Questo doveva essere il titolo del meraviglioso film del 1951 di De Sica e Zavattini, ma un titolo del genere venne ritenuto fastidioso per cui fu sostituito con il più innocuo “Miracolo a Milano”. Ricordo di averlo visto la prima volta da piccola nella grande (e unica) televisione in bianco e nero in cucina, quella che stava sul carrello di vetro, che aveva solo due manopole e il tasto di accensione nel ripiano di sotto sull’alimentatore. Del film rammentavo quegli strani personaggi come il tipo che s’innamorava della statua di una ballerina o il nero che sognava di diventare bianco, all’epoca non sapevo assolutamente niente del razzismo, né conoscevo la povertà di chi vive nelle baracche e sogna un pranzo succulento composto da due uova al burro. Siccome ho buona memoria per cose forse poco utili nella praticità dell’esistenza quotidiana, tant’è che mi autodefinisco campionessa regionale delle domande rosa del Trivial, io questa pellicola l’ho sempre considerata naturalmente parte della mia vita e ogni tanto sento la voglia di rivederla. Oggi mi ha fatto sorridere aver scoperto che una delle protagoniste di questa pellicola, Emma Dramatica, fu colei che insieme alla sorella donò alle suore la villa dove io ho frequentato le scuole elementari e dove ricordavo di aver visto Nina volare. Il personaggio principale del film è il giovane Totò, un tipo che sorrideva e salutava tutti con un buongiorno, ma la maggior parte delle persone non rispondeva con lo stesso entusiasmo al suo saluto e molti non capivano cosa volesse, ma per Totò il buongiorno voleva dire esattamente che augurava un giorno buono a chiunque incontrava. Non ve la voglio far lunga vale la pena di vederlo (nel titolo virgolettato c’è il link per lo streaming). Da piccola mi colpiva la grettezza di alcuni personaggi, la loro avidità, specie di quei signori dalle lucide macchine di lusso, in contrapposizione alla bontà di Totò, alla sua sana bellissima ingenuità. Rivedendolo oggi non posso non pensare alla pioggia e alla fanghiglia in mezzo alle baracche, non posso non pensare ai personaggi della favola di Zavattini che mi sembrano non troppo distanti dalla nostra realtà. Le pellicola all’epoca suscitò polemiche, venne sia considerata evangelica e troppo conservatrice da parte dei comunisti, comunista ed eversiva da parte dei conservatori. Io la trovo un capolavoro del neorealismo e il neorealismo nel cinema italiano fu come il rinascimento per la storia dell’arte, grandi maestri, produzioni meravigliose che risplendono al di la del tempo. Questa storia fu scritta alla fine del ventennio fascista, la pellicola venne poi girata nel dopoguerra, in un periodo nero per l’economia dove le baracche c’erano sul serio. Le risate, il disincanto che nasce dal cuore, il prendere in giro le nostre caratteristiche, sono ingredienti presenti in Miracolo a Milano e sono caratteristiche di sana umanità. Qua si evidenzia l’avidità, l’ingordigia, la bontà, l’unità, la voglia di sognare, di costruire un futuro migliore e poi .... si vola!
Buona visione.
Ci basta una capanna per vivere e dormir. Mi basta un po' di terra per vivere e morir. Chiediamo un paio di scarpe ed anche un po' di pan ... A queste condizioni crederemo nel doman.
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