venerdì 24 giugno 2011

Vuelvo al sur


Rieccoci con la legge bavaglio … Non so voi ma  a volte mi sento molto stanca di questa  megagalattica presa di giro da parte  della classe politica e  di buona parte dei media. La mia testa vuole fuggire, lo sento dal male che mi fa, dall’orecchio destro che mi dà fastidio, dal mio naso tappato, dalla mia voce bassa quasi quanto me.  Allora penso ai sogni di queste notti con abiti da sposa, alla mia Colette che mi aiuta a districare il nastro, al farneticante cavaliere buono che stende il suo mantello per facilitarmi il cammino. Ho fatto un viaggio  strano ieri sera, mi hanno guidato  in un luogo dove  cercavano di contenere la follia, la follia anche nei bambini, la follia controllata da chi non si abbassava ma decideva  della vita degli altri da corridoi di camminamento posti in alto. La follia di chi in nome di Dio picchiava e torturava. La follia  dei parenti,  la follia dei poliziotti, la follia dei potenti che rinchiudevano i diversi e gli scomodi. Ma se torno appena indietro di qualche ora mi rivedo a parlare con due donne, amiche  fin dai banchi di scuola, due ragazze poco più grandi di me che elogiano la diversità e si battono affinché ogni bambino posso coltivare la sua propria identità. Mi sento fortunata, mi rivedo e vedo una diversa possibilità, quella che io non ho avuto, è una riconquista la mia che mi  commuove. Riavvolgo ancora un po’, sento il brusio della folla e la mia ansia di  amore malata. Risento parole che mi hanno fatto male, che dipingono un mio comportamento distruttivo, vorrei cancellarle, mi feriscono e non riesco ancora a rimediare serenamente alla mia stupida, egoista emotività. Perché su quel nastro c’è anche  qualcosa che mi ha cambiato da qualche mese, c’è una ruga che dagli occhi meravigliosi e scintillanti arriva fino allo zigomo, c’è un sorriso e c’è stato un giorno speciale e non capisco se  io sia innamorata del protagonista o  di quel giorno, so solo che nella mia testa nessun’altro c’è.  Sento ancora delle musiche, sento  i miei  fratelli, chi ho amato e amerò sempre perché inseguiamo insieme le farfalle, inciampiamo, ci sbucciamo le ginocchia ma  ci riproviamo solo perché correre ci da gioia. Su questa cassettina ci siete anche voi, c’è il viaggio  che da Ottobre sto facendo in questo  mare, siete qui  con me, ognuno con il proprio talento, la propria  unica creatività, mi state arricchendo di  grande musica. Io vado in vacanza, starò via solo un po’, ci leggeremo al mio ritorno
(in altri tempi ci avrebbero rinchiuso, tutti! W la libertà!)

giovedì 23 giugno 2011

Ai quem me dera

Eppure ci provo con la biro e con la pazienza che avevo in quegli anni, ma questo nastro si riavvolge male e a questo punto non so se mi convenga mandarlo ancora un po’ indietro … Ricordo che mio fratello ne tagliava un pezzo e poi, con precisione millimetrica, ci metteva sopra del nastro adesivo. Ma io ho paura a tagliare, non vorrei buttare via qualcosa di prezioso. Potrei provare a distenderlo e cercare di lisciarlo delicatamente con le mani e poi provare di nuovo ad arrotolarlo, vorrei ancora sentire, ma temo di non avere tutto questo spazio per questa operazione. So che non è tutto perso, la prova, seppur smontata in parti, è nelle mie mani. Non è poi così danneggiato, è solo rimasto un po’ impigliato, ma non è stato mangiato, non si è spezzato. Mi dico che devo concentrarmi e non pensare ad altro, se ce l’ho fatta a levare quelle piccole viti a non perdere niente posso recuperare ancora qualcosa, volesse il cielo …

 


mercoledì 22 giugno 2011

L'oroscopo dell'estate 2011 by la Divinatrice Sabrarola

Ariete Avete perso la prova costume, non avete i soldi per le ferie e la vostra fidanzata ha già prenotato un viaggio alle Maldive con il vostro migliore amico? Non tutto è perduto, potreste riprendere un po' di tempo per voi e tinteggiare gratuitamente il mio appartamento, lo faccio per il vostro bene lo sforzo fisico vi distrarrà dalle vostre misere esistenze.

Toro Quando mi piacete così  veri e passionali. Siete in cerca di un amore? Di una calda passione estiva? Se aitanti e ben dotati potrete tranquillamente prenotare una previsione a casa mia,  telefonatemi! Se bruttini lasciate fare, tanto siete sfigati e sfigati rimarrete

Gemelli Ambivalenti e questo la dice lunga sul vostro fascino. Potreste portare fino in fondo i vostri obbiettivi ma non dimenticate mai di togliergli il tappo.

Cancro Poveretti

Leone Segno impavido, di fuoco (e di fuoco il Leone?...si si ho controllato su astrakan.org) Se donne rimorchierete i  soliti camionisti sulla statale, se maschi, atletici, etero e disponibili vi attendo per i consueti approfondimenti (come le volte scorse: io faccio la padrona, voi gli  schiavi...ho ancora da fare il cambio degli armadi)

Vergine Sfigate

Bilancia E il segno di questa estate, tutti vorrebbero misurarsi con voi ma vi temono

Scorpione Il segno più sensuale dello zodiaco (non per vantazione ma ascendo scorpione dalla punta dei capelli alla cima dei miei piedi tempestosi). Questa estate avrete degli incontri interessanti, intanto potreste iniziare a rivedere il vostro look specchiandovi nei magici vetri della Divinatrice Sabrarola, se ciò che  vedete non è chiaro  nello sgabuzzino troverete il Glassex e la carta di giornale

Sagittario Io non vi ho mai capiti e francamente non me n'è mai fregato molto di voi

Capricorno Un segno, un destino, per quanto  facciate gli splendidi non potete sfuggire a quello che la vita vi ha riservato. Potreste limitare i danni cominciando ad amare la terra e rispettarla, per questo v'invito  al corso fai da te che si trova esattamente nel mio giardino, la zappa e la vanga sono  nello scantinato. Vedrete germogliare qualcosa di più bello che le vostre tipiche escrescenze frontali.

Aquario Vi ho sempre invidiato, voi pieni di energie, iniziative, voi così belli e  creativi....mi dispiace ma la vostra sarà un'estate di merda                                                                                       :D

Pesci Questa sarà la vostra estate, potrete godere della L'Una in contrapposizione ad Ur'Ano, per il resto, de gusti bus (il n° 14 porta a Careggi, li c'è la Neuro, spesso continuo con le mie divinazioni li, nella camera imbottita e insonorizzata, per favore, se passate a trovarmi ..slegatemi! )






per l'utente anonimo/a

Utente anonimo/a che ti diverti a trolleggiare (male) fra i vari blog e offendi me, la mia famiglia e i miei colleghi amici bloggers ci spieghi i motivi delle tue azioni?  Guarda tutti possono aprire un blog, perché non te ne fai uno tutto tuo dove poterti sfogare? Noi te lo consigliamo di cuore, questo ti permetterebbe un confronto reale. Ce la puoi fare? Dai su almeno provaci ;) Anche se a differenza tua riusciamo (e ammetto le mie carenze)  ad articolare un discorso senza offendere nessuno, nemmeno la grammatica della nostra bella lingua, tu puoi lo stesso appartenere a questo vastissimo mondo, poi ognuno ha e avrà quel che merita. In bocca al lupo

martedì 21 giugno 2011

Baby look at me (Gene)


Quando uscivo da  scuola pregavo sempre che l’autobus non fosse in ritardo e di non trovare traffico. Non potevo arrivare a casa tardi e perdermi l’inizio si “Saranno Famosi”. L’emozione iniziava intorno alle 14:00, a quel punto la mia generazione veniva redarguita dalla signorina Grant che ci diceva che i sogni ambiziosi si pagavano col sudore (al giorno d’oggi, grazie alle prestazioni sessuali  molte persone non solo trovano il successo nelle televisioni e nel cinema, ma questo particolare tipo di sudore fa spalancare anche le porte dei poteri della politica .. sono felice di appartenere ad un altro periodo seppur sembra distante di ere geologiche).
 I protagonisti della serie tv tratta da Fame di Alan Parker erano tutti ragazzi ricchi di talento e dai visi belli e normali come purtroppo non si vedono più nei programmi televisivi. Io, come la maggior parte delle ragazze della mia età, ero innamorata di Leroy Johnson. I suoi lineamenti ricordavano quelli degli antichi egizi, aveva un fisico da ballerino estremamente armonioso, un sedere da urlo e un sorriso che ti arrivava dritto al cuore. L’attore che lo interpretava si chiamava Gene Anthony Ray, un ragazzo di Harlem con uno strepitoso talento naturale per la danza. Leroy come Danny, Dorothy, Bruno o Coco li percepivamo quasi come fossero nostri compagni di scuola con cui condividere sogni, sorrisi e pianti. Per me fu quindi naturale, una sera d’estate, riconoscere per strada Gene Anthony Ray e passare una serata con lui. Eravamo nel 2000 e stavo passeggiando in centro con una mia amica quando un ragazzo americano ci fermò per chiederci se c’erano ancora posti aperti dove poter andare a bere, ci  voltammo per rispondere quando ci accorgemmo che con quel ragazzone dall’aria da scout c’era uno dei nostri eroi dell’adolescenza. Leroy era visibilmente sciupato, aveva una pancia piuttosto prominente, non era molto curato, ma il viso, la sua pettinatura erano quelle che conoscevamo da tantissimi anni. Alloggiava in ostello, in pratica faceva  una vita da barbone. Era un giovane uomo che aveva percorso la strada della sua vita come se si trovasse sulle montagne russe e noi lo incontrammo nella sua ultima discesa. Cominciammo a parlare come fosse la cosa più naturale del mondo, il ragazzo che era con lui sembrava volesse prendersene cura, Gene ormai era borderline, ma nonostante questo ci raccontò dei suoi progetti per il futuro e dei suoi amori passati. Rammentammo insieme gli episodi e i personaggi di Saranno Famosi come se anche noi avessimo realmente frequentato quella scuola d’arte, accennammo delle canzoni e dei passi di danza, poi lui  si fermò, ricordo benissimo che eravamo in Piazza Del Carmine, ci disse che era il suo 38° compleanno e che gli mancava la sua famiglia, ci stringemmo tutti e quattro in un abbraccio. Passammo un paio d’ore insieme e poi riportammo i ragazzi all’ostello. Nei giorni successivi tornammo a cercarlo, ma non riuscimmo più a trovarlo. Si susseguirono notizie circa i suoi avvistamenti  in varie parti d’Italia e venimmo a sapere di un paio di sue comparsate  in tv.  
Morì non molto tempo dopo.

Non scorderò mai i giorni magici della mia adolescenza quando facevo le corse per ritrovarmi con i ragazzi di Saranno Famosi, non potrò mai dimenticare il sorriso di Gene Anthony Ray, che nonostante la sua devastata esistenza, era rimasto un cancello aperto sul cuore

Fame I’m gonna live forever, baby remember my name, remember remember remember…

Ultimissime dal Corriere!


Le Curvy  sono tornate di moda ma attenzione vanno attentamente selezionate e  abbinate ad accessori trendy. Melania è stata uccisa dal marito, Sarah dallo zio, dalla zia e dalla cugina, mentre su Yara stanno ancora scandagliando il DNA, ma non vi preoccupate ci terranno informati. La Lega vomita merda sulla costituzione e a farlo sono ministri della Repubblica. Mora chiude l’harem delle zoccolette, ha fatto bancarotta, ora tutte quelle poere fihe si  sentiranno sperse senza il pappa per il papi, ma finché c’è Fede c’è esperanza d’escobar.  La Rai sceglie  di fallire, ma la colpa è dei comunisti e questo bambino che mi sono mangiata ieri sera non riesco ancora a digerirlo … s’invecchia e il guaio è che  sono una sconsiderata con kg in eccesso,  non mi faccio di botox e sono pure bassa! ♫♪♫ Oh amore mio sapessi com’è strano mentre siam disoccupati quelli pensano di trasferire i ministeri … a Milano.  Perché Roma è ladrona e allora hanno il diritto di rubare anche loro perché se la legge è uguale per tutti c’è chi da noi è un po’ più uguale di tutti, cribbio! Meno male che abbiamo le foto della Minetti a Formentera mentre i dubbi ci assalgono riguardo alla Libia, Gheddafi si è un dittatore, ma bisogna pur fermare questa scocciatura dei migranti in mare, che poi approdano sulle spiagge a turbare la  prova costume per cui molti si preparano, da mesi,  con sacrifici, di cui "loro" non si rendono minimamente conto...E se poi si arenasse un cadavere? No meglio tenerli nel loro paese, a marcire nei centri o a morire per fame e per guerra, anzi meglio non rammentarli proprio, se non li nominiamo loro non esistono. La Grecia è in crisi ma anche noi c’abbiamo i cazzi nostri. P2, P3, P4 chi P ne ha P ne metta! Ora è tempo di leggerezza, di amori  estivi fra vipponzi e  le classi digerenti, ma se proprio proprio vengomo a galla altre  rogne sono sempre pronti a distrarci ritirando fuori la Franzoni e Cogne. 

Pensami ♥

Avrei voluto amarti
ma non volevo distrarti
dalle tue cose e dal tuo lavoro
chiamandoti continuamente “caro mio, tesoro”
Mi sono messa in disparte
dandomi anima e corpo all’arte
lasciandoti libero di continuare
aspettando il tuo tempo per potermi amare
Poi il tempo è passato
e non mi hai più chiamato
nell’arte io mi sono affermata
ma del tuo amore non mi sono scordata
Ora che sei qui presente
che mi vuoi col corpo e con la mente
ti confesso che ho poi speso il mio ardore
con Vincenzo De Prittis, dell’arte il mio professore 

domenica 19 giugno 2011

La Foule


Ancora un po’ arranco.
Sono frullata in un vortice di voci.
        Ma io chi sono? Cosa sono? Com’è che mi sto perdendo?

Mi sento  stordita.
                         Dove si sarà cacciato il metro con cui misuravo le mie poche certezze?
Ma io sono  CIPRESSA, questo vento può solo farmi oscillare, non è così?
Penso ad una fuga tattica, ma questa folla mi strega e rimango imprigionata su questa strada, rido,  ballo ma non vedo vie di uscita perché  ho solo voglia di abbandonarmi a questo delirio di folla…folla, follia, folle,  le folie mort…
Dove sono finita?
Finita … io non sono finita, sono in eterno definire.
Dicono che chi si ferma e perduto e io mi sono sola un po’ smarrita in questa folla.
Mi perdono, me lo devo.
 




sabato 18 giugno 2011

Rosso




Immenso e rosso
 Sopra il Grand Palais
 Il sole d'inverno viene 
 E se ne va

sentire quelle parole dalla tua bocca mi fece andare il cuore in gola, non pensavo che molte persone conoscessero quella poesia di Jacques Prévert, figuriamoci  se pensavo di sentirla da te.  Ti ritenevo una persona inconsistente, la classica donna che si da’ all’arte per apparire  diversa, emancipata.  Ti avevo visto da lontano con quel vestito rosso, forse un po’ troppo vistoso, ma che ti stava divinamente sulla tua pelle bianca e i tuoi capelli neri. Non volevo fermarmi a sentire  la classica pippa teatrale, non era nei miei programmi, ma fu proprio quel colore che portavi su di te con quella naturalezza ad attrarmi. Non mi piacevi, non amo le donne che si mettono in primo piano, le preferisco in disparte e leggermente dimesse. Per me le donne non dovrebbero mai portare colori troppo accesi, involgariscono. Ho sempre sostenuto che le donne che recitano o che cantano lo facciano quasi sempre per darsi delle arie, perché sono fallite in altri aspetti della loro misera esistenza e allora s’illudono di  sentire il richiamo dell’arte vibrare nelle loro corde e spendono tempo in corsi, scuole per poi  propinarci le loro lagne. Tu poi avevi anche una voce bruttina, sgraziata e che c’entrava con la poesia  Dio solo lo sa.  Ma non riuscivo a staccarti gli occhi di dosso. Ti guardavo quando con passo esitante  ti dirigesti verso il microfono su quel palco improvvisato in quella piazzetta sotto il sole di Giugno e, nonostante il cicalio della folla cominciasti a leggere:

Immenso e rosso
 Sopra il Grand Palais
 Il sole d'inverno viene
 E se ne va

 Come lui il mio cuore sparirà
 E tutto il mio sangue se ne andrà
 Se ne andrà in cerca di te
 Amore mio
 Bellezza mia
 E ti ritroverà
 Là dove tu sarai

Recitavi accompagnata da un chitarrista noioso, troppo concentrato su se stesso, ma a  te non  interessava e non facevi neppure caso al  rumore di chi passava  accanto parlando ad alta voce come se tu non esistessi, come se il tuo spettacolo non esistesse. Ogni tanto  sembrava che muovessi piccoli passi di danza, così, per far oscillare il rosso del tuo vestito.  Non eri così superficiale come avevo creduto, ero stregato e rimasi in attesa della fine della tua performance per poterti avvicinare. Ricordo che provavo una certa emozione e mi sentivo spiazzato dalla tua presenza, ma non potevo farmi sentire insicuro, non io. Dovevo trovare il coraggio, ormai sapevo quello che volevo e sorridevo all’idea di quanto  fossi stato stupido a immaginarti come una  donna sciatta. Mi avvicinai a te e sfoderando il migliore dei sorrisi che potessi mostrare ti dissi soltanto: “Divinaaaa! Dio mio quel vestitoooo, lo voglio lo voglio e lo voglio!”
El Sol Rojo Joan Mirò 

venerdì 17 giugno 2011

Janis Joplin


I primi due dischi che ho comprato in vita mia sono stati il “Concerto a Milano (1969)” di Joan Baez e "Janis Joplin’s Greatest Hits". Joan Baez l’ascolto di rado, pur ammirandola ancora, mi annoio a sentire un suo disco per intero, ma Janis è li incisa nel mio cuore come lo è dai tempi della mia adolescenza.  Non credo che ci sia stata un’altra cantante al mondo capace d’interpretare il disperato bisogno di affetto di chi soffre di vuoti di amore. Lei è la colonna sonora delle donne che amano troppo, la sua voce  dolce, forte e amara ha un’intensità che solo le più grandi cantanti di blues avevano.  La musica non è musica senza  Janis. Lei è la colonna sonora della mia vita sentimentale, allora come oggi.  Forse perché come lei mi sono sentita poco incline agli ambienti formali, forse perché ho sempre  avuto il bisogno di gridare chi ero, di affermare la mia unicità, di ribellarmi, di urlare la mia rabbia, la mia disperazione. Lei non si era sentita  accettata da ragazzina nella sua Port Arthur, io  nella mia Tavarnuzze da ragazzina non avevo amiche femmine, andavo d’accordo solo con i maschi perché non seguivo mode e cose simili. Lei amava il blues e all’epoca una ragazza bianca che amava quel genere era una rarità. Ascoltava le grandi maestre come Bessie Smith, Odetta e Big Mama Thornton la stessa che disse, a proposito della Joplin: “Questa ragazza prova le stesse cose che provo io”. Io canto, amo farlo e ho cantato musica afroamericana per tantissimi anni e cantato diverse canzoni di Janis ma rimane impossibile per me, e credo per chiunque altro, dare quell’altruismo che forse è dovuto alla nudità dei sentimenti che Janis ha saputo donare. Eppure aveva solo 27 anni quando  è morta, io a quell’età ero si stata delusa ma insomma, in confronto a quello che ho vissuto poi dopo all’epoca ero più o meno nel mondo (un po’ più tossico) di Candy Candy.   Janis era folle, amava ostentare un look pieno di eccessi, ed eccessiva era la sua vita fra alcol, droghe e sesso. Lei voleva essere amata, da uomini, donne non importava, aveva  continuamente bisogno  di  affetto,  si sentiva e lo si vedeva  nei suoi concerti quando chiamava sul palco il pubblico e  lo invitava a cantare con lei: “Take another little piece of my herat now baby!”. Ora che ho quasi 43 anni  sento un misto di amore e infinita tenerezza nei suoi riguardi.  Piango ancora  quando la sento gridare  loooove  verso il finale di One night stand. Non è che sento su di me le maledizioni sentimentali del mondo come prima, anche se arranco ancora in questo mare, ma mi lascio far scorrere le lacrime ascoltandola e avrei voglia di abbracciarla e poterle dire che  siamo tantissimi ad amarla da sempre e che ci piace perché è strana, è vera e perché  non ci sarà mai nessuna come lei a dar voce ai nostri sentimenti … to love somebody to love somebody …


giovedì 16 giugno 2011

Renato♪♫♪ (cover)

Abbiamo un'altra nuova occasione 
per ricordar una vecchia canzone
L'originale qui ho postato 
e con Mina impariam  l'aria di Renato

Adesso con la dovuta attenzione 
cantiam a lui  questa nuova versione


Renato Renato Renato
il precariato tu hai colpito
Renato Renato Renato
senza il Berlusca non vivi più.
Renato Renato Renato
a risponder sei stato invitato
Renato Renato Renato
e ci hai coperto d’infamità.
Scommetto che nessuno è vile come te
però chissà perché dimostri rabbia a me
se tu ti dimettessi per decenza sì
io non sarei ridotta così.
Renato Renato Renato
così piccino e maleducato
Renato Renato Renato
in parlamento ti fai tuoi film.
Scommetto che nessuno dorme come te
però chissà perché te la rifai con me
se tu ti dimettessi per decenza sì
io non sarei ridotta così.
Renato Renato Renato
il dipendente tu hai stremato
Renato Renato Renato
vorrei vivessi d’instabilità.
Renato Renato Renato
le tue parole sul precariato
Renato Renato Renato
si ritorceranno tutte su di te
Renato Renato Renato
la gente onesta hai diffamato
Renato Renato Renato
il ben servito arriverà per te.
Renato Renato Renato
il modo stronzo in cui tu hai agito
Renato Renato Renato
la fine è prossima anche per te





qua la splendida interpretazione di Lello Vitello:
http://www.lellovitello.it/canzone-renato.htm

martedì 14 giugno 2011

Sven, Rebecka, Britta e le altre

Sven si era stancato di ritrovarsela sempre davanti.  Britta, per quanto si presentasse sempre bella e invitante, non lo soddisfaceva più. Pensare che era arrivata a casa sua solo da un paio di anni. Lui,  inizialmente,  se ne sentiva appagato, lei era alta slanciata, chiara e dalle forme invitanti. Sven la vide fra altre e volle farla sua in tutti i modi. Grazie al suo fascino, con un minimo di trattative la porto con sé.  Arrivati a casa non volle perdere tempo e cominciò a toglierle tutto e, come un animale famelico, cominciò a montarla e finì solo quando, esausto, vide che lei era completamente esaudita. Passarono i giorni, l’inverno a Uppsala era buio e interminabile e benché Sven si pregiasse oltre la presenza di Britta, anche di quella di Helga, Ingegärd e Ulla, non si sentiva mai pienamente soddisfatto. Lui voleva essere il primo a prenderle e a farle sue, non aveva mai preso in considerazione di averne già pronte e ormai passate da mani altrui. Si eccitava solo nella conquista e raggiungeva l’estasi unicamente quando riusciva a portarle a casa  e le lasciava spoglie, pronte ad essere unite grazie alle sue mani esperte e sapienti doti di amatore del genere. Sven era sposato con Rebecka da venti anni,  si erano conosciuti da adolescenti e avevano condiviso le loro passioni.  A loro piaceva fare l’amore sopra la fitta moquette rosa antico del loro salotto con in sottofondo il sax di Gato Barbieri.  Lui era un vero stallone, alto, biondo e muscoloso, con mani forti che sapeva guidare sapientemente sul corpo di Rebecka, poi di Helga e le altre. Sue moglie lo lasciava fare e non per paura di perderlo, ma perché  al principio anche lei si sentiva particolarmente eccitata nel vederlo all’opera con le altre presenze  in quella casa. Solo che quell’ambiente ormai cominciava ad essere  stretto per tutte e Rebecka era pur sempre la sua fedele compagna,  la sua pazienza cominciava a cedere. Per cercare di comprendere quella febbrile ansia lei stessa aveva provato a mettersi nei panni di del marito. Si era recata nel solito posto in cui lui rimorchiava le altre e li intravide Hilda, bellissima e le sembrava perfetta per poter cominciare quella sua nuova avventura.  Entrarono in casa mentre Sven era al lavoro e goffamente cominciò a toglierle tutto da dosso, poi  se la ritrovò davanti nuda e impassibile. Provò, come aveva visto nei filmini di suo marito, a fare quelle mosse che credeva fossero giuste per soddisfare  e completare la sua volontà. Ma, nonostante il tentativo si dovette arrendere e comprese che non poteva andare contro la sua natura. Mentre cercava di congedarsi da Hilda e nascondere le prove di quel randez-vouz, Sven rientrò improvvisamente in casa e la sorprese con l’attrezzo vibrante in mano e la faccia completamente rossa di vergogna. Hilda se ne stava distaccata in un angolo del salotto, Rebecka temeva l’ira del marito invece negli occhi di Sven riapparse quel lampo di eccitazione che non si vedeva ormai  da troppo tempo. Si tolse velocemente il cappotto e, sotto gli occhi stupiti della moglie, prese l’attrezzo e si mise su di lei a montarla. Una volta raggiunto lo scopo pareva davvero esausto e appagato, ma all’improvviso si girò verso la moglie, che era rimasta immobile ad osservare la scena, e  con tono severo le disse: “Cara, guai a te se  andrai di nuovo  a comprare una qualsiasi libreria all’Ikea senza il mio permesso!”

lunedì 13 giugno 2011

SI SI SI e Si

Hanno vinto le persone oneste di sinistra, di destra o di nessun orientamento politico, persone che credono che l'acqua debba rimanere un bene pubblico, persone che non voglio vivere il pericolo dell'energia nucleare, perone che credono che la legge debba rimanere uguale per tutti. Ha vinto la rete, i bloggers, insomma tutte le persone che si sono spese con il cuore per far capire l'importanza di questo referendum. Hanno vinto le persone anziane,  malferme che sono volute andare a votare a tutti i costi. Hanno vinto le persone che hanno disseminato il paese di manifesti e di bandiere, ha vinto oggi una bellissima Italia. 

La Pissera


“Dicesi pissera con valutazione negativa, la donna mediocre di ogni età, sposata o nubile, di solito non molto dotata fisicamente, la quale, aspirando ad essere considerata brava, s’impone comportamenti, modi, abbigliamento, scelte particolari, e si presenta come modello di virtù femminili, che possiede però solo in parte limitata. Allo stesso modo si conforma ai difetti apprezzati dalla società, della quale assume i gusti, esaltandoli nella mediocrità e combinandoli sapientemente” Postfazione di Carlo Lapucci del volumetto “La Pissera”  di Rosaria Lo Russo, Maria Pia Moschini e Liliana Ugolini (Edizioni Ripostes)

Per quanto questa parola sia usata solo nella provincia fiorentina “La Pissera” è l’ennesima piaga che  investe l’intero pianeta e temo anche altri pianeti compresi quelli degli universi paralleli, obliqui e perpendicolari.  Possiamo definire questa tipologia di femmina umana una  MG sprovvista d’intelligenza. Fisicamente non bella, né brutta, non  presenta nessuna caratteristica che la possa rendere particolarmente unica o attraente.  La sua personalità somiglia a quella di un’ameba ma con meno brio.  Se le si chiede una qualsiasi opinione su qualsiasi argomento la Pissera non è capace di esporre alcun  ragionamento che preveda una sua benché minima presa di posizione.  Tale donna è ovviamente priva di senso dell’umorismo, ma nonostante tutto, ride alla minima occasione. Lei aspira ad essere interessante,  per questo infarcisce la sua misera esistenza con fiocchini, cuoricini, fiorellini e altre leziosità. Se iscritta a facebook  è facilmente individuabili come postatrice compulsiva di link adolescenziali sia che abbia 15, 20, 30, 40, 50 o 60 anni.  La Pissera è senza tempo, potrebbe apparire come essere angelico, puro, una buona, in realtà si muove spinta da  invidia per chiunque riesca ad avere ½ neurone più funzionante del suo. Come scrive Lapucci, ella si presenta come modello di virtù,  è la brava madre della famiglia cuore, è la vice cheerleader, e la compagna di scuola né brava né cattiva, ma che con il suo “non dare mai fastidio” se la sfanga sempre con i professori.  E’ la compagna ideale del  Tuttologo, ha una casa sempre in ordine,  macchina pulita e infarcita di peluche e cd di Laura Pausini.  Seppur laureata la sua cultura rimane ai livelli della rivista Intimità e del forum alfemminile.com.  Non mostra ambizioni anche se nel suo profondo sogna in realtà di essere presa  da mandinghi  corredati d’inusitata dotazione sessuale. Non ha ideali, passa per una  brava persona, ma non partecipa mai attivamente alla lotta per la giustizia sociale. Non si altera, non s’infervora, vive in una realtà tutta sua  e non capisce come le persone possono essere diverse dagli standard che lei riconosce come giusti e indiscutibili.  La pissera vive in mezzo a noi e purtroppo, per quanto possiamo confidare nelle nuove scoperte riguardo alla genetica, al  momento non è  stato trovato  alcun rimedio per sopprimere  questo abominevole  flagello naturale. Anche per questa ragione  si stanno costituendo in moltissime parti del pianeta gruppi segreti di auto/aiuto e speriamo che nessuna di loro riesca ad infiltrarsi anche in questi luoghi, questa è la nostra ultima e, al momento unica, speranza.  

sabato 11 giugno 2011

O Que Será di Chico Buarque




O que será que me dá
Che sarà che mi accade
Que me bole por dentro, será que me dá
Che mi agita qui dentro, sarà che mi accade
Que brota à flor da pele, será que me dá
Che sorge a fior di pelle, sarà che mi accade
E que me sobe às faces e me faz corar
E mi viene sulla faccia e mi fa arrossire
E que me salta aos olhos a me atraiçoar
E che mi salta agli occhi e mi fa tradire
E que me aperta o peito e me faz confessar
E che me stringe il petto e mi fa confessare
O que não tem mais jeito de dissimular
Quello che non è più possibile dissimulare
E que nem é direito ninguém recusar
E che neanche è diritto di nessuno rifiutare
E que me faz mendigo, me faz suplicar
E che mi fa mendico, mi fa supplicare
O que não tem medida, nem nunca terá
Che non ha misura, né mai ce l’avrà
O que não tem remédio, nem nunca terá
Che non ha soluzione, né mai ce l'avrà
O que não tem receita.
Che non ha ricetta
O que será que será
Che sarà che sarà
Que dá dentro da gente e que não devia
Che accade dentro di noi e che non doveva
Que desacata a gente, que é revelia
Che ci insulta, che è ribelle
Que é feito uma aguardente que não sacia
Che è fatto come un’acquavite che non sazia
Que é feito estar doente de uma folia
Che è come essere malato di una pazzia
Que nem dez mandamentos vão conciliar
Che neanche i dieci comandamenti riusciranno a conciliare
Nem todos os unguentos vão aliviar
Né tutti gli unguenti potranno guarire
Nem todos os quebrantos, toda alquimia
Né tutti i malocchi, né tutta l’alchimia
Que nem todos os santos, será que será
Neanche tutti i santi, sarà che sarà
O que não tem descanso, nem nunca terá
Che non ha riposo, né mai ce l’avrà
O que não tem cansaço, nem nunca terá
Che non ha stanchezza, ne mai ce l’avrà
O que não tem limite.
Che non ha limite
O que será que me dá
Che sarà che mi accade
Que me queima por dentro, será que me dá
Che mi brucia qui dentro, che sarà che mi accade
Que me perturba o sono, será que me dá
Che mi turba il sonno, sarà che mi accade
Que todos os tremores que vêm agitar
Che tutti i tremori che mi vengono ad agitare
Que todos os ardores me vêm atiçar
Che tutti i calori mi vengono a stimolare
Que todos os suores me vêm encharcar
Che tutti i sudori mi vengono a bagnare
Que todos os meus órgãos estão a clamar
Che tutti i miei organi stanno a reclamare
E uma aflição medonha me faz implorar
E un'afflizione spaventosa mi fa implorare
O que não tem vergonha, nem nunca terá
Che non ha vergogna, né mai ce l’avrà
O que não tem governo, nem nunca terá
Che non ha governo, né mai ce l’avrà
O que não tem juízo...
Che non ha giudizio....

venerdì 10 giugno 2011

Le feste scolastiche


Avviso quelli del MOIGE o  eventuali simpatizzanti di non leggere questo post, ai  Giudicanti e Tuttologi  di passaggio suggerisco, dal profondo del mio cuoricino un po’ provato, di levassi dai tre passi e dai coglioni (Pis’en L’ove…. off corse!)

I genitori si dividono in due categorie: quelli che amano le feste scolastiche e quelle che le odiano, ovviamente io appartengo alla seconda. I primi non vedono l’ora di organizzare e partecipare a compleanni,  feste di Halloween, Natale e feste di fine anno. Ci sentono “abbestia” nel rivedersi, parlare in pratica del nulla e urlare ai figli frasi tipo: “Non correre che poi sudi”.  Fra l’altro questa drammaticità del sudare è sentita solo dall’italico genitor.  I bambini fanno un casino micidiale e le feste sono sempre organizzate in stanzoni dove anche il pianto di una formica si amplifica enormemente. Io mi sento come un pesce fuor d’acqua, è da quando mia figlia andava all’asilo nido che ho questa sensazione, ora ha appena  finito la prima elementare…la vedo dura.  Me la sgamo bene quando qualche genitore più illuminato porta del vino, fra l’altro patisco enormemente perché, specie dalle mie parti, le feste più che raduni  di genitori e bimbi contornati da qualche stuzzichino, assomigliano più a matrimoni del sud di quelli di una volta, quando l’opulenza la faceva da padrona. La mia compulsività alimentare viene messa a dura prova perché ci sono presenti tutti (e sottolineo tutti) i cibi che scatenano la mia malattia. I genitori del mio circondario a Gordon Ramsay gli fanno ‘na pippa. Altro che Vissani! Possiamo trovare infinite variante di pasta al forno, le torte salate più stuzzicanti, pizze a go go, amplia scelta di panini, schiacciatine e stuzzichini salati ricchi di  fantasia e calorie, ovviamente dolci di tutti i tipi. Ciò mi fa venire in mente un’altra delle celebri frasi che viene urlata ai bimbi: “Non mangiare tutti quei troiai che poi stasera non ceni!” . Non posso esimermi dal partecipare a questi simpatici raduni, non sono riuscita a realizzare il mio ologramma e, a parte il buttarmi nell’eventuali bibite a tasso alcolico, ho provato ad escogitare altri rimedi come l’isolamento video/acustico ovvero lettore mp3 e libro. Gli eventuali lettori del MOIGE o razza simile che nonostante i miei avvertimenti stanno ancora leggendo il mio post e sono pronti a lasciare un commento del cazzo per sentirsi ganzi, obbietteranno dicendomi che così non sto dietro a mia figlia, rispondo subito che è mia figlia che non perde mai di vista me (tiè!). Comunque non mi sembrava carino comportarmi così ed ho smesso, anche perché venivo continuamente interrotta dalla gente che mi diceva: “Cosa leggi?”, “Come fai a leggere con questo casino?” oppure “Brava te che leggi!”. Ho provato  a buttarmi sul controllo della respirazione, tecniche di meditazioni Sufi e Zen, niente da fare. Il supplizio mi sembra interminabile e ora non ho più nemmeno la scusa di uscire fuori per fumarmi una sigaretta….quasi quasi..no via non posso ricominciare…anche se la voglia in certi momenti è tanta. Riesco a cavarmela giocando con i bambini e lasciandomi torturare da loro, fra le tante questo mi pare il male minore. Il problema è che queste piccole canaglie fanno i cavoli loro e m’ignorano lasciandomi in balia dei grandi. 
Pensavo, visto che su questo blog spesso rifiniscono  feticisti e amanti delle piccole torture non è che qualcuno di loro vorrebbe prendere il mio posto in queste occasioni?

giovedì 9 giugno 2011

4 SI "per quelli che passeranno"

Dicono che il tempo cambi le cose, 
ma in realtà le puoi cambiare solamente tu.   
(Andy Warhol)


Alcuni amici blogger hanno ideato questo semplice messaggio per 4 sì ai prossimi
REFERENDUM da pubblicare giovedì 9 giugno in contemporanea su tanti blog. 
Se ti interessa far parte di questi propagandatori attivi, 
pubblica anche tu sul tuo blog lo stesso post che hai letto qui (titolo + testo + immagine).


Puoi pubblicarlo, condividerlo, girarlo ad altri, ignorarlo... 
...libertà è partecipazione.

mercoledì 8 giugno 2011

Sakura MediaWorld Fantasy

Sakura Yamatoshi decise che per i suoi 18 anni si sarebbe sentita libera di poter fare finalmente quello che desiderava. Per mesi entrava da MediaWorld senza mai comprare niente, senza mai chiedergli niente, ma solo per  guardarlo. La sera, quando era sola nella sua stanza, sopra il suo letto pensava a lui Katsumi Tobayashi, quel giovane commesso che una volta le aveva sorriso. Sakura era timida, diventava rossa anche solo a pensarlo, ma non poteva farne a meno e quando lo faceva i suoi seni sembravano diventare  ancora più enormi e i suoi capezzoli ancora più turgidi. Le sue dita sfioravano la sua natura e un fluido caldo d’inaudito desiderio le scorreva lungo le sue  gambe. Sakura voleva averlo, ormai era una tortura ed era decisa a vincere la sua timidezza. Il giorno del suo compleanno indossò la divisa scolastica di un paio di anni prima, le sue tette quasi sembrava volessero scoppiare in quella camicetta così stretta, lasciò diversi bottoni aperti in modo che si vedesse il suo casto reggiseno bianco di cotone. La gonna a pieghe era ormai cortissima e oltre alle sue  gambe slanciate si vedevano gli slip di Hello Kitty.  Entro spavalda nel centro commerciale,  la sua bellezza non passava di certo inosservata, uomini e donne parevano eccitarsi nel vedere quel corpo incredibilmente sensuale e quel  viso quasi da bambina con quegli enormi occhi neri.  Entrò da MediaWorld. Negli amplificatori sparavano le meravigliose note di Riccardo Fogli, lei lo prese come  un segno del destino, pensò che se Riccardo Fogli trovò il coraggio di lasciare i Pooh lei poteva trovare il modo per avvicinarsi a Katsumi.  Proprio quando dagli altoparlanti uscivano le immortali parole “ed è malinconia, ed è periferia” Sakura rivolse il suo sguardo al ragazzo, febbricitante di eccitazione e rossa in volto con voce tremante gli disse: “ Ciao, scusami … io sto cercando un lettore mp3 e mi chiedevo ..” Lui le fece un sorriso che le aprì il cuore, la guardò negli occhi e le disse che l’aveva notata, che erano giorni che la vedeva entrare li dentro, girellare e non comprare mai niente. Il cuore della ragazza batteva all’impazzata, le gambe le tremavano e si sentiva incredibilmente bagnata. Katsumi la prese per mano e le disse che non c’era bisogno di parlare, che dai suoi sguardi aveva capito quello che lei voleva, che aveva qualcosa di fantastico da mostrarle e la portò in un posto riservato. Sakura pensò che finalmente avrebbe esaudito il  suo sogno. Il ragazzo le chiese di tenere gli occhi chiusi e le disse che le avrebbe mostrato qualcosa  che voleva condividere solo con lei e che era eccitatissimo che fosse arrivato quel momento. La ragazza stava diventando folle di desiderio e si  sentiva pronta a tutto quando lui le mise in mano un qualcosa  e le disse: “Lo senti com’è piacevole al tatto? Così liscio, ora apri gli occhi, lo vedi com’è lucido? E’ arrivato oggi,  è il nuovo digital music player Transhend MP369 dispone di un display OLED, integra un’interfaccia molto intuitiva che permette di accedere alle funzioni in maniera semplice e veloce ed è dotato di alcune funzioni interessanti come line-in, che permette al lettore di registrare la musica da una sorgente esterna, la funzione sing-along che sincronizza i testi delle canzoni, e l’A-B repeat e la regolazione della velocità di riproduzione. Fra quindici giorni lo metteremo in vendita e non sto più nella pelle, ce la farai ad aspettare così tanto?”