Da Portella della Ginestra a
questa mattina a Brindisi la sensazione è quella di sentirsi aspirati da un
buco nero fatto di menzogne da cui sembra impossibile balzare fuori. E’ come se
fossimo stati risucchiati da una materia non materia fatta di male, di nero,
d’insensatezza. Quella stessa materia di cui sentii l’odore la notte del 27
Maggio 1993 a Firenze quando una bomba
sventrò la torre dei Georgofili e che ho risentito la mattina del 13
Dicembre scorso in piazza Dalmazia. Una materia, che mi accompagna fin dalla nascita, fornita di tentacoli lunghi
corredati di malavita più o meno organizzata, di servizi deviati, di stato a
servizio di superpotenze, di chiesa e poteri occulti, di brigate rosse e
brigate nere, logge massoniche e strutture paramilitari. La stessa materia il
cui elemento principale è quello che Hannah Arendt chiamava “la banalità del
male”, l’ingrediente che ha percorso, e percorre, il nostro pianeta fin dalla
notte dei tempi e che è armato dai tre veleni di collera, stupidità e avidità,
ingrediente che in mano ai fanatici diventa morte e distruzione, violenza.
Questa sostanza è costituita dalle sostanze che abitano i livelli più bassi
dell’animo umano. Buchi neri, sempre troppo neri quelli di piazza della Loggia,
della strage di Bologna, delle stragi di stato, delle stragi di mafia. Buchi
neri che inghiottiscono nel mistero la vita di Emanulea Orlandi, le vite dei
passeggeri del DC9 e quelle della Moby Prince. Giovanni Falcone una volta
disse: “Chi tace e chi piega la
testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore
una volta sola.” Il buco nero vuole farci piegare la testa, vuole farci morire
da vivi.
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