Bevevo quel caffè terribile in quello squallido bar. Se avessi visto meglio com'era quel posto non ci sarei mai entrata, ma avevo voglia di caffè, faceva freddo e potevo benissimo resistere per qualche minuto in quella topaia. Mentre sorseggiavo quella strana sbobba lo vidi. Era l’uomo più bello che mi fosse mai capitato d’incontrare, e non perché fosse bello, anzi, forse non lo era affatto, ma i suoi occhi mi riscaldavano il cuore e non ne avevo mai visti di un blu così intenso. Mi sorrise, probabilmente anche lui era capitato per sbaglio la dentro, fuori pioveva e sembrava che fosse impossibile sfuggire a quella pioggia di ghiaccio. Mi sarei presa una malattia a causa di quel caffè bevuto da quella tazza dai bordi ingialliti, ma pensai che ne era valsa la pena perché ricambiai il sorriso di quel tipo e lui cominciò a parlare con me.
“Fa freddo oggi vero?”
“Si” risposi timidamente e nonostante la temperatura glaciale di quella mattina, le mie guancie s’infiammarono. Continuò a parlarmi inizialmente in modo formale. I suoi occhi erano fissi sui miei e scintillavano di promesse non dette. Io rispondevo a monosillabi, ma sorridevo, non potevo fare a meno di farlo, con la bocca, con gli occhi e con il cuore. Non volevo perdere l’occasione di aver trovato qualcosa di veramente speciale nella mia vita, non volevo volare ma non potevo fare a meno di desiderare di fermare quel momento e quell’uomo, nella mia vita. Sentivo che stava arrivando un terremoto, che qualcosa sarebbe cambiato per sempre. Desideravo che questo si avverasse, non volevo più stare sola e, allo stesso tempo, mi sentivo terrorizzata nel pensare che forse la mia vita stava cambiando, che ci sarebbe stato finalmente qualcuno con cui condividere il mio cammino. Lui continuava a parlarmi come un treno, mi raccontava del posto dov'era nato, della sua infanzia, della sua famiglia. I minuti passavano troppo in fretta. Prima di congedarci lui mi disse che sarebbe stato felice di rivedermi, io non sognavo che mi dicesse altro. Sorrisi e dissi che anche io ne sarei stata contenta e che potevamo vederci quando lui desiderava. Con un sorriso che poteva illuminare qualsiasi angolo buio del mondo mi allungò il suo biglietto da visita. Mi disse che potevo chiamarlo quando desideravo e che lui sarebbe venuto subito a casa mia a farmi una dimostrazione dell’efficacia del Vorwek Folletto, mi chiese, inoltre, se potevo dargli i numeri di telefono di altre mie amiche.
Joan Mirò Blue I,II,III 1961 |
11 commenti:
...idem come sempre !!!!!!
Un caffè truffaldino di un venditore porta a porta...;-)
P.S.
Ma nel test c'è sempre timorata di Dio...non c'è un'altra opzione?
Che venditore formidabile! Un vero incantatore... :)
Baci
ahahhahahahah
Colpa mia che mi lascio sempre incantare da due moine e mi faccio i film manco fossi una sceneggiatrice di Hollywood...
@Mark il sondaggio non è stato molto considerato, che ci sia troppa gente timorata di Dio?
ahahahah l'ammore che fa fà
Sabrina
che bel racconto, che bella storia
non esagero ma ci si potrebbe fare un film
anche uno alla Woody Allen per intenderci
Fantastica!
Ciao tesoro...come stai?tutto bene?
Muahahahaha!formidabile tesoro!
Ti stringo forte.
Un bacciuzzolo!
Grazie ragazzi, that's my life, m'imbroglio sempre fra amore e calessi...mannaggia, però vi lovvo a tutt' quann'
@Giusy sono tornata in forma, quel virus era stato più stronzino di quanto mi aspettassi, adesso sono di nuovo un leone :)
Baci
Fantastico racconto.
Mi sembra davvero di conoscerti da una vita.
Troppo the best! ;)
Inizia a piacermi questo tuo post moderno sex noir demenziale :)
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