Sono nata in questa prigione e non ho visto altro che questa stanza dalle mie sbarre. Non so nemmeno chi mi ha generato, chi mi ha nutrito nei miei primi giorni di vita, so solo che potevo avere un’esistenza diversa.
A nessuno è mai importato di me, sono stata solo usata e violentata. Mi hanno iniettato ogni tipo di essenza, fatto assumere tanti tipi di medicinali e cibi sperimentali. Innumerevoli volte il mio corpo è stato cosparso di sostanze che mi hanno bruciato in ogni parte e poi hanno cercato di rattopparmi alla bene meglio non curandosi della mia sofferenza. Mi hanno impiantato elettrodi nel cervello, cucito le palpebre per poi capire se potevo vedere con una strana macchinetta rammendata sulla mia fronte. Hanno schiacciato ripetutamente la mia gamba per capire quanto io potessi resistere allo stress. Sono entrati dentro la mia esistenza per modificarne la natura, facendomi andare avanti in un tempo che non era il mio.
Mi hanno costretta in uno spazio angusto fissando sulla mia testa elettrodi e placche metalliche, più volte hanno immesso sotto la mia pelle malattie e più volte hanno tranciato le mie carni per giocare con le mie vene, le mie arterie, i miei muscoli. Sono riusciti persino a strappare il sangue direttamente dai miei occhi. Mi hanno unito forzatamente con un mio simile, hanno tagliato i miei nervi uditivi impedendomi per sempre di ascoltare. Ma niente è mai riuscito a farmi smettere di sentire il dolore di tutto il male che mi hanno fatto da quando sono nata.
Sono stata inutilmente drogata, vaccinata, sezionata. Ho visto i miei compagni morire in modo orribile a causa di metodi aberranti, ho visto i nostri aguzzini, indifferenti a tutta questo strazio, ridere e scherzare come niente fosse.
Siamo solo un gioco perverso per quei mostri senza sentimento. Eppure il nostro cuore batte come il loro, i nostri occhi vedono come i loro, i nostri orecchi sentono, come i loro.
Se non fossi nata qui avrei potuto avere una madre, una famiglia, avrei potuto sentire il freddo dell’inverno e il caldo dell’estate. Avrei potuto correre, giocare, odorare l’erba fresca della primavera e le foglie gialle dell’autunno. Sarei stata triste nel vedere il corso naturale della vita che portava via i miei affetti, sarei stata felice quando questa portava nuovi esseri su questa terra.
Mi avrebbero insegnato a nutrirmi con le cose buone del paesaggio, avrei potuto crescere imparando a difendermi dai pericoli, avrei potuto avere dei figli e prendermene cura fino a che non fossero diventati indipendenti. Sarei invecchiata e morta senza aver provato questa terribile agonia, senza aver vissuto sempre nel terrore. Avrei potuto avere un esistenza libera e giusta.
Invece non so per quale gioco crudele di questi esseri che insensatamente vengono chiamati “umani” sono qua e qua sto morendo, spero solo che tutto avvenga il prima possibile, poi di me sparirà ogni traccia.
Ci sarà un’altra povera sfortunata che prenderà il mio posto e io diventerò solo spazzatura,
come tutte quante le altre cavie.
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