mercoledì 25 maggio 2011

Riflessioni (così come sono venute) su Valsinha


Cos'è che scatta? Cos’è quella cosa che fa la differenza fra un amore lungo e una lunga agonia? Perché spesso l’amore o lo  si coltiva con il rispetto o lo si uccide con la noia? C’è chi riesce a rinnovarsi e chi  si lascia abbrutire entrando in un vortice di ostilità. In oriente si dice “non sposare chi ami, ma ama chi sposi”. Difficile la costruzione perché lunga, faticosa e richiede sforzi continui. La distruzione avviene  senza accorgersene, giorno dopo giorno. Scompaiono i pregi che vedevamo nell’altro e i difetti appaiono sempre più insormontabili, spesso diventano motivo d’odio.  E non parlo solo dell’amore che si respira in Valsinha. Si coltiva il rancore, si dà la colpa  delle nostre piccole mestizie all'esterno. Josè Martì in Guantanamera ad un certo punto dice: “Coltivo la rosa bianca in giugno come in gennaio, la coltivo per l’amico sincero che mi offre la sua mano, ma anche per chi mi strappa il cuore che mi fa vivere  io coltivo la rosa bianca”. Posso lavorare su me stessa, posso offrire la mia comprensione senza pretendere di capire i meccanismi della mente dell’altro. Ognuno di noi  è un mondo a parte. Credo che l’amore non sia un dono dal cielo, ma una causa da rinnovare con speranza. E’ normale allontanarsi, la separazione è un fatto doloroso ma naturale nell'esistenza. Vita e morte sono la meccanica dell’universo, la differenza sta nel lasciare andare, oltre le cose,  anche le persone, senza avere attaccamenti egoistici e evitando di coltivare risentimenti. Io voglio coltivare la rosa bianca...in Giugno come in Gennaio.

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