martedì 9 novembre 2010

Paint it black


Squartata come un vitello appeso in una rivendita di carni, è tutto freddo intorno a me e non so quanto  ancora dovrò sopportare  questa posizione, ma, forse, me la sono cercata.
Mi sta esplodendo la testa e cosa ne verrà fuori sarà tutta materia  grigia, ho una visione molto dark di me, anni fa mi vedevo sospesa collegata  a mille cavi e cavetti, fluttuante  in uno spazio asettico e assenza totale di suoni, ma forse quello era un film degli anni 80, ma insomma io mi sognavo così.
Non ho mai avuto ne vestiti ne sogni rosa,  mi sono scelta una vita solitaria e da sempre ho lottato  per evitare contatti, a me le persone fanno  abbastanza senso, alcuni puzzano, troppi parlano e chiedono cose a me, non soffrissi di tunnel carpale eviterei di parlare e userei solo i post it.
Poi le persone guardano  e quegli occhi su di me mi fanno sentire giudicata, non libera.
Ho pazientemente costruito un esistenza allontanandomi da tutti, i primi, i familiari…via!
Poi  mi sono scelta un lavoro clandestino nella mala e limito le comunicazioni  essenziali  usando il metodo Provenzano. Vivo in un casermone in periferia così pieno di  gente che  essere anonimo qui è uno scherzo da ragazzi. Le cose necessarie me le procuro in rete o  frequento i centri commerciali  solo   negli orari vicini alla chiusura.
Mai avuto amici, anche quelli prima o poi finiscono per farsi i cazzi tuoi e a me questo  da fastidio.
Vivo perché  devo vivere e perché ho un progetto, un progetto molto ambizioso, sono  la cavia di me stessa, voglio vedere fino a dove posso arrivare, io sfido limiti del dolore  che la collettività provoca.
Agisco nell’ombra più nera e assumo tutte le identità che mi servono al caso, ma nessuno può vedermi, sono solo un nome fra  milioni, un nome che cambia a seconda dello scopo, il mio obbiettivo è farvi credere che io esisto.
Una volta che il pesce s’impiglia nella mia rete lo seduco, uomo o donna che sia, non m’interessa, il mio scopo e rendervi speciali e poi distruggervi con l’umiliazione, credo fieramente di aver mandato in depressione decine di persone , molti medici e molte case farmaceutiche dovrebbero  ringraziarmi per l’ottimo lavoro che ho svolto, qualcuno forse si è anche suicidato a causa mia, ma a me non frega niente: se c’è chi crede ancora nelle favole  si merita questo  e altro.
Non potete immaginare quanto siete stupidi, io ve lo posso dimostrare con gli studi sulle molte vite che ho rovinato.
Il problema  è che c’è chi è stato più furbo di me, qualcuno che è riuscito a stanarmi, qualcuno di cui non conosco ne viso ne voce e quel qualcuno mi ha condotta qua e mi ha appesa qua, il guaio è che  non vedo nessuno ho solo sentito la botta in testa e poi mi sono ritrovata in questa cella.
Mi sa che forse morirò e la cosa che mi fa girare veramente le palle è che   poi ne parleranno i giornali la televisione e tutto il mio lavoro andrà a farsi benedire, sono stata fottuta con le mie armi e anche i mie ultimi pensieri, i pensieri di un essere superiore a voi, saranno congelati e nel migliore dei casi venduti al banco di una macelleria.
Il mio assassino o la mia assassina, chi è, cosa  pensa? Questo è quello che  mi fa sentire male, non capire, non aver saputo prevedere e la cosa che mi fa più rabbia e che ho bisogno adesso di parlarne con voi di  chiedere il vostro aiuto.

Nessun commento: