martedì 30 novembre 2010

Eleonora (via non sono in fondo così cinica)

Ho sempre avuto un’attrazione pazzesca per gli uomini problematici, si quelli con la faccia  da dolor di corpo, quelli che alle feste  stavano in disparte con un libro in mano, quelli che ascoltavano musica difficile e usavano quei paroloni cosi strani che riempiono la bocca e ammutoliscono tutti.  Non so  perché  ma mi ponevo sempre l’obbiettivo di farli sorridere, di  dare  un po’ di luce alle loro tormentate esistenze. La mia logica era che se lui  era triste lo era perché nessuno comprendeva la sua profondità, gli uomini allegri mi parevano così superficiali. Il massimo poi era trovare  un uomo innamorato di un'altra, sarà  che sono un infermiera per cui trovo naturale adoperarmi per salvare l’umanità. Io  volevo essere una medicina e pensavo davvero di avere talento in questo.  Ma poi nessuno guariva e  stavo male anche io.
Pensare che ho fatto milioni di tentativi, ho  adottato un infinità di personaggi: scrittori dislessici, cantautori balbuzienti, filosofi  dell’esistenzialismo della lingerie maculata, poeti del “ceniamo fuori si ma paghi tu”,  pittori  di modelle giovani e minimo minimo con una terza  “si  perché  il messaggio  che voglio dare è di un certo tipo”, ed  io: tipo che la gnocca è sempre la gnocca?  Soprattutto ho collezionato  un sacco,  ma proprio un sacco,  di disoccupati,  si i grandi artisti del  “ rinchiuso in ufficio soffoco, piuttosto che la fabbrica  la muerte!”
Sapete che sono quasi sempre stata piantata? Si perché l’artista si annoia  velocemente e probabilmente non sono l’unica che ne subisce il fascino, io cercavo solo qualcuno d’amare totalmente.
Ma io non potevo farci nulla,  per me l’uomo incasinato era attraente  come lo è  lo zucchero per i diabetici. Sono stata  la loro madre, la loro psicologa, la loro cuoca, la loro agenzia di collocamento e spesso la loro troia, il tutto per vederli gioire, per me era una missione e non mi accorgevo di avere il complesso del redentore.
Una mia amica un giorno mi regalò un libro, uno di quelli  che definivo da discount della filosofia e che mi ero  sempre rifiutata  di leggere, forse  perché  molte lo consideravano una sorta di bibbia e io  aborro il genere. Con il naso tappato e grazie alle mie tante notti insonni mi misi a leggerlo e fu la scoperta del mio vero dolore.  Era  come vedere il mio cuore sanguinare, io non mi ero accorta di essere così simile alle  donne che amano troppo, anzi pensavo di essere decisamente sopra la media, io la perfetta infermierina che si prendeva cura di tutti non mi curavo.
Decisi che avrei passato un periodo di sobrietà, mi sentivo come un’ alcolizzata, solo che il mio alcol erano gli uomini, per cui cercai di non praticare più i mie soliti posti  da intellettuale macrobiotica e di cominciare a frequentare un gruppo di auto/aiuto, cosa che ogni tanto  consigliavo io ai mie  pazienti, ops amanti. Non sono del tutto guarita ma ho ricominciato a uscire con alcuni uomini, impiegati. Ogni tanto  la noia mi sovrasta e allora cerco di resistere e mi concedo anche di vedere Zelig, in fondo, non l’avrei mai detto, ma è meraviglioso vivere fra le persone comuni.

Por uma lagrima

Mi trovarono distesa sul  letto priva di sensi e coperta solo di vomito, non ricordo bene cosa di preciso sia successo, ma  so  che volevo farla finita, non aveva senso  continuare a vivere da sola, non aveva senso la mia vita senza lui.
Io mi ero impegnata a far funzionare il mio matrimonio con  tutte le mie forze, mi sono sempre data da fare per compiacere mio marito eppure lui se n’era andato con un'altra.
L’avevo pregato in tutti i modi e per ben due volte era tornato da me. Mi chiedo ossessivamente che  cos’è che  mi manca  rispetto a quell’altra? 
Credevo che lui gradisse le mie suppliche e  pensavo che un gesto estremo lo avrebbe riportato  a me, invece  niente,  neppure una telefonata, un biglietto, una lacrima.
Non so se uscirò fuori da questa  cosa, se ne leverò le gambe, forse mi piace soffrire per il suo amore, questo è un modo  che mi tiene ancora legata a lui, perché,  anche se non lo sa, lui  sarà mio per sempre.
Forse, un giorno,  aprirà gli occhi e ricorderà i nostri giorni felici.
Mi hanno detto che potrei guarire, ma perché? Cosa mi aspetta? Il vuoto perché  non voglio altro che vivere il suo ricordo, cercare il suo odore nelle cose che non ha ancora portato via.
Per questo non  voglio prendere farmaci. 
Annegare nelle mie lacrime è un dolce  tormento che mi fa sentire  la sua presenza.
Ho chiuso con parenti e amici, non voglio che nessuno mi distolga dai mie pensieri, ho comunque deciso di non morire e sperare che lui torni, io continuo a scrivergli, lui non risponde ma so bene che sono nella sua testa.
Mi dicono  che  sono depressa, bella scoperta, ma non m’interessa cosa la gente pensi di me.
Desidero solo farmi  un’ immersione  nei  ricordi guardando le nostre foto,  il giorno più bello della mia vita, l’anello che ci legava.

Credo che l’amore sia questo, dare la propria vita, lui ha la mia,  l’avrà sempre, il resto non conta, non conto io, non contate neppure voi

Martina

Ho quarant’anni, una figlia e  un grosso sedere, mi chiamo Martina ma tutti mi  chiamano Marta, forse non è appropriato per la mia figura un diminutivo.  Da quando sono nata non mi sono mai sentita a mio agio in nessun posto,  sempre  inadeguata a tutto, e anche adesso che lavoro a faccio la mamma (mia figlia la amo da impazzire e lei la cosa più bella che ho avuto dalla vita) non sopporto di stare in mezzo alle persone. La gente pensa  che  se una donna è grassa deve essere per forza spiritosa, saper cucinare bene e essere una gran troia a letto, io non sono  niente di queste cose e spesso mi girano  i coglioni.
La mia infanzia non vorrei nemmeno ricordarla, si ho avuto momenti felici, da piccola ero veramente carina poi ho iniziato ad ingozzarmi, sentivo troppo vuoto dentro di me e mi riempivo di cibo per  sentirmi meno sola, credo sia per questo che mangio così tanto e non riesco  a smettere finché non mi sento male o mi addormento. 
I miei non erano ricchi ma non ci hanno fatto mai mancare nulla, tranne l’affetto, forse lavoravano  troppo, c’erano troppi problemi e poco tempo per le carezze. A scuola andavo malissimo e la mattina al pensiero di   andarci mi sentivo morire,  sapevo già che me la sarei cavata di lusso  se mi fossi sentita dire cicciabomba solo una dozzina di volte, per non parlare degli scherzi e della terribile ora di ginnastica settimanale, avevo un insegnante crudele che rideva quando correvo e saltavo, il bello che  poi in privato mi  consigliava vivamente di fare sport, si col cazzo!
Da ragazza pensavo che non avrei mai trovato un uomo  per cui, non potendo aspettarmi dolci effusioni, decisi che degli uomini  sarei diventata amica, si quella ragazza spiritosa che ogni grassona deve essere. Di amici ne avevo, ma tutti finivano poi per innamorarsi delle mie amiche e io rimanevo sola con la mia cioccolata  e della musica frignona in sottofondo nei mie pomeriggi.
In passato avevo  provato anche a dimagrire e ci ero riuscita, un sacco di volte, ma non riuscivo a  sentirmi lo stesso a mio agio e ingrassavo sempre più di prima.
Il padre di mia figlia lo conobbi a casa di amici, si  ubriacò e finimmo a letto insieme, bella storia vero? Giusto il tempo di rimanere incinta, ma la mia bimba l’ho voluta con tutte le mie forze, non ho voluto  più stare da sola.
Non ho avuto molte storie, ma ci sono stati molti uomini che mi volevano portare a letto e in passato ho approfittato di questo illudendomi di poter ricevere un po’ di amore, invece erano solo eccitati  dalle mie  tremolanti carni e non da me,che maiali! La gente è strana, ci sono feticisti  di ogni  genere, quelli dei piedi, quelli del lurex, quelli delle  donne mature o  peggio, e poi ci sono quelli delle ciccione, ma che cazzo ci proveranno?!?

Mi sono allontanata   da tutti i contatti umani possibili, nessuno mi ama  e, a volte,  io odio tutti.

Sul lavoro faccio il mio e cerco di essere impercettibile,   saluto appena e mi metto a riempire inutili fogli d’inutile pratiche d’inutili individui, non ho mai fatto carriera, non ho l’aspetto giusto,  si pensa che un  grasso sia pigro e svogliato, io mi sono sempre fatta un culo pazzesco.
Vi domanderete come faccio a vivere così?
Semplice, io fingo, faccio dei sorrisi, fingo di essere timida e gentile, se all’accademia di arte  drammatica  prendessero persone con il mio “spessore” sarei la prima della classe.
Ma mi girano i coglioni, molto, come ho detto prima non sono la grassona ilare dell’immaginario collettivo, io sto cadendo a pezzi dentro, ho un mostro che mi divora e più che  cerco di  soffocarlo riempiendomi e più  lui diventa più cattivo, è una lotta senza fine.
Ma ho una bimba che mi ama per quella che sono e che  desidera  che la porti al parco e ogni volta, andarci,  per me è frustrante, come frustrante   è  vedere  le sue maestre e, ancora  peggio,  i genitori “perfetti” dei suoi compagni di scuola.
I compleanni dei suoi amichetti sono una prova durissima,  un sacco di  salati e dolci  che mi fanno star male dalla voglia di mangiarli, io invece mi trattengo perché non voglio pensare al giudizio che potrebbero dare di me, a casa poi svuoto frigo e credenza.

Il  periodo più allucinante  è l’estate, il colmo è che mia figlia ama l’acqua  sia del mare  che della piscina, sto male, sto troppo male, sto male perché non riesco a darle quello che vorrei e quelle rare volte in cui mi sforzo sto male perché mi faccio schifo o perché rimango  interamente vestita in spiaggia e il caldo è   insopportabile.
In tv si vedono sempre le pubblicità delle cose dolci, ricche di calorie,  poi ci sono trasmissioni  che parlano di ricette fantastiche e altre  che ti dicono che devi dimagrire perché altrimenti muori, spot di pillole miracolose che trasformano l’omino della Michelin in un fusto con la tartaruga alla Brad Pitt, o Platinette in Claudia Schiffer.
Tetti e culi tutti perfetti, mi domando a volte perché sono capitata  su questo pianeta, vorrei che il mondo ingrassasse e poi mi sento in colpa pensando a chi non ha cibo.

Sto impazzendo, o forse sono solo consapevole di essere pazza da sempre, so che devo salvarmi in qualche modo, non posso lasciare sola mia figlia e  continuare ad uccidermi di pasta, pizza, patatine e cioccolata. Sarebbe terribile  anche la lapide sulla mia bara.
Non sapendo a chi chiedere aiuto ho dato un occhiata in internet, se avessi più coraggio mi farei operare, ma ho paura anche solo a farmi visitare, anche solo a farmi vedere 
In rete ho  letto degli Overeaters Anonymus, si come per gli alcolizzati o i drogati ci sono gruppi per quelli come me, forse dovrei andarci, forse dovrei decidere di  guarire, leggo:
Noi di Overeaters Anonymous abbiamo fatto una scoperta.
Alla prima riunione che abbiamo frequentato abbiamo imparato che eravamo preda di una  pericolosa malattia e che la forza di volontà, la salute emotiva e la fiducia in se stessi che alcuni di noi una volta avevano avuto, non sarebbero valse a nulla.
Abbiamo scoperto che le cause di questa malattia non sono importanti, ciò che merita l’attenzione del mangiatore compulsivo che ancora soffre è questo: esiste un metodo provato, realizzabile, con cui possiamo arrestare la nostra malattia.
ma mi sembra un’americanata, ma forse è  la mia unica speranza, tutto questo  però fa male, anche se  so che non si sarà giudizio, nessuna  richiesta di denaro e la protezione dell’anonimato poi ci sono i  12 passi, piango  solo a leggere il primo, ma dovrei cominciare, voglio farlo, voglio vivere, devo vivere.
e senza fame e senza sete e senza ali e senza rete  finalmente riuscirò a volare via.

Carmen, la donna ferpecta

Carmen  è il mio nome come l’eroina di Bizet, mia madre amava l’opera! Gli amici mi descrivono come una donna generosa e solare, sono sempre  pronta a dare una mano a tutti, io sono una buona. So prendermi cura delle persone, sono  amorevole, servizievole e anche dilettevole. M’interesso di tutto, credo che una donna debba farlo, no? Io credo che poi una figlia d'Eva abbia il dovere di tenersi sempre bene, io  seguo tutte le diete  che trovo nelle riviste,  tratto la mia pelle e il mio corpo con la massima cura, rispetto l’ambiente, differenzio la spazzatura per tipo e per colore, non mi espongo troppo al sole però via diciamocelo, un po’ di abbronzatura non guasta mai e poi  frequento la palestra ma non mi lavo nelle docce comuni, una volta il figlio di un amica di una mia amica ha preso un fungo e non era un porcino! Insomma credo di essere una bella donna, così dicono le mie amiche,  dicono anche che chiacchiero anche un po’ troppo, ma è un difetto dico in questi anni in cui  nessuno comunica più? Credo che valga la pena  donare .un sorriso e  una parola al lattaio, al giornalaio, al benzinaio, tutto "aio", come sono spiritosa!
Ho un buon lavoro  e ho risparmiato una bella sommetta facendo gli straordinari tutte le volte che mi veniva chiesto dal mio capo, poverino lui si che lavora tanto,  sempre a far riunioni la sera fino a tardi, spesso anche nei weekend con le altre segretarie. Porta un sacco di soldi a casa ma  sua moglie si lamenta in continuazione, non sa che fortuna che ha invece, alcune donne si lamentano troppo vero?  Io non sono di certo così.
Al momento vivo da sola e pulisco in continuazione, tutte le settimane vado dall’estetista, non voglio farmi trovare impreparata,se mi capitasse un incidente, che so,  se mi  rompessi  una gamba e non  fossi depilata? Che tragedia, non ci voglio neppure pensare! Non penso di essere perfetta, ma credo che una donna in quanto donna dovrebbe sforzarsi  almeno di avvicinarsi alla perfezione, non è vero?
Anni fa mi sono  fidanzata e con lui avevo programmato tutto ma proprio tutto! Avevamo comprato la nostra casa, certo il mutuo l’ho pagato sempre  io,  lui poverino non riusciva a trovare un lavoro degno della sua intelligenza, io di lavori ne facevo due a volte anche tre, ma credo che una donna debba sacrificarsi per il suo uomo, non è vero?
Avevo anche  un gatto ma siccome a  lui dava fastidio   lo regalai ad una vicina.
Io ero,anzi  sono,  il suo angelo custode, quando stava nella nostra casa cucinavo tutte le sere dei piatti  squisitissimi (registravo e registro ancora tutte le puntate della prova del cuoco, una donna deve eccellere sempre in cucina, non è vero?).Però a volte non tornava a cena e nemmeno il giorno seguente, io, io l’aspetto sempre, sempre pronta con le mie camicette sexy, la casa perfetta, la musica giusta e la giusta luce per non dargli fastidio quando lui, poverino, ha quei gran mal di testa.
Io avrei voluto dei figli, ma all’epoca lui non se la sentiva, aveva tutti quei suoi pensieri  quelle sue idee  che ci avrebbero arricchito, ha un gran talento, ma è tanto sfortunato.
Diceva di aspettare e che appena avrebbe avuto successo ci saremmo sposati, ma non con il vestito bianco come avrei voluto io, una cerimonia  semplice senza invitati in un posto sperduto,  lui si che è romantico, poi un giorno è partito.
Molte mie amiche  ancora mi parlano malissimo di lui, nessuna tranne me riesce  a comprenderlo e forse per questo  so che tornerà!
Lo so, me lo sento,  lui   sta lavorando grazie alle   sue sfolgoranti idee,  magari  adesso,  proprio adesso, sta vendendo da me, ormai sono anni,  ma lo so, lo so, lo so che è dura, ma  lui  ha un cervello fuori dal comune, e so che starà facendo un mucchio di soldi per  potermi sposare e farmi fare la casalinga come ho sempre sognato, poi potremmo avere dei figli adesso, ma forse adesso  io non potrò, ma  potremmo adottarli e avere una famiglia come quelle della pubblicità!
Vedo già come sarà: la mattina mi sveglierò prima di tutti, preparerò  la colazione e le merende per i  piccoli,  farò trovare  i vestiti pronti e la camicia fresca di stiratura per mio marito,  pulirò casa, farò la spesa e ogni giorno  preparerò cene diverse tutte le sere, sono anni che mi alleno per questo!
Ma se lui non tornasse?
A volte questo dubbio mi sfiora, ma lo scaccio subito via, lui mi diceva,mi dice, che sono l’unica in grado di sopportarlo, l’unica che sa viziarlo, l’unica che sa amarlo,  tutto “arlo” come  un  tarlo.
No, no,  no, via brutti pensieri, io devo sempre essere  raggiante, lo so la felicità è a pochi passi da me e busserà presto alla mia porta con  un vestito di sartoria, lo champagne e dodici rose rosse dal gambo lungo, mi  abbraccerà forte e mi solleverà per portarmi sul letto, faremo l’amore e questa volta durerà di più di quei vecchi due minuti di un tempo,  si addormenterà fra le mie braccia  e non mi lascerà mai più.
Credo che una donna deve saper aspettare vero?

Mary Lou Blues


Mi presento, sono    Mary Lou, sono nata nella miseria, vissuta nella miseria e  nella miseria morirò. Ho avuto molti uomini, io sapevo  far bene l’amore, riuscivo  a sedurli con uno sguardo e a stregarli a letto, mi piaceva essere implorata per poi abbandonarli. Non sono mai stata capace di vivere una relazione esclusiva per più di  due mesi , poi esclusiva…Dio ma come si faceva a resistermi?
E io non sapevo  resistere alle lusinghe.
La mia infanzia l’ho vissuta nel fango   di una periferia dell’ est, mio padre mi diceva che ero la sua principessa e picchiava mia madre, lui era un duro, lui  beveva,  lui allungava le sue mani. A quindici anni scappai  di casa con il solo vestito che avevo addosso  e la mia bellezza.
Nessuno fa niente per nessuno e, questo anche se lo sapevo, continuai ad impararlo sulle mie  spalle, le mie braccia, i miei seni e la mia vagina.
Ho sgobbato  nei locali più squallidi, ho lavorato per signori ricchi che mi trattavano come una pezzente davanti alle loro mogli ma  poi  la notte facevano gli agnellini  nel mio letto, ho servito ciambelle a camionisti lardosi dalle mani unte, poi  decisi  di mettere a frutto le mie esperienze, mi stavo abituando ad avere spesso le  mani addosso e avevo deciso di sfruttarle a mio vantaggio. 
Conobbi un uomo molto più grande di me, suonava la chitarra e il suo sorriso era come un cancello  aperto verso il paradiso,  decisi che sarebbe stato mio. Mi fece capire che io il blues l’avevo dentro e cominciai ad esibirmi nei locali con lui. Eravamo una coppia formidabile.  Con lui la mia voce volava di stato in stato, i nostri blues erano i lamenti d'amore che toccavano  i nervi e le anime perse di chi sognava un mondo  migliore bevendo whiskey di pessime marche. Eravamo portatori di magie e disperazioni, gli uomini cadevano ai miei piedi e le donne ai suoi, a lui le sottane piacevano molto, non credo che ci sia un uomo  capace di fedeltà.
Se ne andò con una donna di St Louis , una che aveva un grosso diamante sull’anello, una che aveva il cuore come una pietra in mezzo al mare… una puttana.
Mi sentivo persa e forse non mi sono mai ritrovata.
Vagavo sempre in cerca di un ingaggio: uno sguardo,  un pezzo di coscia e la mia voce roca furono la chiave  dei mie successi.
Fu allora che decisi che non mi sarei più innamorata e così fu.
Ma la notte  mi assaliva l’angoscia, non riuscivo a stare da sola  e non avevo certo problemi a trovarmi compagnia. Ho portato a letto uomini colti, uomini rozzi, stranieri, artisti e tanti mariti “fedeli” come cagnolini che scodinzolavano ad ogni mio schiocco di dita. Ricevevo molti regali   e sperperavo i soldi in vestiti, gioielli   e bourbon.
Avrei potuto sposarmi, che so avere dei figli, essere una brava donna che cantava in chiesa piuttosto che nei clubs, ma non potevo farlo, sono nata   sotto  una luce indaco. Non so cosa mi sia successo ad un certo punto, colpa dell’alcol o del sesso ma  la voce cominciò  tradirmi , non riuscivo più  a comandarla, il mio viso  era diventato come una vecchia mappa e le mie carni non erano più sode. Piano piano tutti gli amanti svanirono  come i mie soldi e la mia giovinezza, mi sono ritrovata  come sono adesso: sola e vecchia.
Pensare che un tempo avrei potuto avere tutto, gli uomini mi veneravano, potevo prendermene  uno ricco e tenerlo buono  “finché morti non ci separi”.
Ma piacevo troppo e ero  orgogliosa  della mia bellezza che forse è stata solo una maledizione.
Che strano, pensavo che le mie grazie mi avrebbero resa libera e felice,  ora invece con questo corpo  sto scivolando sempre più all’inferno.
Mi credevo  furba e eterna,se solo avessi avuto un freno, e che io  dovevo essere amata.   Sentire le parole e l’eccitazione di un uomo per me erano come il pane per chi ha fame, non riuscivo a farne a meno e adesso  mi faccio solo schifo quando mi guardo allo specchio, ma poi cos’è l’amore se non il sopportarsi, e come  potevo  sopportare di legarmi ad un unico uomo se  alla terza volta già non provavo più brividi?
Mi sarei dovuta sforzare o imparare ad ingannare, ma non sono mai stata capace, sarà  per questo che adesso lucido l’argenteria di ricche  signore e pulisco i loro cessi,  per poter  sopravvivere, io che avevo  talento, io che ero così tanto, bella. 

lunedì 29 novembre 2010

A Rhett

La lama affondava decisa  tranciando la superficie fino a arrivare in fondo per spezzare  anche l’ultima resistente struttura. Quella sera era tutto deciso, l’ora, il luogo, la vittima predestinata. Sentiva sempre una certa euforia  quando  si preparava a consumare un delitto.  La sera prima aveva dormito pochissimo, i suoi pensieri la riportavano sempre  all’idea di quel momento fatale. Nemmeno i ricordi delle volte precedenti e di quelle che ne erano state le conseguenze,  con i troppi sensi di  colpa, potevano fermarla. Era risoluta  e quando prendeva  provvedimenti di tale importanza non indietreggiava mai.  Si preparava sempre con metodo e cura, non voleva lasciare niente al caso, operava con una precisione chirurgica e chiunque si fosse trovato nel raggio delle sue azioni non poteva scampare.  Quel giorno, tanto agognato arrivò quasi quando ormai stava perdendo le speranze e l’entusiasmo.  L’organizzazione era perfetta e  sapeva con certezza che il suo complice, stavolta,  non si sarebbe tirato indietro.  Cercava di stare calma, di non perdere il controllo, nonostante non volesse dare l’idea di quanto  fosse smaniosa  respirava affannosamente.  Nella sua testa ripassava tutta la scena, particolare per particolare. Si guardava allo specchio, si sistemava i capelli e  il trucco, niente doveva dare l’idea di un atteggiamento non comune.  A pranzo mangiò pochissimo perché non riusciva a gustare niente,  cercò di leggere ma ovviamente la sua mente  vagava, provò  anche a guardare la televisione ma anche questo fu inutile.  Osservava continuamente il telefonino, temeva che qualche incidente di percorso potesse fermare il suo piano.  I minuti passavano con una lentezza  insopportabile , quel momento sembrava non arrivare mai e tutti  i suoi progetti per ingannare la mente nell’attesa, compresa  la meditazione, si erano rivelati fallimentari. All’improvviso  suonò il campanello, non chiese nemmeno chi fosse, sapeva che il  suo connivente con    la vittima stava  salendo le scale. Il cuore le batteva all’impazzata, aprì la porta e rimase seduta ad  aspettare. L’uomo entrò e mostro ai suoi occhi il corpo del reato,   nessuno  aveva il coraggio di dire anche una sola parola, infine adagiò con cura quella massa sul tavolo, prese il coltello e tagliò il millefoglie. 

La Tieta

Teresa conservava i suoi ricordi e le sue briciole di vita in una vecchia cassapanca tarlata come le sue ossa. Si svegliava ogni mattina sempre troppo presto, si  lavava e si sistemava i capelli  con la medesima acconciatura, dava da mangiare ai suoi gatti e si preparava la colazione abituale: latte, fette biscottate con le marmellate che preparava in enormi quantità per lei e i suoi vicini. Si  vestiva con cura e andava alla messa, era sempre la prima ad arrivare. Passava poi dalla bottega a fare una spesa sempre priva di sorprese. Sceglieva  i cibi che avrebbe cucinato a seconda dei giorni della settimana e delle stagioni. Oggi  era il giorno della zuppa di verdure.  Lasciava sempre tutto in ordine onde evitare di far trovare la casa in scompiglio nel caso fosse arrivato qualcuno, non poteva certo deludere la fama della brava donna che da molti anni la raffigurava.  Il mercoledì si concedeva un giro per il mercato, non tanto per fare acquisti, ma per salutare gli stessi  volti  di sempre e fare la conta  di quanti di questi fossero sopravvissuti alla vecchiaia. Dopo pranzo  accendeva la televisione  per  vedere la  telenovela  decennale che ormai non  le dava più nessuna palpitazione.  Nei pomeriggi lavorava a maglia  e confezionava golfini per i nuovi arrivati e per chi doveva ancora nascere. Il sabato andava a giocare alla tombola organizzata dalla comunità religiosa  e quel poco che vinceva lo donava  alla chiesa la mattina successiva.  Curava quotidianamente le sue piante che crescevano rigogliose procurando, tal volta, l’invidia delle comari. Parlava alle rose e ai suoi gatti.  Ogni sera, prima di dormire, prendeva il breviario dal suo comodino e ne leggeva qualche passo.  Tutti la consideravano una encomiabile   persona e nessuno ricordava di lei fatti particolarmente rilevanti nella sua esistenza, il suo essere così, al limite dell’anonimato, la rendeva un ingranaggio perfetto nella vita di quella comunità. Le settimane, i mesi, gli anni scorrevano con  quel ritmo  sempre regolare , per il Natale dava una mano  per preparare la festa parrocchiale, stessa cosa a Pasqua. Durante il mese mariano guidava  il rosario sedendosi    in prima fila  sulle panche vicino all’altare. Il primo  Novembre portava le sue rose al cimitero  e la sera, a casa sua, apriva la cassapanca rimirando con gioia i visi e  le reliquie delle persone che aveva assassinato.

domenica 28 novembre 2010

ci fosse anche solo una probabilità giocala...giocala...giocala

“Gioca, gioca ancora!” Ogni volta che voglio  smettere  sento quella voce  dentro di me che mi spinge  a un gesto folle.  Tutti quei numeri, quei colori, quell’aria irrespirabile di chiuso e tutti che si accalcano al bancone. Non vorrei   più spendere i mie risparmi, non posso  permettermelo, ma quella maledetta vocina nella mia testa non smette  mai di tormentarmi.  Vorrei rintanarmi in casa e non mettere mai più il naso fuori  per non cadere in tentazione, ma la mia mente   fugge  puntualmente al  mio controllo e vaga. Sogno  di tornare sempre   in quel posto, d’immergermi in mezzo alla gente, di guardare con disprezzo tutte quelle donne  con l’aria vincente e quegli uomini così comuni  e regalare loro il mio  sorriso più cinico,  scegliere poi le carte vincenti e sbancare, alla faccia di tutti. Uscire poi  con l’aria soddisfatta di chi è riuscito a farsi  invidiare e a far parlare di se a lungo. Ma la realtà  è sempre ben diversa dai mie sogni,  non ci sono  i lustrini, ho solo creditori e nessuno mi da fiducia.   A volte, cerco di ricordare  i miei  momenti di gloria, quando   ottenevo risposte positive alle mie azioni, ma, ripensandoci bene i miei guadagni sono sempre stati  magri, molto più  piccoli dei mie investimenti.  Spesso costruisco strategie  per evitare di perdere il controllo e per un certo periodo  sono riuscita  a regolarmi, ma ogni cosa mi  riporta  con la testa la in quel  luogo di perdizione.  Sento  che prima o poi vincerò   e voglio tentare un ultima volta:  mi spoglio, m’immergo  nell’acqua   calda con i sali,  mi spruzzo il profumo di marca, indosso il mio abito migliore, mi trucco come una vamp, e mi tiro  indietro i capelli. Una volta pronta  riesco persino  a percepire   il  calore del denaro,  nelle mie mani,  che investirò  e il successivo tuffo  nella fragrante mia prossima  vittoria.  Fiera,  altezzosa come non mai varco  l’ingresso e mi dirigo  subito dal professionista  dietro il tavolo  e chiedo  un ultima volta di  poter giocare infischiandomene del rischio.
In fondo  due euro per un gratta e vinci si possono pure spendere, no?

Luisa

Luisa passeggiava per il centro con la testa persa nelle sue tribolazioni, non pensava certo di poter fare  quell’incontro così particolare. Fu così che fra una commissione e l’altra la vide, lei altera e bellissima prevaleva fra le altre, e quell’attrazione le fu fatale. Mai aveva sognato di essere  quel tipo di donna, ma si sentì  irrimediabilmente attratta da quella vistosa eleganza e quello stile impeccabile. In pochi attimi cominciò a sognare di poterla accarezzare, di farla sua, ma pensava di non esserne all’altezza. I suoi occhi cominciarono a fissarla con bramoso desiderio, la voleva in tutti i modi, sognava di stare con lei,  fantasticava le sue mani che  percorrevano le sue linee morbide,  le sue dita fra il suo pelo   fino a scendere  giù nei punti più segreti, sognava di  penetrarla e godere grazie a  lei.  Meditava su come poter fare per conquistarla, quali strategie usare, che scuse avrebbe inventato e in caso se tenere segreta questa sua unione, che però dubitava potesse rimanere nascosta a lungo,  Luisa  avrebbe voluto vivere questa sua passione alla luce del sole, anche quando il sole non c’era.  Presa da un impeto incontrollabile provò a operare per  farla sua,  mise in campo  tutte le strategie possibili, si finse superba  per poter fare colpo, si abbandono in chiacchiere e finte risate per arrivare al suo scopo,  alla fine ci riuscì e la conquistò. Certo pagò  caro il fascino che aveva subito,  la sua vita divenne ancor più difficile di prima,  quello fu  un gesto folle che la compromise per un lunghissimo periodo, arse tutto per lei, poi  anche  questo suo nuovo e particolare amore si esaurì, le rimasero solo  le rate  mensili da saldare  e quella pelliccia chiusa nell’armadio che ormai non le piaceva più.

venerdì 26 novembre 2010

Meravigliosa Creatura

Le sue gambe si allungavano  distrattamente sotto il tavolo, indossava un aria annoiata in contrasto   al suo vestito  rosso di  pailletts, non mangiava quasi niente e quel poco lo frantumava in tantissimi pezzettini che portava  alla sua bocca lentamente. Sorseggiava un vino rosso come le sue labbra e non distaccava ma i suoi occhi dal signore che era al tavolo con lei. Non credo di avere mai visto una donna così bella, sembrava un attrice di cui non ricordavo il nome, aveva  capelli  neri che le scendevano  lungo le spalle  scoperte, la sua pelle  sembrava fatta di porcellana, era dotata  di lineamenti   fini e fieri, perfetti.  Parlava poco ma riuscivo a percepire il suo  tono  basso e caldo, nella mia mente la vedevo come  una Greta Garbo  moderna.  Mi ero fatta i soliti film nella mia testa, immaginavo lei come un amante  ormai priva di passione che  per chissà quale motivo non riusciva a distaccarsi ancora da quell’uomo, oppure la figuravo come una  escort  di alto profilo, una che nemmeno  poi la dava via , una vera accompagnatrice che decorava  con la sua presenza il cliente  di turno.  Poi la vedevo  come una donna di affari dell’industria della moda o comunque dell’immagine, ma non riuscivo, assolutamente,  a figurarmela come moglie  di  qualcuno, amante si, di uomini   o di donne indistintamente.
Chiunque fosse ero convinta che  poteva essere solo una  ottima professionista  nel suo campo.  Un po’ ho sempre invidiato le  bellezze che  reputavo algide, lei m’incantava, un corpo perfetto, vero, le sue movenze erano eleganti, pur indossando  un abito vistoso non c’era niente di volgare in lei. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso.
Erano arrivati  tardi, si erano accomodati nel posto vicino alla vetrata,  lui aveva ordinato piatti sostanziosi, da vero macho pensavo io, lei solo della carne al sangue che avrebbe lasciato in buona parte nel piatto.  Quell’uomo, pur avendo una bella presenza ,mi appariva così sciatto accanto a lei, era  ben vestito,    portava un anello d’oro al mignolo, da come parlava sembra un industriale del nord, mentre lei la trovavo prima di qualsiasi inflessione dialettale. Erano rimasti a sedere a lungo, anche quando avevano finito di mangiare,  erano rimasti a bere  un brandy di annata che sarà costato più di  metà del mio stipendio.
Mi accorgevo che l’uomo, che   valutavo in principio come un tipo freddo, si stava via via  eccitando , lei inizialmente  rimaneva con lo stesso sguardo  dritto e fiero negli occhi di lui, accennava solo raramente ad un sorriso, sempre piuttosto distaccato. Lui  pareva sotto incantesimo , forse lei era una fata, di sicuro una donna non comune. L’uomo si sforzava di apparire affabile e galante, lei non concedeva niente più che quel sorriso appena abbozzato, solo che a un certo punto  i suoi occhi cominciarono a mutare: s’illuminarono  di una luce straordinaria. Credo che anche lui se ne fosse accorto e a quel punto si sentisse completamente perso di passione  per quella creatura.
Fu in quel momento che lei estrasse la pistola e lo freddò.

Un uomo, una donna

Svegliarmi tutti i giorni accanto a te
è la visione più bella che c’è
Guardare i tuoi occhi  appena desto
m fa venire voglia di far l’amore al più presto
Ogni giorno con te è meraviglioso
sono felice  ancor oggi di essere tuo sposo
Milioni di giorni con te voglio passare
sei la sola donna che io possa amare
Ricordo con gioia immensa il dì che t’incontrai
e dal quel momento non volli lasciarti mai
E tutti i giorni vive in noi questa passione
che rende unica e speciale la nostra unione
Di amarti mai e poi  mai io smetterò
e tutti i giorni io te lo ripeterò

Svegliarmi la mattina accanto a te
è la cosa più pallosa che al mondo c’è
Vedere quel tuo sguardo appena desta
mi fa venir voglia di buttarti fuor dalla finestra
Ogni giorno con te è sempre più noioso
sono stata scema  a sceglier te come mio sposo
Milioni di giorni ancor con te dovrei passare
maledetto mutuo  c’è ancor  tanto da saldare
Ricordo   ancor quel maledetto dì che t’incontrai
e tu cretino che non hai voluto lasciarmi mai
E tutti i giorni mi proponi la solita passione
alla  missionaria, la stessa posizione
Di odiarti mai e poi mai io smetterò
e tutti giorni finger io  dovrò

Like a dream

La strada profuma di pioggia e di cose nuove,  lava via  il mio passato e mi riporta a nuova vita.
Un nuovo incontro, il nostro incontro, la tua stretta di mano che ancora mi emoziona, le tue parole così dolci, i tuoi occhi nei miei. Il colore che riemerge dopo tantissimi giorni grigi, la speranza che da tanto tempo non ero riuscita a ritrovare. Sognare e accorgersi che è tutto così reale che mi fa quasi paura. Non temo  adesso di affrontare le intemperie, non temo più niente, nemmeno il passato che ormai mi appare così distante. Quel tempo in cui ero sola ad affrontare le perturbazioni e mi trovavo arresa e patetica,  un tempo in cui ogni minimo mutamento mi metteva in crisi e niente poteva consolarmi. Volevo solo sparire e ricominciare in un altro posto un esistenza diversa, nessuno poteva darmi la fiducia di cui sentivo un maledetto bisogno. Ogni nuovo incontro si trasformava subito in una terribile delusione,  il prezzo che ho dovuto pagare è stato sempre altissimo per quello che io potevo dare e per quel poco che ho ricevuto. Tutte le volte che non volevo rimettermi in discussione mi ritrovavo di fronte ad una realtà desolante e tutti mi riempivano la testa di discorsi: “Non puoi lasciarti andare così, per quanto ti costi devi reagire”. Con quali mezzi  mi ripetevo continuamente nella testa, quali mezzi.  Ho dovuto ricorrere sempre a tamponare le falle del mio malessere ma ogni volta si apriva una voragine sempre più ampia,  volevo svegliarmi da un incubo che  visione onirica non era, ma cruda realtà.
Alla fine  dei mie malinconici giorni sei arrivato, proprio quando ormai non mi sarei aspettata più niente, ed è stato tutto così  veloce che quasi non me ne sono resa conto. Sei riuscito a darmi la stabilità di cui avevo bisogno, la protezione che mi mancava, la sicurezza.  Hai costruito un struttura intorno e poi hai cominciato a lavorare su di me donandoti al massimo, dopo di che hai  smontato pezzo  per pezzo quella impalcatura che m’impediva di vedere  la luce e mi hai liberata.
Adesso non temo più niente, nemmeno  i temporali che sempre mi angosciavano, neanche quelle  cattive infiltrazioni che mi facevano così male, è giunto il momento di chiudere definitivamente con il passato.

Certo ho avuto un culo della madonna a trovare te, un muratore che mi riparasse il tetto spendendo così poco,  di questi tempi!

  

giovedì 25 novembre 2010

Julie & Julie

-           Il sole che filtra dalla finestra mi fa vedere quanto sporchi siano questi vetri, qua è tutto vecchio, il  tavolo e le sedie, tarlate come me, questo camino puzza e le piante perdono foglie che dovrei spazzare  via, allora vedo questo pavimento  pieno di  macchie antiche  e avrei voglia di arrendermi e scappare  via.  

-          Finalmente il sole che bello! Adoro la mia  cucina, il tavolo e le sedie che appartenevano ai mie nonni, l’odore del camino acceso  per generazioni, le foglie delle mie piante che muoiono e rinascono, il pavimento solcato dalla storia, mi sento al sicuro, non lascerei mai questo posto.

-          Non ho voglia di vedere nessuno, di far  venire qualcuno a casa mia tanto meno, qua si respira solo la morte  di tutti i miei avi, sono stanca.

-          Stasera   cena a casa mia come da tradizione, mi da una gioia immensa  accogliere gli amici, sento che sto onorando la memoria  di famiglia, sono euforica.

-           Doversi dare da fare per gli altri, a che scopo?  Troppo impegnativo e quasi sempre deludente e non trovo consolazione  neanche nei libri, tutte finzioni, convenzionalità, se potessi sbarbare le mie radici forse avrei una vita più dignitosa.

-          Amo  prendermi cura degli altri, per quel poco che  riesco a dare mi torna indietro una felicità incredibile.   Quando sono sola mi rifugio nei mie libri, sogno e viaggio grazie a loro, ma, nonostante questo sono una donna ben contenta di avere i piedi per  terra, se poi la  terra è questa mia da sempre,  sono grata per avere una vita così degna.

-          E’ arrivato il postino, sarà sicuramente una bolletta.

-          Finalmente la posta, sto aspettando questa risposta da tempo, che meraviglia!

-          Suona il telefono, che palle!

-          Si, mi stanno chiamando!

-          Che senso a lavarsi, vestirsi, pettinarsi, se non per andare al lavoro, fosse per me vivrei in accappatoio sempre come il grande Lebowsky.

-          Mi preparo un bagno con i sali, me lo merito proprio, è la mia prima coccola quotidiana e non vedo l’ora poi di vestirmi e truccarmi per uscire.

-          Mi fa   schifo  immergere il mio corpo in questa vasca dove tutti  si sono lavati, io  dovevo essere speciale, non come loro, ma non ho scelta se devo lavarmi, non posso uscire in queste condizioni.

-          Devo  andare, ho ricevuto un invito, da un bell’uomo  che ho conosciuto giorni fa, dopo una breve conversazione partita un po’ per caso, ha insistito così  fermamente nel volermi  rivedere, peccato non poterlo fare venire qui, sono emozionata.

-          Via, andiamo,  quel tipo vuole vedermi nel suo studio, non so neanche io perché ho accettato, spero solo in una piccola evasione da questa mia vita fiacca e sempre uguale. 


Signora lei soffre di  una rara patologia chiamata disturbo dissociativo dell’identità. Le spiego:  queste identità assumono in modo ricorrente il controllo del comportamento.  Non  so se ha presente  Dr Jekyll  e   Mr Hyde.  In genere  è presente un identità, che è quella che tutti conoscono  spesso passiva, debole, dipendente,   permeata da   sentimenti depressivi che, in determinate condizioni, viene sostituita da una o più  personalità  alternative. Le consiglio di assumere questi farmaci,  l’ipnosi, farsi seguire costantemente da me, vedrà che emergerà presto la sua vera identità e potrà avere una vita serena.



-          Ma lei è pazzo, cosa mi dice, con chi crede di parlare?

LO STUPRO - Franca Rame

Fred Buscaglione - Teresa non sparare

mercoledì 24 novembre 2010

Sabrina

Non si è mai chiusa, ha sempre continuato a sanguinare, giorno per giorno, goccia dopo goccia, da un tempo vastissimo. Non ho mai voluto curarla fino in fondo, non avrei  mai voluto rivederla, riconoscerla, figuriamoci affrontarla, fa male, fa un male cane e se  stappo questo dolore temo di non saper più tornare alla normale apparenza. Mi sento vinta anche se non sono ancora arrivata alla fine, arresa prima di riprovare a lottare, perché ho sempre perso, perché non ho mai avuto le armi, la giusta struttura e la giusta convinzione per   lottare. Ma credo che ormai sia inevitabile il confronto con il vero specchio, quello che mostra   i cambiamenti di tutti questi anni, tutte le ferite che mi hanno segnata compresa questa che è sempre aperta e getta  schizzi come un fiume in piena, sento che se non faccio qualcosa rischio di affogare.  Probabilmente è un difetto genetico, ereditato da chissà quante vite, generazioni e errori e non  riesco, non sono mai riuscita, a trovare una terapia, ci ho provato illudendomi   tante volte, pensando di poter essere amata  semplicemente perché credevo che capitando a tutti potesse capitare anche a me. Non mi è mai capitato, io sono strana mi sono sempre detta, ho violentato il mio corpo cercando con il cibo di riempire questo vuoto d’amore perché  io sono brutta, sono un essere impresentabile, ho un’anima terribile e non mi posso permettere  niente di  sano in un rapporto con un uomo. Allora da tanti anni fingo, ho messo su un mattone dopo un altro mattone, ma erano mattoni di argilla e a lungo andare si stanno sgretolando tutti e il sangue  sotto li sta corrodendo. Mi sento  un sasso in mezzo al mare, un enorme monolite che vede scorrere di tutto ma che non è  toccato da niente come se niente appartenesse alla sua natura. Mi sto aggrappando  all’affetto che è sicuro,  alla mia parte luminosa  che mi rende accettabile, ma devo curare e smetterla di tamponare, è inutile, ora rischia di essere solo dannoso. Mi tormenta il fatto che rimedi forse non ce ne sono, che nessun medico sia in grado di guarirmi profondamente, io da sola ci ho provato, e ho sempre fallito e per quanto la mia luce combatta contro la mia oscurità non riesco a vedere un futuro, una guarigione, seppur con una bella cicatrice, completa. Non riesco, ma vorrei farcela. Temo  che qualcuno in buona fede possa dirmi ancora tutte le stronzate che sento da quando ero bambina: “Un giorno capiterà anche a te”, “Capita quando meno te lo aspetti”… io non mi aspetto mai niente,   vorrei non averne il bisogno. Ci metto tutta la mia razionalità, tutto quello che ho letto, studiato che ho cercato di capire, perché pensavo che una logica ci doveva essere, non c’è, nessuno dei più grandi cervelli del mondo l’ha mia trovata, figuriamoci se  riuscivo a capire qualcosa io. La mia testa si chiede continuamente perché allora ne sento il bisogno, che senso ha.  Forse mi manca un chip, semplice, sarà così, ma non riesco ad accettarlo.

Ps  se a qualcuno di voi, a questo punto, viene in mente il Teorema di Ferradini m’incazzo sul serio.

Mariarosa

L’ho perduto, credo per sempre, non riesco ancora a crederci, è terribile, doveva succedere proprio a me? Tutto il tempo passato insieme e adesso nulla, io non mi capacito, sono disperata.  Avevamo condiviso un’infinità  di avvenimenti e mi aveva sempre fatto fare una bella figura, mai un tradimento, sempre puntuale, nei momenti giusti si sapeva disciplinare, mi donava il suo calore,  ho avuto  grandi successi  da quando  era  comparso nella mia vita, ma adesso, così di punto in bianco mi ha lasciata, senza un preavviso, proprio stasera, una delle serate più importanti della mia vita, Che dirò alla gente, che scuse inventerò? Sono perduta e mi sento  anche patetica, so che dovrei reagire, ma non  sopporto il benché minimo imprevisto figuriamoci una cosa così grave.  Devo pensare, riflettere, rimanere calma,  pensare al da farsi  nell’immediato e dopo potrò concedermi anche di piangere. Se n’è andato da poco è già mi manca terribilmente, devo farmi forza, una soluzione ci deve essere, qualcuno in grado di aiutarmi ci sarà, devo respirare lentamente recitare un mantra, Dio sono nel panico, sto perdendo il controllo, devo respirare e pensare che fin dei conti cosa sarà mai, non sono la prima ne l’ultima donna a cui capita una cosa del genere, coraggio mi ripeto, coraggio, ma mi viene sempre in mente la faccia di chi me l’ha portato via togliendomi ogni speranza, visualizzo solo quell’immenso vuoto in casa.
Quando qualcosa fa parte della tua vita da  tanto tempo la dai per scontata e non pensi mai che tutto questo può annullarsi da un momento all’altro, so che è la legge dell’universo, tutto nasce e muore ma sono umana e avverto il dolore del distacco, non ho ancora avuto un evoluzione tale da essere così libera dagli attaccamenti terreni e non so se sul serio sarò  in grado di farne a meno, almeno per il momento, maledetto forno perché ti sei guastato!

Janis Joplin "A Woman Left Lonely"

martedì 23 novembre 2010

Nerina

Che palle un nuovo cliente, sono così stanca e devo fare un altro servizietto. Questo però è  giovane e ha un gran fisico, meno male in genere  mi capitano sempre vecchi bavosi puzzolenti.  Il dovere di dare soddisfazioni ad altri mi sta sfiancando, poi  mi tocca sempre spogliarli  a me. I primi tempi mi faceva anche  schifo toccarli, adesso  mi ci sono abituata,  è diventata una routine, ogni giorno  ne arrivano almeno cinque e devo fare bella figura altrimenti poi perdo  la clientela, perché  si sa che del mio mestiere non posso fare una grande pubblicità e il passaparola è il   sistema migliore per avere successo. Onestamente devo dire che grazie alle mie doti mi sono potuta permettere  una casa, una bella macchina e mi faccio spesso dei bei viaggetti all’estero, ma la gente mi guarda male e non posso mai contare su inviti a feste mondane.  Non ho orari, quando un cliente chiama devo sempre farmi trovare pronta e presentabile,  mi tocca lavorare  bene  con le mie mani , essere attenta, delicata o forte quando è il momento giusto.  Sotto di me sono passate persone di tutti i tipi, imprenditori, artisti, dirigenti, anziani o giovanissimi, l’importante è il livello economico perché in città come me non c’è nessuna e   si sa che se vuoi avere un ottimo lavoro devi  rivolgerti ad una professionista di alto rango come me.  A volte mi sento sola, è impossibile per me avere una vita come  quelle degli altri, una volta che qualcuno mi si avvicina e poi mi chiede  cosa faccio per vivere scappa via, spesso penso  di non  essere capace di fare altro,  non so quanto il fisico potrà resistere, sono sicura che non potrò continuare così fino a tarda età.  Credo che questo  sia proprio l’ultimo  oggi   e vedendolo bene è proprio carino,  speriamo di fare veloce perché sono davvero esausta e ho già due prenotazioni per domani, devo pensare sul serio di mettere dei soldi da parte per poter   cambiare vita un giorno  e magari costruirmi una famiglia in un posto lontano dove nessuno mi conosce.  E’ bello sognare, mi capita spesso di farlo anche quando sto lavorando, so che non è una cosa bella da fare e che mi dovrei concentrare sul cliente, ma non posso farci nulla. Un giorno smetterò, me lo dico ormai da troppo tempo, questo lavoro alle onoranze funebri comincia proprio a spomparmi

lunedì 22 novembre 2010

Camilla

Camilla ha un sorriso sereno eternamente stampato sul suo bel  visino, i suoi occhi brillano sempre anche quando fuori piove,  è socievole e amata da tutti.  Camilla è affettuosa e  ha un fisico  stupendo, ha origini francesi e un naso perfetto, è istruita elegante e viene da una famiglia colta e benestante.  Ha un gusto unico nel vestire e una grazia innata, fin da bambina era popolare e una festa non era festa se non c’era lei.  Camilla ha sempre avuto  uomini stupendi al suo fianco e quando le passioni finivano non c’erano mai tragedie ed è tutt’ora molto amica con i suoi ex. Riesce a stare per ore su un tacco 12 ed è divina quando balla in discoteca su quei rialzi. La mattina appena sveglia e struccata è bellissima, non credo di averle mai visto un accenno di borse o occhiaie. Camilla ha la mia età ma ne dimostra molti meno. Non passa mai momenti di sconforto perché riesce sempre ad essere positiva e a trovare le soluzioni a tutti i problemi, a volte le  basta un sorriso e tutti sono gentili con lei. La conosco da sempre, è nata sotto una buona stella, ma lei è modesta e riesce a mettere tutti a proprio agio. Camilla non ha mai avuto problemi di peso ed è una a cui piace mangiare e cucina piatti incredibilmente buoni. Ricordo il suo aspetto quanto  partorì suo figlio, un bimbo perfetto, nato dopo un veloce travaglio e non le avevano nemmeno dato un punto di sutura, sembrava fosse uscita da un centro estetico tanto era bella.  Camilla ha fatto una carriera sfolgorante e adesso ha una posizione invidiabile e nonostante tutto riesce ad essere una madre e una moglie dolce e presente.  Ha una casa da sogno e riesce a mantenerla sempre in ordine. Camilla è una donna perfetta.

A Cami’, quanto me stai sur cazzo!

Area - Hommage à Violette Nozières

Friends Will Be Friends

Perché?  Perché, come è potuto accadere? Eravamo felici, lo eravamo tutti i giorni, lo eravamo sempre stati fin dal nostro primo incontro al liceo, una vita insieme spazzata via  in un attimo. I nostri figli, i nostri meravigliosi figli che penseranno adesso che se n’è andato,  io non so cosa dire a loro, non capisco, non aveva mai mostrato  il minimo indizio, mi trattava da regina, come sempre aveva fatto, e ieri sera mi ha solo  detto: “Adesso arrangiati e non mi cercare, sarebbe inutile, te lo dico per il tuo bene, risparmiati i pochi euro che hai per i figli, io non ti lascio nulla”. Pensavo scherzasse, uno scherzo di pessimo gusto  perché non era nel suo stile, invece no, era tutto pronto, valigie, documenti, tutte le sue cose.  Non so cosa fare, non riesco a crederci,  sono ore che piango e il suo telefono non risponde. Perdonami se ti ho chiamata, ma sei l’unica su cui possa contare, non ho avuto ancora il coraggio di dire niente a nessuno, ai  ragazzi ho detto che papà è andato via per  lavoro, spero almeno che lui chiami presto, sono avvilita, non ho neanche la forza di pensare, di fare un ragionamento  su quello che devo fare, mi sento smarrita, lui era quello che risolveva sempre le questioni pratiche, io mi occupavo solo della casa, che faccio Marina adesso?  Scusami, so che anche tu hai tuoi problemi e io ti ho trascinata qui, ma sei la mia  migliore amica, non sai quanto sia importante adesso la tua presenza. Dovrei perlomeno smettere di piangere, ma non ci riesco, mi vengono in mente solo i bei ricordi dei nostri anni insieme, tutto quello che abbiamo costruito,  il nostro primo bacio, la nostra prima casa, il matrimonio, quando aspettavamo il primo bambino, poi la seconda,  gli anni dei  suoi sacrifici per il lavoro, i suoi primi regali, le poesie che mi faceva trovare la mattina sul tavolo, com’è possibile che sia lo stesso uomo? Mi sto dicendo che è solo un colpo di testa, che tornerà presto  e intanto il suo telefono continua a essere muto, non so, forse,  dovrei avvertire i suoi genitori, ma non voglio preoccuparli, pensi che si risolverà vero?  Che devo fare? Che devo fare? Scusami, so che devi andare al lavoro,  rischi di fare tardi per causa mia, ti ringrazio ancora per essere corsa subito da me, sono così disperata.
“Cara quanto è successo è terribile,non preoccuparti di me, anche tu, al mio posto,  saresti piombata subito a casa mia, ricordati che ci sono sempre,  fammi sapere novità, sai che puoi chiamarmi a qualsiasi ora del giorno e della notte, anche io sono rimasta sconvolta. Tesoro ti chiamo dopo dal lavoro, sii forte, ricordati che puoi  contare sempre su di me.”  


 Che cretina, finalmente si è  resa conto che la “famiglia cuore” in realtà non esiste, ma ancora non mi pare del tutto  convinta. Sono anni che aspettavo questo momento, avevo sopportato abbastanza, lei sempre “perfetta” con il suo fidanzatino  poi maritino “perfetto”. Il loro amore continuamente sbandierato ai quattro venti, le loro ridicole cene in famiglia, la loro bella casa, così normale. E lui stupido, che c’è cascato, è bastato così  poco che quasi  non riuscivo a crederci, ho teso la mia tela e in un attimo il moscone è stato catturato.  Mi posso ritenere soddisfatta, di lui non si saprà più nulla,  che deficiente, pensava sul serio  di ricostruirsi una vita con me lontano da tutto e da tutti e  mi da un piacere immenso ricordare la sua faccia quando si è reso conto che stava morendo per mano mia.  Immagino già tutti i miei lunedì sera davanti  alla tv a vedere la mogliettina sconsolata a chi la visto, che spettacolo! Si ho aspettato una vita per tutto questo e stasera non mi resta che festeggiare.

E' l'uomo per me, fatto apposta per me!

Che meraviglia ho un appuntamento! Erano mesi che non mi succedeva, sono eccitata, quasi euforica! Si mi devo preparare bene, prima di tutto la depilazione, meglio essere pronta ad ogni evenienza ed è comunque tempo che mi tolga questi dred dalle gambe. Voglio anche comprarmi un nuovo deodorante,  quello vecchio è finito da un pezzo e fino ad oggi non sentivo la necessità di ricomprarlo. Cosa mi metto, cosa mi metto? Ho quel vestitino scollato che tanto mi fa femme fatale, le scarpe…oddio queste un po’ puzzano ci posso spruzzare il deodorante et voilà  le jeux sont fait!
Dio mi guardo e penso a quanto sono bona e che era l’ora che qualcuno si accorgesse di me.
Prova trucco, il nero agli occhi? Ho questo accenno di occhiaie ma dicono che questo faccia tanto interessante, mi metto questo rossetto rosso zoccoletta di periferia che in passato mi ha sempre dato grandi soddisfazioni, deciso! Ora i capelli, certo ho qualche filo  bianco, qualcuno grigio, qualcuno giallo, qualcuno arancione, se mi facessi un ritocchino con il rimmel se ne accorgerebbe? No vero? Le calze! Cribbio! Queste sono tutte smagliate, mi tocca fare un lavoro di rammendo certosino e ho anche il fili di colori incompatibili, ma chi se ne frega tanto gli sbrani rimangono  all’altezza delle cosce e basta far attenzione a come mi siedo. Ho lo smalto scheggiato e mi manca l’acetone, però ho quell’avanzino un po’ secco, lo potrei mettere a sciogliere a bagnomaria…speriamo di fare in tempo a fare tutto e poi la doccia ..ho anche le mestruazioni, via la devo fare per forza, almeno oggi! Questa casa lascia un po’ a desiderare, ma…mi sa che mi convenga mettere tutto sotto il letto e via.  Non vedo l’ora di vederlo, chissà  dove mi porterà a cena, sicuramente in un posto elegante, ma   anche alla trattoria della puzzona va  bene, purché si stia insieme! Certo lui non si può definire proprio un adone,  mi arriverà si è al seno, ha quella  gobbettina che lo fa  tanto  buffo…particolare, poi (poverino) non si esprime tanto bene, da piccolo ebbe quell’incidente e d’allora non riesce ad aprire bene la bocca, ma che importa…è tanto dolce!
Per carità, si dice in giro che sia un po’ tirchio, che indossi lo stesso abito  da un mese all’altro, ma io credo che essere parsimoniosi di questi tempi (con questa crisi!) sia un bene, poi nessuno è perfetto, poi che  abbia rapporti poco chiari con  quei malavitosi è affare suo (la gente è  solo capace di maldicenze). Con me è  dolce, mi parla o almeno mi pare, non è che lo capisca molto, di  quanto tenga alle sue cose, ai suoi cani da combattimento, ai suoi crediti con i negozianti del quartiere, dei suoi affari. Anche lui come me non si è mai sposato e non ha figli, qualcuno vocifera che  il solo sesso che ha fatto nella sua vita lo ha fatto a pagamento, ma, insomma non sarebbe ne il primo ne l’ultimo e se poi anche il nostro amato Presidente  fa così chi sono io per poter giudicare?
Insomma ho questo benedetto appuntamento e nessun cattivo pensiero potrà impedirmi di andarci e se poi lui ha anche quel vizio di toccare i sederi alle passanti che me ne importa, è pur sempre un uomo!

domenica 21 novembre 2010

Janis Joplin - One Night Stand

Vietato ai minori

Che schifo quelle mani sudaticce, e la sua voce che parla con quel tono sovraeccitato., chissà quali droghe assume. I suoi ordini fatti con quella finta persuasione,  la sua lingua avida che mi  esplora ovunque. Ma quanto tempo è passato  adesso? Mi pare  un’eternità, mi tocca nuovamente  indossare lo scafandro dell’attrice consumata: “ Si si, sei il migliore, Dio come godo, su lo voglio ancora ancoraaaa…” e intanto penso che questa casa andrebbe ristrutturata, che devo saldare il dentista, che la macchina non ne può più .“Oh si dai che bello, quanto mi piacee”. Facesse veloce, maledetto viagra da quando esiste mi sta rendendo la vita un inferno, prima durava tutto pochissimi minuti, nel migliore dei casi pochissimi secondi “Si te lo faccio, lo sai che ho sempre voglia, si  uhm uhm…” Santa Madonna delle Grazie se non finisce presto rischio di far tardi dall’estetista e poi la palestra, la spesa, l’aperitivo “Oh oh, si sono la tua troia “ Che poi mi viene anche in mente che devo telefonare a Daniela che ultimamente ha tutti quei problemi e la Stefy, ancora non sono passata a vedere il suo nuovo appartamento, certo ha avuto una bella fortuna con i prezzi delle case di questi tempi “Siii siii vieni vieniii non resisto vedi quanto sono bagnata, sono avida dammelo tutto, voglio essere riempita di te”. Cavolo! L’assicurazione! Se domani non passa dalla banca è un casino, la lavatrice è da stendere, certo avessi un asciugatrice con questo tempo di merda,  piove da un’eternità, non ricordo neppure l’ultima volta che sono uscita senza ombrello, pensare che fino ad un paio di mesi fa  stavo al mare “Siii lo sento stai venendo, anche io, veniamo insiemeeee, ohhh ahhh, uhmm, aaaah” Mia madreeee! Le avevo promesso che sarei passata da lei, certo  potrei chiamarla,  mi avrà preparato i ravioli, pensa sempre a farmi ingrassare, quanto mi vuole bene “Ci siamo, sto morendo oddio oddioooooooo”  Se mi facessi bionda? Questo colore ormai mi ha annoiata, ho voglia di cambiare “Godo oddio che bello ahhhhhh siiii”  Ho visto un paio di francesine  in quel negozio in centro, quasi quasi se faccio in tempo ci passo dopo la palestra “Ooooh oooh”. “Aah”

_”Cara è stato meraviglioso”
_ Si amore
_ “Sai che ti amo ancora come il primo giorno e tu?”
_  Ti amo anche io, come sempre.

sabato 20 novembre 2010

Irene


Lei guardava lui con i suoi occhi da cerbiatta smarrita, lui la fissava smanioso con quella strana smorfia alla  bocca: “ti mangio, ti mangiooo…”
Irene rimaneva impassibile sul letto con le lenzuola ingiallite.
Le cimici erano le sue coinquiline, le mancava anche la forza di scostarle e raccoglierle in un fazzoletto come faceva in un epoca lontana, non c’era il sapore della minima speranza nella sua bocca, solo  un gusto  acre di abbandono.
I giorni passavano ed erano tutti uguali, lui andava via la mattina alle 8 e alle 8 di sera rincasava, la salutava sempre con quel suo sorriso sdentato, le baciava i capelli radi e manifestava il desiderio di cibarsi di lei.
Un tempo Irene aveva avuto la forza di odiarlo, adesso gli appariva solo come un triste orologio che scandiva i ritmi del giorno, 8 e 8, questa era l’unica consapevolezza che aveva del suo tempo.
L’uomo l’amava a suo modo, si preoccupava per lei,  cercava di leggerle il giornale tutte le sere, di nutrirla,  di coccolarla come quando era bambina, lei rimaneva impassibile a lui e anche alla triste donnetta che si alternava all’uomo.
Via lui, entrava lei, scuoteva  un po’ i lenzuoli e non li cambiava mai, si lamentava della puzza di Irene, della puzza del sigaro di lui, del suo schifoso lavoro, della sua schifosa esistenza, le diceva : “Quanto sei fortunata ragazza che non devi fare niente, non sai quanto è dura la fuori” Questo lo ripeteva tutti i santissimi giorni e anche l’odio per questa signora poi divenne un ricordo  lontano.

Solo una volta ci fu un fremito, la possibilità di una svolta, un cambiamento, poi il pronto intervento della donnetta con le sue bestemmie aveva riportato tutto a quella insolita normalità.
La ragazza fino a qualche mese prima pregava in silenzio: “Se non muoio io almeno che muoia lui, non posso continuare così e non mi posso ribellare”, poi anche le sue implorazioni l’abbandonarono e la sua testa ebbe l’unico comando di scandire le ore  delle alternanze di quelle meste figure, di calcolare quanto un insetto poteva sostare al bordo della luce del neon, di quantificare quanti peti riusciva a fare  durante il giorno,  di resistere con gli occhi aperti a fissare  gli unici occhi che incrociavano i suoi.
L’uomo abbozzava sorrisi e le parlava di progetti futuri e di quanto erano stati bene in passato,  Irene continuava a guardarlo…così per  tanti mesi, così per tanti anni, lei prigioniera di lui, lui prigioniero di lei.



Gazzetta del Tirreno (edizione di Montreastico)
Uomo uccide la figlia di 26 anni e poi si suicida con un fucile da caccia. L’uomo N.F., vedovo ormai da 20 anni, era uno stimato capo operaio della fabbrica del luogo, puntuale tutti i giorni al lavoro, mai aveva dato segni di squilibrio e la gente del posto non aveva notato comportamenti strani negli ultimi tempi. Accudiva la figlia I. in coma vegetativo, a causa di un incidente d’auto, da cinque anni; fu lui stesso ad insistere, quando i medici non avevano lasciato speranze di ripresa, a riprendersela in casa. Non ha lasciato nessun biglietto, gli abitanti del paese sono ancora increduli di quanto sia successo.