nave ecco”.
Dalla motovedetta vedono un’altra nave bruciare, ma nessuno se ne preoccupa o
si avvicina a quest’ultima.
La nave che brucia non è una bettolina, ma è il traghetto “Moby Prince” carico di passeggeri, e siccome nessuno lo cerca, e il “Moby” stesso a farsi trovare.
La nave che brucia non è una bettolina, ma è il traghetto “Moby Prince” carico di passeggeri, e siccome nessuno lo cerca, e il “Moby” stesso a farsi trovare.
23.40 - nella comunicazione tra 2
rimorchiatori viene vissuto il momento del ritrovamento della “Moby Prince”:“Insomma Franco fai
attenzione che c’è la nave vedrai che sicuramente è abbandonata e sta facendo
giri su se stessa capito! Eh… e l’è tutta in fiamme non vor…si sta avvicinando
ancora una volta alla Agip Abruzzo quindi fai attenzione Franco guardati in
giro perché c’è, ora dovesti vedere sulla tua sinistra una nave tutta quanta in
fiamme” -
il primo rimorchiatore nell’avvisare gli altri che rispondono - “La vedo la vedo la vedo
si vede la corrente la porta qua!”.
Nonostante
sia passata quasi un’ora e mezza la seconda nave va alla deriva in circolo ad
una velocità approssimativa di circa 5 nodi, gli ormeggiatori del porto usciti
per dar soccorso alla petroliera con la loro piccola imbarcazione e la
motovedetta CP232 si avvicinano alla nave investitrice, la voce
dell’ormeggiatore Mauro Valli ci descrive quanto accade: “Avvisatore Avvisatore da
Ormeggiatori rischio è per noi questa è senza nessuno e va a giro da sè!”.
La
CP232 compie due giri intorno alla nave e al secondo passaggio sulle ringhiere
del ponte di poppa le luci illuminano un uomo.
E’
Alessio Bertrand, il giovane mozzo, appeso alla ringhiera del parapetto a poppa
dritta, fino a quel momento aveva fischiato, aveva chiamato aiuto, ma non era
giunto nessuno. Poi dal mare, una voce gli grida di buttarsi, lo chiama. Ma lui
ha paura, crede di finire su un ponte e morire lì. Poi si butta, si lascia
andare e perde conoscenza. Si risveglia sulla barca degli ormeggiatori del
porto, i suoi soccorritori. Scalcia, è agitato. In quegli attimi intanto,
l’equipaggio della petroliera abbandona nave a bordo di una scialuppa in attesa
di essere raccolto da un rimorchiatore
23.41 - “CP uomo a mare! S’è buttato da poppa
della nave ci siamo sopra!”
23.43 “CP siamo alla tua sinistra
punta sulla nave per favore che c’è altra gente che ci dice questo naufrago che
abbiamo raccolto!” e dalla scialuppa della “Agip Abruzzo”:
- “Come?” -
ormeggiatori: - “Abbiamo raccolto un
naufrago dice che c’è ancora persone sulla nave” - “Non c’è nessuno sulla nave
l’abbiamo…ci stiamo allontanando per sicurezza cambio” -
ormeggiatori: - “Sto parlando della nave
che ha fatto la collisione in collisione” -
lancia petroliera: - “Non l’ho vista! Non so
dov’è! non so dove si trova!” - gli ormeggiatori comunicano con
l’Avvisatore: “Non c’è più nessuno uno
lo abbiamo raccolto la nave sta andando noi la stiamo seguendo aspettando che
qualcuno si butti. Quella va quella è una bomba vagante!” -
risposta avvisatore: “Sai mica dirmi il nome
della nave?” - “Dalla struttura mi pare il traghetto mi pare però non ti so
dire di più!” . Valli chiede al naufrago che nave siano.
La risposta gli ghiaccia il sangue.
23.45.33 - “La nave è la Moby Prince Moby Prince!” urla
Valli con voce disperata.
Nonostante
il ritrovamento, nessun soccorso viene prestato al traghetto. Tutti si
concentrano sulla petroliera abbandonata (ma a rischio esplosione), un solo
rimorchiatore spruzzerà acqua nel corso della notte sullo scafo del Moby Prince
mentre decine e decine di mezzi soccorreranno la petroliera. A dirigere le
operazioni di soccorso dovrebbe essere il Comandante del Porto e responsabile
della Sicurezza e della Salvaguardia della vita umana in mare in quel tratto di
mare, l’Ammiraglio Sergio Albanese, che è a bordo della motovedetta CP 250,
insieme a Vigili del Fuoco di una squadra specializzata per interventi di
questo genere, ma Albanese quella notte è come un fantasma, così come la
motovedetta su cui è a bordo, che invece di avvicinarsi al traghetto per far
valutare la situazione ai Vigili del Fuoco specializzati, si tiene a debita
distanza perchè a detta degli uomini della Capitaneria, è troppo pericoloso
avvicinarsi, meglio cercare eventuali naufraghi.
11 Aprile 1991
02.20 - Il “Moby Prince” va alla deriva
abbandonato ed è pericoloso, per questo il comandante del rimorchiatore Tito
Neri Settimo decide di sua iniziativa di mandare a bordo del traghetto un suo
marinaio per agganciare la nave. La prima persona a salire sul traghetto dopo
la collisione è il marinaio Gianni Veneruso che sale a poppa, dopo aver toccato
con le mani lo scafo non incandescente senza protezioni o tute antincendio.
Veneruso sale a bordo, aggancia il cavo, non soffre particolarmente delle
elevate temperature, e diventa la prova vivente che un tentativo di soccorso,
almeno in quella zona della nave, era possibile.
03.00 - La motovedetta CP 250 rientra in porto
e l’Ammiraglio Sergio Albanese viene preso d’assalto dai giornalisti. Questo è
quello che dichiara in diretta TV:
“una nebbia fittissima, visibilità ridottissima, direi 4 o 5 metri e quindi…sarebbe stata ricevuta domani mattina (parla della “Agip Abruzzo” nda) dal deposito e quindi la sua posizione, era senz’altro regolare. Il traghetto partito dal nostro porto, diretto ad Olbia, aveva un certo numero di passeggeri, che ora credo di averli annotati qua, 72 passeggeri e 68 membri dell’equipaggio, all’imboccatura come prassi via radio comunicano questi dati, ha dato l’orario di partenza secondo l’orario di linea… il comandante parlando con la nostra stazione radio ha dato il numero dei passeggeri, il numero dell’equipaggio ed il numero dei camion che aveva a bordo, poi non ha dato più notizie, abbiamo avuto dall’Avvisatore che è situato all’imboccatura del porto il segnale dall’allarme, che ha visto questa fiammata e quindi ci siamo resi conto che… in un primo momento la “Agip Abruzzo” pensava di essere stata urtata da una bettolina poi abbiamo scoperto che la bettolina non c’era ed era appunto il “Moby Prince” che si dirigeva sulla sua rotta…ecco ipotesi…la nebbia, il buio…”
“una nebbia fittissima, visibilità ridottissima, direi 4 o 5 metri e quindi…sarebbe stata ricevuta domani mattina (parla della “Agip Abruzzo” nda) dal deposito e quindi la sua posizione, era senz’altro regolare. Il traghetto partito dal nostro porto, diretto ad Olbia, aveva un certo numero di passeggeri, che ora credo di averli annotati qua, 72 passeggeri e 68 membri dell’equipaggio, all’imboccatura come prassi via radio comunicano questi dati, ha dato l’orario di partenza secondo l’orario di linea… il comandante parlando con la nostra stazione radio ha dato il numero dei passeggeri, il numero dell’equipaggio ed il numero dei camion che aveva a bordo, poi non ha dato più notizie, abbiamo avuto dall’Avvisatore che è situato all’imboccatura del porto il segnale dall’allarme, che ha visto questa fiammata e quindi ci siamo resi conto che… in un primo momento la “Agip Abruzzo” pensava di essere stata urtata da una bettolina poi abbiamo scoperto che la bettolina non c’era ed era appunto il “Moby Prince” che si dirigeva sulla sua rotta…ecco ipotesi…la nebbia, il buio…”
poi
gli viene domandato se basta la nebbia a spiegare questo incidente:
“Questo lo sentiremo più tardi, interrogherò il comandante della
“Agip Abruzzo”, raccoglieremo altri elementi, per il momento non si possono
fare ipotesi tecniche precise” - poi la domanda su cosa poteva aver già
riferito il mozzo del traghetto:
“Era molto spaventato…era convinto che non c’erano superstiti,
diceva stanno lì, sono tutti bruciati…”.
Quattro
ore e mezza dopo la collisione, l’Ammiraglio Albanese ha già le idee fin troppo
sulla dinamica di quanto avvenuto in rada, nebbia fitta, la posizione della
petroliera senz’altro regolare e di conseguenza la tragedia è avvenuta perché a
causa della nebbia e di qualche distrazione del personale di bordo, il “Moby
Prince” ha investito l’incolpevole petroliera ancorata regolarmente in rada, e
come se non bastasse, fa capire chiaramente che a bordo del traghetto sono
tutti morti. Come mai tanta sicurezza e tanta rapidità nel giudicare quanto
accaduto in mare poche ore prima? Ma tutto questo viene ripreso la mattina
seguente e reso ufficiale nella conferenza stampa a cui partecipano oltre
all’Ammiraglio Albanese ed ai vertici della Marina, anche il ministro della
Marina Mercantile Carlo Vizzini, il sottosegretario all’interno Valdo Spini, il
presidente della Regione Marcucci ed il sindaco di Livorno Benvenuti.
Ecco
cosa dichiara Carlo Vizzini, un ministro della Repubblica, a poche ore dal
disastro:
“Sono qui per apprendere anche io tutti gli elementi utili e
soprattutto per dire che accerteremo la verità senza guardare in faccia nessuno
e che quindi non ci sarà nessun elemento di tutta questa vicenda che non sarà
guardato con grandissima attenzione e che non sarà reso noto all’opinione
pubblica. Detto questo si tratta di una nave che era appena uscita dal porto
per una rotta abituale, la nave con la quale è avvenuta la collisione era una
nave alla fonda, quindi va da sé che senza voler anticipare nulla di ciò che
dovrà essere accertato purtroppo l’errore umano sta alla base di questa
tragedia”.
L’errore
umano a cui fa riferimento il ministro, è lo stesso a cui si riferiva nella
notte Albanese, da questo momento, grazie agli elementi forniti da Albanese e
dal Ministro Vizzini , la versione ufficiale sulle cause della tragedia
diventa: nebbia, distrazione da parte del personale di comando della “Moby
Prince” forse dovuta al fatto che la sera precedente si giocava
Barcellona-Juventus, pilota automatico inserito.
13.00 - Il traghetto fa il suo ingresso in
porto fumante e viene ormeggiato alla Darsena Petroli del porto di Livorno. Nel
pomeriggio vengono recuperate 9 salme che si trovano sui ponti esterni a poppa
della nave, nessuno tentativo viene fatto per andare all’interno della nave
perché, si dice, è ancora troppo pericoloso.
12 Aprile 1991
Soltanto
due giorni dopo la collisione, i primi Vigili del Fuoco riescono ad entrare nei
saloni interni del traghetto. Ma ormai la loro, non sarà più un’operazione di
soccorso, ma di recupero delle povere salme delle 140 persone che erano a
bordo.
13 Aprile 1991
Il
Tg1 è il primo a smontare la tesi della nebbia mandando in onda il film girato
dall’abitazione di Nello d’Alesio, in cui si vede chiaramente l’incendio dalla
costa. Così conclude il giornalista Paolo Frajese: “Una cosa è chiara, che
non c’era nebbia al momento dell’incidente”.
L’inchiesta
è affidata al Pubblico Ministero Luigi De Franco che fa capire subito che sarà
un’indagine molto difficile perché delle strumentazioni di bordo è rimasto
davvero poco e perché tutto il personale, a parte il mozzo Bertrand, è deceduto
a bordo del traghetto.
3 Ottobre 1991
Il
nostromo Ciro di Lauro, che il giorno della tragedia non era a bordo perché in
permesso, confessa di aver tentato di manomettere la leva del timone facendola
passare da manuale, quale era al momento della collisione, in automatico. Il
tentativo fallisce perché la leva, ridotta in cenere dalle fiamme, si spezza.
Di Lauro accusa: “Fu l’ispettore a farmi
spostare quella leva” riferendosi all’ispettore della Società
Navarma d’Orsi. L’intento è chiaro, far cadere la colpa sul comandante e sul
personale di plancia del “Moby Prince” che avrebbero inserito il pilota
automatico quando ancora erano in fase di uscita dalla rada. Inizia un
procedimento contro il nostromo e l’ispettore.
10 Ottobre 1991
IL
PM De Franco richiede alle autorità americane le fotografie scattate dai loro
satelliti sulla rada di Livorno quella notte e i tracciati radar in loro
possesso. Ma la risposta americana arriverà solo anni dopo, nessun satellite
era operativo quella notte nella rada di Livorno e addirittura non esistono
tracciati radar in quanto, a parere del comando americano di Camp Darby (la più
grande ed importante base USA/Nato in Europa situata a pochi chilometri da
Livorno), non c’erano radar operativi in Italia perché gli Stati Uniti non
hanno bisogno di vigilare su un paese amico.
Il
tutto è difficile da credere, ancor più difficile se pensiamo che quella notte
in rada, erano presenti almeno 5 navi militarizzate americane cariche di armi,
di ritorno dalla prima guerra del Golfo.
Autunno 1991
Il
PM De Franco ordina al superesperto di esplosivistica Alessandro Massari, di
effettuare una perizia nei locali dei motori dell’eliche di prua della “Moby
Prince”, locali che sono stati sicuri soggetti di un fenomeno esplosivo.
4 febbraio 1992
Il
dott. De Franco, ancor prima che la perizia di Massari venga ufficializzata,
dichiara che ci fu un attentato a bordo del traghetto passeggeri e che una
bomba esplose nei locali delle eliche di prua del traghetto.
Inizia
così una guerra, tra il pool del Dott. De Franco e gli esperti di MARIPERMAN,
la commissione della Marina Mercantile, sulla reale natura delle esplosione.
Una bomba composta da sette sostanze diverse tra cui il Semtex H per il
magistrato, una miscela di sostanze gassose dovute agli idrocarburi presenti
sulla petroliera per gli esperti della commissione della marina. Una cosa
sembra certa, anche per testimonianze di comandanti e marittimi, l’eventuale
esplosione di una bomba in quella zona della nave, non avrebbe di per sé,
potuto deviare la rotta del traghetto e portarlo così allo scontro con la
petroliera.
La
questione della presenza di una bomba a bordo è ancora oggi uno dei misteri più
grandi dell’intera vicenda.
12 Settembre 1992
Il
Tg4 di Emilio Fede manda in onda un filmato, girato a bordo del “Moby Prince”,
la notte dalla tragedia dal passeggero Angelo Canu. Sono gli ultimi 30 secondi
felici di una famiglia che ride e scherza in cabina, poi, dopo un boato sordo
con le immagini che tremano, il filmato termina bruscamente. Qual è l’origine del
rumore sordo che si sente nel finale?
Il
video Canu, è però la prova lampante, che la teoria delle temperature da forno
crematorio, l’inagibilità dei locali chiusi della nave fino al giorno 12 aprile
1991, il fiume di petrolio impazzito che ha impedito ai soccorsi di salvare i
passeggeri e l’equipaggio, comincia a vacillare. Il nastro era all’interno
della videocamera perfettamente funzionante in una borsa, che i Canu avevano
portato con sé nel Salone De Lux, il punto di riunione della nave, dove si erano
radunati quasi tutti, tra passeggeri ed equipaggio. Le temperature erano di
certo altissime, ma non così alte da far sciogliere il nastro di una
videocassetta protetta solo da una normale borsa da videocamera.
Nel
corso del telegiornale in questione inoltre, alcuni testimoni oculari, negano
in assoluto la presenza della nebbia ma descrivono lo strano fenomeno
“nebuloso” ed lo spegnimento delle luci a bordo della petroliera “Agip Abruzzo”
prima della collisione.
15 Novembre 1992
Viene
resa pubblica una registrazione in cui il comandante di una motovedetta
comunica alla Capitaneria di porto, che una bettolina implicata nella vicenda
non corre alcun pericolo dopo la collisione.
La
bettolina in questione, identificata nella “Giglio”, si dice che abbia tagliato
la strada al traghetto e che sia la causa della collisione. Misterioso è il
motivo per cui si trovasse in mare quella notte dal momento che ufficialmente
nessuna bettolina doveva essere fuori dal porto secondo i registri. Resta il
dato certo, che nei primi momenti seguenti la collisione, tutti,
dall’equipaggio della petroliera “Agip Abruzzo”, ai mezzi di soccorso che
intervengono, parlano di una bettolina coinvolta. E’ solo un tragico errore
perché confondono una piccola bettolina da un grosso traghetto, o c’era
veramente una terza nave coinvolta?
Questo
è un ulteriore mistero che avvolge la tragedia del “Moby Prince”, resta
difficile credere però, come marinai esperti, possano aver confuso una
bettolina da un traghetto, per fare un paragone noto a tutti, un’utilitaria da
un autobus da turismo.
30 Novembre 1992
All’emittente
televisiva livornese Telegranducato, nel corso di una trasmissione a tema,
giunge una telefonata anonima fatta da una persona che dichiara di essere un
dipendente di Camp Darby, addetto ai radar e testimone della notte della
tragedia. Nell’escludere totalmente che la collisione sia stata causata dalla
presenza di una bettolina, dalla nebbia, o da un errore umano, dichiara: “che quando nel civile, ci
si mette di mezzo il militare le cose si complicano…” e poi
ammette che loro hanno visto tutto e sanno cosa è realmente accaduto. In più
ammette che la notte della tragedia, sulla zona, era presente un elicottero
militare americano, quello visto da più testimoni oculari la notte della tragedia
sorvolare la rada di Livorno.
17 Maggio 1993
Esce
sul quotidiano “La Stampa” un articolo a firma Bruno Ghibaudi dal titolo “Dalla Moby quattro Sos
inascoltati”, in cui si documenta come siano stati sicuramente
almeno 2 gli Sos lanciati via radio dal marconista del traghetto Giovanni
Battista Campus, ma forse anche 3 o 4. Tutti inascoltati. In giornalista dice
anche “la verità è nei tracciati
radar Usa” riferendosi alla telefonata anonima fatta a
Telegranducato. “Il pentagono sa e
boicotta l’indagine” è il sottotitolo dell’articolo.
10 0ttobre 1994
Dopo
tre anni e mezzo d’inchiesta, il GIP di Livorno Roberto Urgese, accoglie le
richieste del magistrato titolare dell’inchiesta, il PM De Franco, e
proscioglie da ogni accusa, l’armatore della “Moby Prince” Achille Onorato, il
comandante della petroliera “Agip Abruzzo” Renato Superina ed il comandante del
porto, l’Ammiraglio Sergio Albanese.
Finiscono
alla sbarra 4 imputati, il 3 Ufficiale di Coperta della cisterna speronata
Valentino Rolla, che era di guardia al momento della collisione, il marinaio di
leva Gianluigi Spartano, accusato di non aver udito il may-day lanciato dal
traghetto subito dopo la collisione, l’ufficiale di guardia in Capitaneria al
momento della collisione, Lorenzo Checcacci ed il comandante in seconda della
stessa Capitaneria, Angelo Cedro.
Dopo
poco tempo da questa udienza preliminare, cambierà anche il Pubblico Ministero,
De Franco che ha condotto l’inchiesta, viene destinato ad altro incarico e al
processo sarà sostituito da Carlo Cardi.
Viene
depositato anche l’articolo del settimanale “Avvenimenti”, in cui si parla
anche della 21 Oktoobar II, la nave su cui indagava Ilaria Alpi, assassinata a
Mogadiscio, in quanto sospettata di essere coinvolta in traffico illecito di
armi. La 21 Oktoobar II quella notte, era, ufficialmente ormeggiata, nel porto
di Livorno. Per il PM Cardi però, non ci sono legami tra le due vicende.
Nel
corso del dibattimento processuale, si discute tra le altre cose sulla reale
presenza o meno della nebbia quella notte in rada, sulla reale posizione della
petroliera “Agip Abruzzo”, sui tempi di sopravvivenza delle persone a bordo
della “Moby Prince”, sulla natura dell’esplosione verificatasi nei locali
dell’elica di prua del traghetto, sulla rotta che stava tenendo il “Moby
Prince” al momento della collisione. Si analizzano filmati fondamentali quali
il Video Canu ed il Video d’Alesio, si analizzano le registrazioni radio del
canale 16 ed il may-day del traghetto, si discute sull’efficienza del timone
del “Moby Prince” che potrebbe essere andato in avaria e su altri importanti
sistemi di navigazione della nave.
Ma
l’1 ottobre 1997, il PM Cardi, chiede l’assoluzione per tutti e quattro gli
imputati alla sbarra, per lui si tratta di “una tragedia causata da fatti
concomitanti e maledetti”, la nebbia che avvolge pochi minuti prima della
collisione la petroliera “Agip Abruzzo”.
31 Ottobre 1997
Il
giudice Germano Lamberti che presiede la corte nel processo “Moby Prince”,
assolve tutti gli imputati in quanto per la corte, il fatto non sussiste,
nessun reato è stato commesso quella notte quando un traghetto di linea è
entrato in collisione con una petroliera nella rada di Livorno e 140 persone
hanno perso la vita.
Una
nebbia strana, che non sembra nebbia, ma fumo. Una nebbia strana definita
“nebbia d’avvezione” (fenomeno strano che è tipico solo dello Stretto del
Bosforo) che non si vede, per questo gli ufficiali a bordo del traghetto non se
ne rendono conto, per questo, nonostante abbiano il radar acceso, non lo
guardano, per questo in tutta la rada di Livorno la notte è serena è limpida,
pulita, tutte le navi si vedono, tutte tranne una. La “Agip Abruzzo”, che in un
istante, tanto veloce da non permettere all’ufficiale di guardia sul ponte
della petroliera, Valentino Rolla, di mettere in atto le misure di sicurezza
contro la nebbia, scompare alla vista. La collisione è tremenda, l’incendio è
devastante e rapidissimo nel suo evolversi a bordo del traghetto.
I
soccorsi partono immediatamente ma la nebbia è così fitta da rallentarli e
farli arrivare sotto la petroliera solo quaranta minuti dopo l’allarme. Il
traghetto nessuno lo vede per un ‘altra ora e mezza. Nessuno lo soccorre. E
quando viene individuato, è troppo tardi ormai per soccorrerlo, l’incendio ha
già fatto il suo corso e mandare persone a bordo, anche se si tratta di persone
specializzate è troppo pericoloso, morirebbero subito così come subito sono
morti tutti gli occupanti della nave passeggeri.
In
sostanza, 6 anni e mezzo di indagini per ritornare a 6 anni e mezzo prima, a
quelle ore immediatamente successive alla collisione: “una nebbia fittissima,
visibilità ridottissima, direi 4 o 5 metri e quindi…ipotesi la nebbia, il
buio…” dice
l’Ammiraglio Albanese nella notte, il Ministro della Marina Mercantile Vizzini
la mattina dopo ribadisce “Sono qui per apprendere anche io tutti gli elementi utili e
soprattutto per dire che accerteremo la verità senza guardare in faccia nessuno
e che quindi non ci sarà nessun elemento di tutta questa vicenda che non sarà
guardato con grandissima attenzione e che non sarà reso noto all’opinione
pubblica. Detto questo si tratta di una nave che era appena uscita dal porto
per una rotta abituale, la nave con la quale è avvenuta la collisione era una
nave alla fonda, quindi va da sé che senza voler anticipare nulla di ciò che
dovrà essere accertato purtroppo l’errore umano sta alla base di questa
tragedia”.
In
sostanza: errore umano (di chi governava il traghetto) e la tragica fatalità,
nebbia e fato avverso, le stesse conclusioni a cui si giunge dopo 6 anni e
mezzo di lavoro.
10 Novembre 1997
Anche
il secondo processo, quello a carico del nostromo Di Lauro e dell’ispettore
D’Orsi per il tentativo di manomissione del timone finisce con assoluzioni per
entrambi.
Assoluzioni
per tutti, situazione che in parte verrà modificata in secondo grado quando
l’unico a pagare sarà il terzo ufficiale della petroliera Valentino Rolla, reo
di non aver azionato i sistemi di sicurezza contro la nebbia. Ma tutto ciò
avviene quando ormai tutti i reati sono andati in prescrizione e penalmente non
hanno più valore alcuno.
Questo
è quanto ci hanno voluto raccontare sulla più grossa tragedia della Marina
Mercantile Italiana avvenuta in tempo di pace, ma quella notte a Livorno non è
andata assolutamente in questo modo e lo scopo di questo sito e
dell’Associazione 10 Aprile è quello di arrivare alla verità, senza guardare in
faccia nessuno, come diceva il Ministro Vizzini, e vogliamo raccontare i fatti
così come sono realmente accaduti.
qui: http://www.mobyprince.it/?sez=home&pag=raccolta-firme raccolta firme per testimoniare la propria
solidarietà ai familiari delle vittime
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