Era un giorno come i tanti che precedono il Natale. Faceva molto freddo e la gente si apprestava ad andare al mercato. A quel tempo molti avevano perso il lavoro insieme all’illusione di un roseo, seppur pallido, futuro. C’erano signore impellicciate con le facce botuliniche e faccendieri spietati che facevano il bello e cattivo tempo, loro non temevano la crisi, trovavano sempre il modo per arricchirsi, erano avidi e non si facevano nessun problema a schiacciare la vita dei molti poveracci se ciò poteva renderli ancora più facoltosi e influenti. Questi personaggi erano i gestori delle bancarelle. La gente comune viveva nei sobborghi della piazza ed era divisa in chi s’illudeva di diventare simile ai potenti, chi era parecchio incazzato, chi, ormai, viveva nell’indifferenza e chi nella disperazione più nera. L’ora dell’apertura era vicina e le contrattazioni si tenevano in gran segreto, si facevano grandi promesse e grandi rassicurazioni. Ognuno metteva nel piatto quel che voleva pur di arrivare al suo scopo, gli ideali non esistevano più, l’illegalità regnava imperante sulle compravendite. Certo è che molti trafficanti avevano la faccia come il culo e pur di giustificare la propria strategia di marketing facevano delle enormi e inutili arrampicate sugli specchi. Ma c’erano sempre gli illusi su cui poter contare e loro lo sapevano benissimo. Alcuni però, che si definivano meno disonesti di altri, speravano in una rivalsa e si misero a predicare quanto fosse giusto avere un mercato più corretto e solidale, più libero e onesto. Avevano denunciato l’indecenza di certi affari e la villania di molti venditori anche se, un tempo non lontano, erano loro complici . Pensavano di poter estromettere il boss, che da anni troneggiava su tutti, il quale si era conquistato il podio a suon di ricatti menzogne e collusioni con i peggiori gangster del pianeta. Per far si che questo potesse accadere progettarono un piano e si misero a cercare, freneticamente, sostenitori all’interno della piazza. Nei giorni precedenti si potevano osservare mentre parlottavano fra loro. Progettarono alleanze realizzando equilibrismi che mai si erano viste, neppure nei migliori circhi del mondo. Sembrava tutto pronto per l’ora della grande rivalsa. Giunse finalmente il momento di levare le coperture ed esporre gli articoli. Avrebbe vinto chi sarebbe riuscito ad incassare più degli altri. I mercanti cominciarono a parlare ad alta voce elogiando le peculiarità di ciò che mostravano. Nel fare questo, non mancavano di ridicolizzare, anche usando improperi, le bancarelle avversarie. Insomma c’era un gran chiasso e parecchi sempliciotti rimasero confusi in tutto quel casino. I mercenari facevano spericolatissime affermazioni. Dichiaravano, senza impudenza, di avere prodotti miracolosi e la panacea di tutti i mali del mondo. La cosa curiosa era che ancora molti ci cascavano, nonostante gli effetti negativi e le controindicazioni fossero visibili anche agli occhi dei bambini miopi. Presenziavano i soliti truffaldini che vendevano stereo con i mattoni dentro e tv al plasma senza schede funzionanti. Gli onesti erano una piccolissima minoranza, quasi impossibile da riconoscere in quella baraonda. Cominciò la conta degli incassi, i sovversivi erano sicuri del fatto loro, lo champagne era pronto nei secchielli con il ghiaccio, essi sapevano di poter contare sul largo consenso della plebe. Una volta usciti dalla piazza avrebbero camminato fra la gente comune pavoneggiandosi della vittoria e promettendo cose che regolarmente non avrebbero mantenuto. I conti furono fatti e fu immediatamente evidente che qualcuno non aveva rispettato i patti e che, alla fine, si era alleato con il boss. Erano pochi ma quello ridottissimo pugno di venditori riuscì a far pendere ancora il piatto della bilancia in favore del tiranno del mercato. Ci fu una gran ressa, volarono improperi come vola il polline a Maggio. La gente era atterrita, non ne poteva più di questi che si arricchivano alle loro spalle, scesero per le strade e manifestarono il loro dissenso e il loro schifo verso questi piazzisti senza scrupoli. Il risultato fu che chi doveva difendere la legge picchiò i buoni, i cattivi festeggiarono la loro vittoria facendo grandi feste dove il viagra scorreva a fiumi e dove si consumavano strani riti tribali originari dell’Africa orientale. Gli altri, i venditori che avevo cercato di sovvertire l’ordine della piazza, tornarono a casa a testa china. Era il 14 dicembre 2010 e tutto sembrava rimanere sospeso in quella surreale anormalità.
1 commento:
Bello questo ritratto natalizio,al profumo di cardamomo e bunga_bunga caramellato...
- UmiciU for you -
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